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Pasquale Fracasso: Zzarrisciata, 2018.

Derek Jarman acquistò un cottage di legno (Prospect Cottage) a Dungeness nel Kent che gli si profilò subito come pausa di serenità dai frequenti ricoveri ospedalieri cui doveva sottoporsi; lì il regista mise mano a un giardino, esistente ancora oggi, e sulla parete esterna che guarda a oriente fece scolpire nel legno le parole di una poesia di John Donne:

Busy old fool, unruly Sun,
Why dost thou thus,
Through windows, and through curtains, call on us?
Must to thy motions lovers’ seasons run?
Saucy pedantic wretch, go chide
Late school-boys and sour prentices,
Go tell court-huntsmen that the king will ride,
Call country ants to harvest offices;
Love, all alike, no season knows nor clime,
Nor hours, days, months, which are the rags of time.
In that the world’s contracted thus;
Thine age asks ease, and since thy duties be
To warm the world, that’s done in warming us.
Shine here to us, and thou art everywhere;
This bed thy center is, these walls thy sphere.

La forte esposizione ai venti marini e alla salsedine furono sfida ardua per Jarman che seppe intessere un giardino di ciottoli e piante basse, capaci di resistere alle intemperanze delle stagioni e alla prossimità di un mare non sempre clemente, irrinunciabilmente aspro, vasto, presente.
Da un lato il cottage di Dungeness vede una centrale nucleare, da un altro si scorgono in lontananza molti alti tralicci e nel giardino Jarman volle accogliere anche avanzi di legno o di metallo trovati sulla spiaggia, sculture loro malgrado, spontanee formazioni e trasformazioni di manufatti già umani e che il mare, il sale, il vento, gli urti e gli abbandoni avevano trasformato in silenziosi visitatori e poi ospiti del giardino e della mente di Derek Jarman.
Un cottage di legno dipinto di nero, stanze piene di libri, un giardino di laconica bellezza, spoglia e adulta.

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Breve saggio sul volto (dedicato a Samuel Beckett)

 

L’unico film sceneggiato da Samuel Beckett è del 1964, si chiama Film e ha come attore protagonista Buster Keaton per la regia di Alan Schneider, fotografia di Boris Kaufman. È un cortometraggio di 22 minuti sul tema della percezione: partendo dall’affermazione di Berkeley “esse est percipi” Beckett scrive una sceneggiatura in base alla quale un uomo, inquadrato sempre di spalle, cerca di sfuggire lo sguardo altrui con il fine di riuscire a svanire nel momento in cui non venisse più, appunto, percepito: nella sceneggiatura lo sguardo che Continua a leggere Breve saggio sul volto (dedicato a Samuel Beckett)