Archivi tag: dogon toro nomu
Grandi calligrafie del dialogo (3)
Grandi calligrafie del dialogo (2)
Grandi calligrafie del dialogo (1)
Tiwa tiégu ling
Sulla montagna di Douki
Il disegno che dice
Arbre / L’albero
Paume / Palmo
Pietre
Rito dogon Toro nomu, Mali, 2007
Sulla macina dormiente, la donna di Koyo fa rotolare la pietra, che chiamano rotella, che chiamano anche trituratrice. Così produce lentamente la farina. Annerita dal seme, annerita dalla mano, annerita è la pietra. La pietra macina bene solo se la donna, con voce lieve, intona per lei il “canto della mola”. Cibo è parola nella farina, farina nella parola. “Ti faccio dono in segreto di questa pietra misteriosa che vive da mille anni. E’ stata posta e ancora ripetutamente posta, per perpetuare la vita, sotto la base di case di pietra e di terra che le tempeste abbattono. Metti questa pietra-parola sotto la tua dimora, mai vi entrerà la fame.”
Cima dell’Estrop, valle dell’Ubaye, 1990
Lenta ascesa verso la cima di arenaria, una lunga lastra sommitale inclinata, frammentata: è la pagina che il vento del prossimo millennio girerà, prima che finisca di scriversi assumendo l’aspetto dei fossili. Ho preso in prestito questo triangolo che il fondo dell’oceano amava prima di ogni comunità umana. Scendendo a valle il terzo giorno, mi sono reso conto che lo zaino, la pietra e la memoria universale erano troppo pesanti per la mia sola schiena.
Yves Bergeret, Des Pierres,
Carnet de la langue-espace.
Traduzione di Francesco Marotta.
Parola e filo
Sono cieche le rocce?
Porte chiuse (3)
Porte chiuse (2)
Porte chiuse (1)
L’espiazione
Oggi il nord del Mali è letteralmente devastato dal banditismo dei nomadi Tuareg e dalla ferocia disumana dell’integralismo islamista. Ogni giorno si susseguono stragi di civili inermi, rapimenti, esecuzioni, sgozzamenti, esplosioni di mine tra i convogli che attraversano le poche piste asfaltate nel deserto, in particolare nei pressi dell’oasi di Boni, dove una volta alla settimana si tiene un importante mercato che richiama uomini e donne da tutti i villaggi della regione.
Gli articoli di Yves Bergeret, che in quelle terre e tra le genti dogon ha vissuto per parecchi anni, servono anche e soprattutto a tenere desta l’attenzione sull’ennesimo genocidio annunciato. Sotto gli occhi accecati di xenofobia e razzismo di un Occidente che è la causa prima di quegli orrori. (fm)
Quaderni di Traduzioni (XLIX)
Quaderni di Traduzioni
XLIX. Dicembre 2018
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Un étranger vient voir Ogo ban (2010)
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