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Libera nos, Domine

René Char

              À Nicolas De Staël

Avvicinati alla rosa, trafitta,
la cui morte senza turbamento
ti propone una medesima sorte.
Gira intorno a lei, l’eletta;
tu la consideri ordinaria
anche se è figlia di un nobile roseto.
Il lino, il giunco, il cisto selvatico
rimangono i tuoi fiori preferiti,
quelli nei quali i tuoi occhi riconoscono
il fuggevole, l’abbandono.
Ma la rosa! Colpita proprio stanotte.
Il foro delle lusinghe si distingue appena
alla radice del suo corpo annodato.
Che muoia, la rosa!
Anche se la sua vera distruzione
si compirà con la scomparsa del sole.
Cercava l’aria umida della notte,
l’ascolto di un raro passante. Che arrivò.
Ora entrambi mostrate la stessa ferita.
La tua forma ha cessato di essere intatta
sotto il velame del giorno.
Per te nessuna remissione,
per lei nessuna discrezione.
Il colpo silenzioso vi ha raggiunti
nello stesso punto, un colpo d’ala
e di becco, simultaneamente.
O abissale sparviero!

                          René Char, Libera II
                          (Effilage du sac de jute, 1978-79)

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