Archivi tag: giacomo cerrai

Il circo del sole

Robert Lax

[…]

In principio (in principio del tempo, a dir
poco) c’erano i compassi: roteando nel
vuoto i loro piedi tracciarono principi e fini,
principio e fine in una sola linea. La saggezza danzava
in circoli perché questi erano il suo regno: il sole
ruotava, i mondi vorticavano, le stagioni si susseguivano, e
le cose tutte seguivano il loro corso: ma in principio,
il principio e la fine erano uno.

E in principio era amore. Amore formava una sfera:
e in essa tutto cresceva; la sfera poi abbracciava
principi e fini, il principio e la fine. Amore
aveva un compasso la cui danza vorticosa tracciava una
sfera d’amore nel vuoto, dal centro della quale
scaturiva una sorgente.

__________________________
Traduzioni di Graziano Krätli e Renata Morresi.

Continua a leggere qui.
Qui altri testi e una nota critica di Giacomo Cerrai.

L’ora mora del giorno

Giuseppe Samperi

[…] Credo che possiamo considerare quest’ultimo libro di Giuseppe Samperi come un compendio. Un tirare le somme, ce ne sono indizi. Compendio di vita e di scrittura, entrambi terreni di una ricerca esistenziale della quale la prima è stata ed è materia, la seconda metafora e strumento, come il negro sèmen dell’Indovinello Veronese. Ricerca insoddisfatta, come sempre, tanto che la vita sembra a volte osservata alla lontana, come dalla porta di casa che dà su una via assolata, mentre la scrittura è perennemente a rischio di essere dismessa, o licenziata, come un aratro non affilato a sufficienza che finiremo per lasciare arrugginire. Nella poesia di Giuseppe le due cose sono sempre andate di pari passo, c’è sempre stato un occhio che osserva contemporaneamente le parole che si vanno tracciando sulla carta e la penna che le traccia, l’oggetto e lo strumento, basta vedere a titolo di esempio tutto l’ “inchiostro” che viene evocato in parola e sostanza in un altro suo libro, Il miliardesimo maratoneta, 2011 (“Regalo questo inchiostro, / scolatura che rimane / dagli accurati strappi”). E gli strappi, inutile dirlo, sono dolorosi. Continua a leggere L’ora mora del giorno

L’ano solare

Georges Bataille

Traduzione di
Giacomo Cerrai

E’ chiaro che il mondo è puramente parodistico, nel senso che ogni cosa che si osserva è la parodia di un’altra, o ancora la stessa cosa sotto una forma deludente.
Da quando le frasi
circolano nei cervelli occupati a riflettere, si è proceduto ad una identificazione totale, poiché con l’aiuto di una copula ogni frase lega una cosa all’altra; e tutto sarebbe visibilmente legato se si scoprisse a colpo d’occhio nella sua totalità il tracciato lasciato da un filo d’Arianna, che conduce il pensiero nel suo stesso labirinto.
Ma la
copula dei termini non è meno irritante di quella dei corpi. E quando io esclamo: IO SONO IL SOLE, ne risulta una completa erezione, perché il verbo essere è il veicolo della frenesia amorosa.

(Continua a leggere qui)

Post-Kult, 3

Londra, settembre 1940, Biblioteca di Holland Park

Continua a leggere Post-Kult, 3

Pas de pas pas

Ghérasim Luca in Victor Brauner’s studio, Paris 1938 Ghérasim Luca

C’est avec une flûte
c’est avec le flux fluet de la flûte
que le fou oui c’est avec un fouet mou
que le fou foule et affole la mort de

La mort de la mort de
c’est l’eau c’est l’or c’est l’orge
c’est l’orgie des os
c’est l’orgie des os dans la fosse molle
où les morts flous flottent dessus
comme des flots […]

(La morphologie de la métamorphose
trad. di Giacomo Cerrai)

Ghérasim Luca non è solo una sfida traduttiva e interpretativa, da cui non di rado si esce sconfitti o insoddisfatti, ma rappresenta soprattutto una straordinaria esperienza di lettura. Chi vi si accosta deve per prima cosa accantonare l’idea, del tutto presuntuosa, di colmare una distanza con l’autore attraverso la comunicazione. Luca aveva molto da dire, ma sospetto che farsi capire fosse l’ultima delle sue preoccupazioni. Doveva piuttosto agire per scostamenti e condensazioni, il suo scopo era andare a vedere cosa ci fosse dietro la maschera – intesa anche in senso tragico – della lingua, se vi fosse una sorgente non filtrata della realtà. Doveva scoprire (denudare) il corpo della lingua, rappresentarne la materia erotica, restaurarne la sonorità pre-verbale e pre-nominale, doveva quindi (anche) sfuggire a “l’incurabile ritardo delle parole” (C. Pelieu, ma ne aveva già parlato Breton nel Manifeste du surréalisme del 1924), ovvero superare il gap tra formulazione del pensiero ed espressione. […]

[Leggi il lavoro completo su Floema…]

La fine del mondo

Ghérasim Luca

Quest’antologia offre, per la prima volta al lettore italiano, la possibilità di entrare nell’universo creativo di Ghérasim Luca attraverso un percorso poetico di grande suggestione, che raccoglie i testi di più forte impatto emotivo (Il sogno in azione, Al limitare d’un bosco), senza tralasciare i classici dei suoi recitals (Quarto d’ora di cultura metafisica), e le prime prose poetiche surrealiste (Un lupo attraverso una lente). Infine, quello che può essere considerato il suo manifesto poetico, inedito in volume (Il beccheggio della mia lingua). Prendendo atto della difficoltà di restituire la complessità dell’opera di un autore rimasto troppo a lungo ignorato nel nostro paese (considerato da Gilles Deleuze: il più grande poeta del secolo scorso)… Continua a leggere La fine del mondo

Passo nel fuoco

Rita R. Florit

Passo, cammino, attraversamento, valico attraverso il fuoco, forse purificazione. Nel fuoco dell’amore, e quindi della passione, della combustione anche erotica di essa, delle sue ceneri. Sebbene nessuna Araba Fenice sia mai risorta dalle ceneri dell’amore, almeno nel suo fuoco è vissuta, e vive, in un costante momento che in questi testi sembra contrastare il fluire del tempo. (Giacomo Cerrai)

Passo nel Fuoco è parola corporea che non si appaga. Una poesia che origina dalla voce, dal cuore e dal sangue, fra “il vuoto aperto del desiderio” – distanza che m’uncina allo scavo sonoro – e “il compimento”. La scrittura come il ponte tra me e l’altro, tra due sponde di desiderio. (Alfredo Riponi)

Continua a leggere Passo nel fuoco

Camera di condizionamento operante – di Giacomo Cerrai

DSCF2307

C’è il senso di una costante e dolorosa propensione all’accoglimento dell’improvviso mutarsi e sfiorire degli eventi, in questa raccolta di Giacomo Cerrai, così pregna di interrogazioni sospese e di ombre sinuosamente ingannevoli. L’avvertimento di un vicino scivolamento verso un crepuscolo, verso l’aprirsi di una strada che indica l’interdizione e la confutazione di ogni speranza possibile conduce il poeta a tracciare un discorso dilaniato da una dolente ansietà che imprime alla lingua un ritmo sempre mosso e nervoso, dove la rilevazione di un male onnipresente sa pure trovare la forza di scorgere una paradossale dolcezza anche nella stessa disperazione (ad esempio allorquando s’intravedono lacrime che “allargano cerchi senz’eco / su quella stessa superficie, / come mine di profondità / pietose”). Una poesia tersa e pensosa, attraversata da un respiro che si esprime con il riflesso di vibrazioni intensamente drammatiche, già consapevoli dell’esperienza di una perdita irreparabile, il cui spettro si mostra dietro ogni passaggio, come un’interna e incancellabile ossessione. (Mario Fresa, dalla Nota introduttiva)

Continua a leggere Camera di condizionamento operante – di Giacomo Cerrai

Duecentomila volte grazie…

van gogh, campo di papaveri

Duecentomila volte “GRAZIE” ai LETTORI e agli AUTORI:
tutti graditissimi ospiti della Dimora del Tempo Sospeso.

Duecentomila volte “GRAZIE”
a ROBERTO CECCARINI e a GIACOMO CERRAI
per il bellissimo dono e per la commozione
che mi hanno regalato.

Duecentomila volte “GRAZIE” a ROBERTO SAVIANO, al quale dedico “LETTERA DA PRAGA” con tutto il cuore e con immensa riconoscenza:

che il papavero rosso non smetta mai di vigilare le messi;
che la farfalla di Terezin continui ad agitare per sempre
le sue ali contro la morte,
a disperazione di ogni oppressione e di ogni maceria

***

Imperfetta ellisse – Quattordici poesie inedite di Giacomo CERRAI

meridiana.jpg
(Meridiana di Ayas, frazione Saint-Jacques, Valle D’Aosta)

Aruspici

il cigolio dell’altalena
ossessivo, somiglia
al grido di uccelli che precipitano
nell’azzurro.
Chi siano non so
né importa. Solo
aria stanca, bambini
cittadini e madri
con un carico di fumo leggero
nei polmoni. Continua a leggere Imperfetta ellisse – Quattordici poesie inedite di Giacomo CERRAI