In occasione dell’uscita di un nuovo libro di Massimo Rizzante mi fa piacere riproporre qui un mio intervento già apparso il 21 novembre 2017 su Zibaldoni e altre meraviglie in forma solo leggermente diversa.
Pensare il volo, pensarlo come slancio della mente e dello sguardo, identificarlo con il necessitato senso di libertà e con il sogno, lucidissimo, di menti intese a liberarsi dal giogo della gravità.
Rebecca Chappell: illustrazione per “Le città invisibili” di Italo Calvino.
Amo i tetti di Parigi, quell’elevazione vastissima tra la Senna e la mente: in una fotografia Italo Calvino passeggia, scrittore-barone rampante, sopra i tetti di Parigi. Ma noi abbiamo dimenticato la lezione libertaria di Cosimo di Rondò e il balzo leggero e geniale di Cavalcanti oltre le arche di marmo.
Di Parigi ricordo la terrazza vastissima dell’Institut du Monde arabe donde benissimo si contempla l’abside di Notre Dame – ma è il tetto del Beaubourg a richiamarmi: tenersi in equilibrio sulle sue cuspidi – non penso affatto al caffè per turisti danarosi allestito all’ultimo piano dell’edificio (oscena insignificanza dei luoghi trendy) – no: penso proprio a un fantasticante andare lungo e sulle tubature a vista e tra le griglie metalliche e guardare Parigi dal vertice della mia contemporaneità, cuspidi non più gotiche, naturalmente, ma novecentesche, piegate e sagomate in gomiti e curve donde guardare la città stratificata e sulle quali coltivare una mia passione di funambolo perdigiorno (scrittura è arte di funamboli, camminare sopra invisibili fili dai quali facile è il rovinoso, goffo precipitare).
OISEAUX
Flammes sans cesse changeant d’aire qu’à peine on voit quand elles passent
Cris en mouvement dans l’espace
Peu ont la vision assez claire pour chanter même dans la nuit
Philippe Jaccottet da Airs (1961 – 1964)
È ben vero che il volo possa essere grida e richiami in moto nello spazio (lo spazio è altezza, larghezza e profondità, ma anche suono e visione) e altrettanto vero è che occorre una visione chiara e ferma per attraversare la notte quando sopraggiunge.
Quello dell’ex-comunista è uno dei personaggi più uggiosi del dopoguerra: con dietro di sé quel triste sapore di anni sprecati, e avanti uno squallido destino da beneficiato della Salvation Army che gira per le vie con la banda e il coro gridando di essere stato ubriacone e baro.
Torino 1950
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non potendo cantare il mondo che lo escluse / Reb Stein cominciò a leggerlo nel canto