di Lorenzo Mari
Scrivo e riscrivo, ma alla fine è tutto da rifare, pensando alla lotta di classico di Massimo Sannelli.
Beninteso, niente è sbagliato: l’ortodossia, se riesce ancora, in qualche modo, a colpire, colpisce altrove.
Scrivo e riscrivo, faccio e rifaccio, semplicemente, perché fa rifà anche Sannelli, impegnato da anni in un lavoro di cancellazione, ripubblicazione e mutazione della propria opera. È un lavoro e insieme uno spreco (non in senso morale, né in senso qualitativo, etc.) che ne ha modificato profondamente, in primo luogo, l’autorialità, spingendola, innanzitutto, verso i territori dell’autopubblicazione. Territori apparentemente marginali rispetto al sistema letterario, territori sui quali vigono i sospetti maliziosamente istillati dal sistema stesso – …e la qualità? e il controllo? – territori, infine, che Sannelli cerca continuamente di minare, rendendo instabile e precaria tanto la sua andatura quanto la nostra. Un obiettivo di importanza cruciale nella sua poiesis, credo, come in molte altre che ambiscano, non senza una certa attitudine metafisica, a una qualche autenticità di fondo. Continua a leggere Di una nuova peste rossa. Massimo Sannelli e Sante Notarnicola