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Tracciati
Disinnesco le assenze
Disposizioni sparse
Intenzioni e varianti
Per il decennale di RebStein, 10
La resilienza della sagoma
imperdibile a volte decapitata
la sagoma fa una densa danza
e rotola dove finisce la luce
la rivedi al mattino
quando persino il destino
sogna una propria sorte meno decisiva
se riparte da un punto
perde l’orientamento
per ogni discussione
si ritira in sé stessa
non spera in comprensione
lei, la sagoma, non sa cosa sia speranza
non rispetta le regole
formule sconosciute
rifiuta il cibo
e per questo pare ribelle
anche se ci provano
il seme non attecchisce e spesso rimbalza
Profili e altri viali
Traccheggio
Rizomi e altre gramigne
Partizioni
Partizioni
(inedito, 2014)
TENSIOATTIVO
Ciò che slitta vorresti
afferrarlo con la stessa bellezza
con cui l’osservi andare via
una scalata
che sposta il cuore fissa la
luce che perde squame
assottiglia il destino –
il giorno parli poco lasci
i dialoghi ai sogni coi volti
che brillano e perdono odore e
stupore poi ti fermi
più volte guardi
il carrello della spesa
che ti trascina
e lo riempi di brillantante.
Consigli per gli acquisti
Consigli per gli acquisti e altre news
1
Il sapore c’investe
il divieto allenta lo sguardo
in avere si pensa
scorra la nostra vita
rispecchiata al glucosio
rivestita in fusioni
perfettina lucente
epidermide tiepida
ti separa la luce
l’immortale sensore
l’animale tuo fiuto
un volgare richiamo.
Pieghe
Pieghe
1
A provare a pensarci si ritrova inadatto l’ultimo soffio che solleva oltre ai capelli le palpebre e il silenzio di un colore sciupato finisce col sfinirti e rivelarsi chiassoso dei precedenti istanti ripetuti nel sorriso che nelle pieghe della pelle si inoltra trattenuto dal cervello coltello che difende dalla tristezza dei giorni dalla pazienza della malinconia.
Senza braccia né corpo
Tutto intorno c’è l’umido
senza braccia né corpo.
Chimica delle banche
Micro Prose
MECCANISMO
Il meccanismo richiedeva di provare a stendere le braccia così come alcuni millepiedi le zampe e abbracciare più tempo rimasto a scivolare sulla schiena. Molto cantavano i nervi stirati nel percorso irato tra lo iato e il dattilo scritto a mano e il peso conteso tra la lingua e il candore. Sempre articolata anche l’anca dolorante deambulante pari a un sogno svegliato che si astiene confuso mentre era ancora visibile il fumo soffiato via dal mare per le stelle cadute a spegnersi così come quando smette di stringerti la vita e rilascia scaglie forate di derma creando un polverone che parla in controluce.
Sulla panchina verde scomparso
Distorsioni a occhio nudo
L’A_Patire
Cronologia avventata
Cronologia avventata
Volendo riordinare un po’ questo cassetto,
mi son perso
nei miei grandi vent’anni, questa sera.
Jules Laforgue