l’io è il residuo del mondo, è quella cosa separata dal mondo che lo istituisce. così è l’essere umano. l’uomo è una frontiera, un fronte di separazione. è quella cosa che distanzia a 100 metri il celeste tenue – inconcepibile – del palazzo di fronte, è il misterioso dispensatore d’azzurro di cielo, e dei filamenti strinati, del cotone delle nuvole. ma anche di questo spazio che le perfora, di questa galleria dove schizza e con un tonfo soffice o uno schianto si va a perdere, fino all’acqua morta, alla pozza inerte di questa parola
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Presento una scelta di frasi da Mica me – anticipata da un’acuta analisi di Viola Amarelli il 25 maggio – per dir così politicamente orientata, visto che pare ci sia qualcosa da scegliere per il bene della polis domenica prossima.
Tuttavia quel che c’è in essi di politico è questo: io voglio un mondo che accada in un altro spazio, visto con altri occhi, percepito da un altro corpo, suscitato da altri desideri, e cioè, poiché per l’uomo la realtà è ciò che riesce a vedere, percepire, desiderare, voglio un’altra realtà. (Livio Borriello)
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non potendo cantare il mondo che lo escluse / Reb Stein cominciò a leggerlo nel canto