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Per Keith Jarrett

Keith Jarrett dichiara, in un’intervista concessa al New York Times, di non essere più un pianista perché i due ictus che l’hanno colpito nel febbraio e nel maggio del 2018 gli hanno tolto l’uso della mano sinistra che va riacquistando molto lentamente, ma che certamente gl’impedirà di suonare di nuovo in pubblico.
Soltanto in sogno continua a suonare e a sentirsi un musicista, anche se, aggiunge, talvolta gli capita di sognarsi com’è nella realtà: impossibilitato a usare una delle mani.
Si è rotto dunque il silenzio che negli ultimi due anni aveva avvolto la vita dell’artista ed è un silenzio, ora, ch’è divenuto quello del suo pianoforte. Continua a leggere Per Keith Jarrett

Giacomo Andreola e i flauti di Leonardo Da Vinci

Ho il piacere di segnalare il seguente spazio web: Da Vinci fissure flute.
Il maestro Giacomo Andreola, stimato costruttore di flauti secondo tecniche artigianali antiche e raffinate, ha realizzato dei flauti seguendo scrupolosamente i progetti di Leonardo Da Vinci; quei flauti sono poi protagonisti di una serie di iniziative culturali e di concerti che fanno trovare alla musica una dimensione legata anche alla materia (il legno) e alla sua lavorazione, affinché grazie a quest’ultima venga alla luce lo strumento capace di esprimere pura bellezza e di ricordare l’intimo legame esistente tra la mente che concepisce o esegue musica e il mondo che la circonda, mondo rappresentato, appunto, dai legni di cui è sostanziato lo strumento; ma esiste pure una connessione profonda tra quella stessa mente musicante e le mani-mente dell’artista-artigiano.

Aprirsi all’erranza: su “Non abbastanza per me” di Stefano Scodanibbio

È sempre promessa (puntualmente mantenuta) di un entusiasmante viaggio intellettuale prendere in mano uno di quei volumi bianchi sul cui dorso, in basso, si riconosce l’umile figura di Robert Walser con il cappello in una mano e l’ombrello nell’altra: proviene da una fotografia scattata durante una delle quotidiane Wanderungen dello scrittore di Bienne ed è una sorta di presenza tutelare, comunque di promessa, come dicevo, e d’impegno intellettuale che la Casa editrice Quodlibet di Macerata si è assunta nei confronti dei propri lettori; il volume di cui desidero scrivere qui s’intitola Non abbastanza per me (scritti e taccuini) di Stefano Scodanibbio e regala gioia e il gusto della scoperta a chiunque, con atteggiamento appunto walseriano, desideri attraversare paesaggi di pensiero e di scrittura non scontati, non banali, non dozzinali.

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Omaggio a Rezső Seress

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Natàlia Castaldi

Vorrei appendere tutti i miei volti a scolare l’acido che la delusione ha inciso nel mio sguardo. Guardami col distacco della leggerezza prendere forma nell’immagine di me stesso, con tutte le sbavature di una nuova consapevolezza. Essere l’osservazione fredda del dolore che concepisce se stesso nell’arte della separazione, l’abbandono prepotente di me a ogni cosa: un incanto. Continua a leggere Omaggio a Rezső Seress

Oralità Poesia Scrittura (II) – Lello VOCE

Io sono soprattutto un poeta. Tale mi considero, anche se mi è capitato e mi capita di scrivere romanzi, o di collaborare a quotidiani. Questo probabilmente deriva dalla ’fisicità’ della poesia, dal fatto che metto in gioco il mio corpo e la mia voce. Da anni ormai pratico uno strano tipo di poesia ad alta voce che forse si potrebbe definire Spoken Words, o Hip Hop Poetry, o Performance Poetry. Quello che è certo è che non si tratta di ’poesia lineare’, scritta, nè di ’poesia sonora’, almeno non nell’accezione che si dà a questa definizione quando si pensa ai prodotti delle Avanguardie e delle Neo-Avanguardie. E’ un ibrido strano, che si fa sul palco, davanti alla gente, per la comunità. E’ fatta di respiri e sudore, di fiato e di quei pochi pensieri che riesco a mettere insieme, mentre vengo, come voi, centrifugato in quest’enorme frullatore che chiamiamo società postmoderna globalizzata.
Lello Voce
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Secrets of beehive di David SYLVIAN

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David Sylvian, Secrets Of The Beehive (1987)
Recensione di Fabio Michieli.

“Quando i poeti sognavano degli angeli, cosa vedevano?”

Probabilmente vedevano la musica delle parole; il ritmo di ciò che discendeva in loro dopo averli ispirati. Probabilmente sentivano prima ancora di vedere. Probabilmente cantavano; come cantò Orfeo la sua Euridice viva e come continuò a cantarla una volta rapitagli da una serpe. Continua a leggere Secrets of beehive di David SYLVIAN

Oralità Poesia Scrittura (I) – Lello VOCE

Romance: i due passanti

(Da Lello Voce, I segni i suoni le cose, Manni editore, 1995)

[Ascolta il file .mp3 della regsitrazione del vivo della performance tenuta a Ginevra, nel 1994, nel corso di una serata per celebrare William Burroughs, nell’ambito del Festival de la Batie, diretto da Vincent Barras.]

*

sull’epa sull’epa dove posa il kore sulla sventraglia la parpaglia hic
i due passanti:quello distinto con il vestito grigio e quello distinto
con il vestito grigio
abbandonati a questa sterpaglia di sensazioni
alla mitraglia che raglia l’impiglia senz’alma né epa senz’occhi più
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