Quaderni delle Officine
CVII. Giugno 2021
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Klossowski, o dell’ostinata singolarità
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CVII. Giugno 2021
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Klossowski, o dell’ostinata singolarità
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Giuseppe Zuccarino
Se nel Novecento francese c’è un autore che mostra con estrema chiarezza come l’intensità del sentire debba necessariamente tradursi in opere inconsuete (tanto per il pensiero in esse espresso, quanto per le tecniche espressive adottate) e in uno stile di vita particolare, si tratta senz’altro di Pierre Klossowski. Nato a Parigi nel 1905 in una famiglia di artisti, ha la fortuna di essere guidato, nei suoi primi passi, da uno scrittore importante, André Gide. Verso il 1930, si interessa alla psicoanalisi e alle opere di Sade. Pochi anni dopo conosce Georges Bataille, col quale partecipa ad esperienze collettive come il gruppo di militanza antifascista «Contre-Attaque», la rivista «Acéphale» (e l’omonima società segreta), il Collège de Sociologie. Nella prima metà degli anni Quaranta, attraversa un periodo di febbrile ricerca religiosa, che lo porta a compiere studi di teologia e ad entrare come novizio in monasteri benedettini e domenicani, poi a convertirsi, ma solo per un breve periodo, al protestantesimo.
Klossowski fra Nietzsche e Bataille
Le concezioni filosofiche klossowskiane, che emergono in tutte le sue opere, incluse quelle narrative, si sono sviluppate anche attraverso un’interazione col pensiero di Nietzsche. A questo autore, infatti, egli ha dedicato non solo un’importante monografia[1], ma anche diversi articoli, saggi e conferenze. Può essere interessante focalizzare l’attenzione sui testi più antichi, quelli degli anni Trenta e Quaranta, perché, pur essendo per certi versi ancora acerbi, consentono già di evidenziare la singolarità del suo approccio al pensiero del filosofo tedesco.
Le Baphomet di Pierre Klossowski, pubblicato nel 1965, si potrebbe definire uno dei romanzi più insoliti del secolo scorso. Ricordiamo che l’autore non era soltanto un raffinato romanziere, ma anche un saggista e filosofo, un traduttore (dal latino e dal tedesco) e persino un pittore-disegnatore. Le Baphomet ha costituito, al momento della sua comparsa, un prodotto letterario imprevedibile persino da chi conoscesse già i testi narrativi pubblicati da Klossowski in precedenza. Essi, infatti, erano ambientati in epoca contemporanea, mentre il romanzo in questione ci riporta, almeno in prima istanza, al Medioevo. Ma Le Baphomet presenta anche implicazioni di natura filosofica, come si intuisce già dal fatto che reca una dedica a Michel Foucault, pensatore che stimava molto gli scritti klossowskiani.
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Quaderni delle Officine
XXV. Gennaio 2012
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Klossowski, Nietzsche e «Acéphale» (2011)
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Incontri di pensiero
Le concezioni filosofiche klossowskiane, che emergono in tutte le sue opere, incluse quelle narrative, si sono sviluppate anche attraverso un’interazione col pensiero di Nietzsche. A questo autore, infatti, egli ha dedicato non solo un’importante monografia(1), ma anche diversi articoli, saggi e conferenze. Tramite l’esame di questa lunga serie di pronunciamenti, scaglionati attraverso i decenni, sarebbe possibile ricostruire il modo in cui si sono modificate, in parallelo, le idee di Klossowski e la sua maniera di intendere le opere del filosofo tedesco. Nel caso specifico, però, ci limiteremo a focalizzare l’attenzione sui testi degli anni Trenta e Quaranta che, pur essendo per certi versi ancora acerbi, consentono già di evidenziare la singolarità del suo approccio a Nietzsche. Continua a leggere Klossowski, Nietzsche e «Acéphale»
Giuseppe Zuccarino
Carmelo Bene
Pierre Klossowski
Bene e Klossowski. Forme di un dialogo
A prima vista un avvicinamento – sfociato poi in amicizia e collaborazione – fra lo scrittore, saggista e disegnatore Pierre Klossowski e l’attore, regista e scrittore Carmelo Bene poteva dirsi confinato nell’ambito dell’improbabile. Erano in causa infatti due personaggi provenienti da mondi del tutto diversi: non è certo un’inezia, per limitarci all’emblematico dato iniziale, la differenza che intercorre fra l’essere nati a Parigi nel 1905 e a Campi Salentina nel 1937. Quando però, vari decenni dopo, i rispettivi percorsi artistici e intellettuali giungono di fatto ad incrociarsi, la distanza si è ormai ridotta in misura considerevole: il più giovane conosce bene le opere del più anziano, e a quest’ultimo non mancano certo le doti necessarie a comprendere di trovarsi di fronte ad un artista di livello tutt’altro che comune. Continua a leggere Bene e Klossowski. Forme di un dialogo