Quaderni delle Officine
CVI. Maggio 2021
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Nello spazio della scrittura: su alcuni pastelli di Monica Ferrando
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Quaderni delle Officine
CVI. Maggio 2021
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Nello spazio della scrittura: su alcuni pastelli di Monica Ferrando
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LITOGRAFIE: i solchi (o tracce) sulle lastre accoglieranno il colore, la carta sarà continente permeabile e accogliente: impronte sull’acqua, trasparenti e trascoloranti, s’illumineranno le forme della visione, il pensiero vedrà, allora, sé stesso.
(Il tempo verbale dell’arte è sempre al futuro).
Campi arati, uccelli in volo traverso riflessi di luce, pietra affiorante:
lo sguardo non imita, non copia, ma
vede
ma percorre
i sentieri del dipingere, erba smossa dal vento atlantico, pietre levigate dalle piogge, foreste.
Grumi di colore, stratificazioni di colore, superfici trascoloranti.
Il pensiero ha la natura medesima delle scabrosità della corteccia del castagno, le porosità dei muschi sulle rocce, gli addensamenti del salino sui tronchi spiaggiati.
Il silenzio dei licheni è grido acuminato che trafigge
le pagine della notte.
Siete stati nell’atelier del pittore, ne sapeste udire la voce
ma talvolta non i silenzi – ne portate negli occhi i colori
ma non sempre le intermessure tra pennellata e pennellata.
I voli degli uccelli, ornitomanzia senza metafisica e senza teologia,
penetravano le pagine del giorno.
La sua mente è stata quelle pagine disegnate o colorate o incise,
il ritmo della sua mente è stato quei voli folgoranti, vertiginosi,
………………………………………………………………………………velocissimi:
i campi arati un marrone solcato di nero (è nera la Terra, come sapevano gli umani dei primordi).
di Marco Furia
Vilhelm Hammershøi, 1905
Nel 1905, Vilhelm Hammershøi dipinse “Panorama da Lejre”.
Si tratta di una tela occupata per circa due terzi della sua superficie da un cielo in cui sono presenti candide nuvolette e, per la restante parte, da un manto erboso coronato da tre gruppi di alberi.
La sequenza delle nubi sembra quasi costituire un alto pentagramma sul quale è tracciata una non udibile musica celeste. Continua a leggere (Pittorici idiomi) “Panorama da Lejre” di Vilhelm Hammershøi
Osservando i dipinti e i disegni di Avigdor Arikha si affacciano alla mente la parola preservare e l’espressione avere cura: prima ancora che analitico (o realista) lo sguardo dell’artista è pietoso e amorevole.
Nello studio dell’appartamento parigino di Samuel Beckett (Boulevard Saint Jacques, 38) una bottiglia blu piena di acqua minerale, oppure di pigmento blu, oppure semplicemente vuota o di piccole dimensioni e colma d’inchiostro stilografico non sarebbe stata incongrua: Beckett e Arikha che conversano, Beckett che osserva, concentratissimo, i disegni dell’amico, Arikha che gli parla di Velázquez.
Continua a leggere Breve saggio su di una bottiglia blu (per un omaggio ad Avigdor Arikha)