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Continua a leggere Poeti Greci Contemporanei (2014-2022)poeti greci contemporanei
traduzione di Chiara Catapano
Le Ore, le custodi
delle nuvole le Porte del cielo
Eunomia
Ora Prima
la notte
ove si sente
corporalmente universale
lo sciabordio
nastro
nel gaitanaki
carnevale della vita
si ravvolge la
morte
amasia d’una stellafilante
per turbinare
a colori
nel vuoto della caduta
poeti greci contemporanei tradotti da Massimiliano Damaggio
Reclusione
Di nuovo lunedì – e la porta del pomeriggio
di nuovo chiusa.
E quando vedere gli alberi, s’allontanano
sempre più. Sempre più vuoto il cortile.
Il canto nella gabbia, una ferita.
La domenica non basta!
La sedia accanto alla finestra.
La strada inizia e finisce nella stanza.
Calano ancora le ore.
L’eco oltre il cancello, le grida dello stadio
– un altro modo che hanno di piangere i ragazzi
per un attimo.
Fa notte presto la domenica!
Quando viene il lunedì
ti fai ancora più sottile.
Una lama nuda il giorno. E la paura –
non parlare non protestare.
Ti vedono dovunque.
E non un solo istante
che le mani facciano pace.
3 (poesie) di Rània Karahàliou (Ράνια Καραχάλιου)
tradotte da Massimiliano Damaggio
3 (poesie) di Yannis Yfandìs
tradotte da Massimiliano Damaggio
3 (poesie) di Stràtos Kossiòris (Στράτος Κοσσιώρης)
tradotte da Massimiliano Damaggio
3 (poesie) di Yòrgos Kartàkis
tradotte da Massimiliano Damaggio
3 (poesie) di Andréas Kentzòs
tradotte da Massimiliano Damaggio
Νίκος Ορφανίσης
Nìkos Orfanìdis
Cura e traduzione di
Crescenzio Sangiglio
Kithrea, Κυθρέα o Κυθραία, la cittadina d’origine del poeta adesso fa parte della zona turco-cipriota sotto occupazione dell’esercito turco dal 1974. Molti sono i morti e i dispersi tra i parenti, gli amici e i conoscenti del poeta, il loro ricordo rimane sempre come una fitta nell’anima, un impalpabile velo di morte che nessun trillo di uccello e nessun colore di fiori riesce a dissolvere in un oblio di pace.
Continua a leggere Poeti greci contemporanei XVIIl microcosmo delle variazioni lente
di Demetra Christodoulou
Chi scrive in greco sente nella parola una persistenza che non è solo linguistica, una continuità con la storia che è anche profondamente intima: come vivere in una comunità oltre i luoghi e il tempo transitori. É qualcosa che ha a che fare probabilmente con quello che molti chiamano grecità. In una sua poesia intitolata “la lingua greca”, Vrettàkos scrive: “[…] E se per caso da qualche parte /tra i corridoi azzurri / incontrerò gli angeli, / parlerò loro in greco, poiché / non sanno le lingue. Parlano / tra loro in musica”. In tempi di congedi esistenziali e di mille crisi di soggetti, mantenersi quanto più vicini a un’idea di comunità, mi parrebbe, oggi, un buon esercizio di resistenza di fronte alle tante cadute culturali del nostro tempo. Le parole, quindi. Le parole come dimore arcaiche, cavità profonde cui attinge Demetra Christodoulou, poetessa nata ad Atene nel 1953, considerata una tra le voci poetiche più intense della Grecia. Pochissime apparizioni in traduzione italiana, tutte merito di Massimiliano Damaggio, infaticabile traduttore ed esploratore della parola greca. Autrice di quindici raccolte di poesia, ha esordito con “I cavalli di Myrovlitos” nel 1974, nel 2008 vince il Premio Nazionale di Poesia con la raccolta “Carestia”, alcune sue opere sono state tradotte in inglese, francese e svedese.
Ανδρέας Κεντζός
Andrea Kentzòs
Parlando delle cinque poetesse greche presentate a maggio e giugno, ho scritto che il paesaggio, fino a poco tempo fa incombente nella poesia greca, ora non c’è più, perché viviamo in un non luogo di dimensioni sterminate dove costruire o interpretare con le parole il mondo è un’impresa difficile. Purtroppo anche la Grecia di oggi appartiene sempre più all’elenco di ciò che è stato luogo ed ora si avvia ad essere solo definizione. Ma ho scritto anche che la lingua greca, in definitiva, è l’unico vero “luogo” di ogni suo parlante. Questo, anche per le vicende storiche di un popolo che durante la dominazione ottomana rischiò la scomparsa – linguistica. Dovunque nascosto, in grotte o scantinati, alla Scuola Segreta il prete ortodosso insegnava e manteneva in vita una lingua che altrimenti si sarebbe perduta per sempre.
Έφη Καλογεροπούλου
Efi Kaloyeropoùlou
Γλυκερία Μπασδέκη
Glykerìa Basdèki
Βάσω χριστοδούλου
Vasso Christodoùlou
Viviamo un processo oramai avanzato di disgregazione della comunità in individui che ha profondamente coinvolto la sfera creativa e in particolare la poesia. L’abolizione mediatico-digitale dei confini fra spazio e tempo, l’implosione di questi nella vita quotidiana, che rendono il nostro tempo un luogo dove confluiscono tutti i tempi e tutti i luoghi, ha prodotto individui instabili, incompleti che serbano in sé un vago ricordo della propria funzione comunitaria e del “proprio” tempo limitato. Ciò è maggiormente avvenuto nei paesi più industrializzati, ora identificabili come “assenze di luoghi” di immense proporzioni. In questa “disabitazione”, chi scrive poesia si trova a reinterpretare una realtà che non può facilmente esserlo. Il risultato è spesso una poesia “assente”, come sospesa in una extra-realtà eterea, altrettanto “liquida” quanto la “modernità” attuale di Zygmunt Bauman.
(Continua qui…)
Σοφία Γιοβάνογλου
Sofia Yovànoglou
Χρύσα Αλεξίου
Chrìssa Alexìou
Cinque poetesse greche
Viviamo un processo oramai avanzato di disgregazione della comunità in individui che ha profondamente coinvolto la sfera creativa e in particolare la poesia. L’abolizione mediatico-digitale dei confini fra spazio e tempo, l’implosione di questi nella vita quotidiana, che rendono il nostro tempo un luogo dove confluiscono tutti i tempi e tutti i luoghi, ha prodotto individui instabili, incompleti che serbano in sé un vago ricordo della propria funzione comunitaria e del “proprio” tempo limitato. Ciò è maggiormente avvenuto nei paesi più industrializzati, ora identificabili come “assenze di luoghi” di immense proporzioni. In questa “disabitazione”, chi scrive poesia si trova a reinterpretare una realtà che non può facilmente esserlo. Il risultato è spesso una poesia “assente”, come sospesa in una extra-realtà eterea, altrettanto “liquida” quanto la “modernità” attuale di Zygmunt Bauman. Per trovare qualcosa di diverso, dobbiamo uscire dall’Europa o meglio dai luoghi “mondializzati” e andare a scavare laddove il linguaggio è ancora condivisione di argomenti, esperienze, ambienti e sentire comuni.
Γαβριήλ Ναχμίας
Gabriele Nachmìas
Circa due anni fa, durante una nottata a un baretto di Exàrcheia, Sotìrios a un certo punto tirò fuori da un sacchettino due libri. “Questo è il mio ultimo”, disse, “aspetta che ti faccio la dedica”. “Questo, invece, è di un bravo scrittore.” Il libro si chiamava “Nominati”. Gli diedi un’occhiata veloce. Chiesi a Sotìrios: “Chi è Gabriele Nachmìas, l’autore, lo conosci?” “No”, rispose lui, “ma potrebbe benissimo essere il nostro Borges.” Poi il libro l’ho dimenticato su uno scaffale. Poi ho fatto dei traslochi ed è scomparso. Tornato a casa dal colloquio, un po’ incazzato come al solito, e dando per caso un’occhiata ai pochi libri che riescono a seguirmi in giro per il mondo, ho trovato “Nominati”.
Γιώργος Καρτάκης
Yòrgos Kartàkis
Nota biobibliografica
Yorgos Kartàkis è nato nel 1963 a Chanià, Creta. Ha studiato, vissuto e lavorato molti anni in Germania. Vive a Chanià, dove lavora come insegnante. Sue poesie sono apparse su riviste elettroniche e cartacee. Nel 2013 ha pubblicato il libro di poesie “Adesso che le nuvole”. Traduce poeti tedeschi in greco, ma anche greci in tedesco, ed ha un ampio archivio di traduzioni all’attivo.
Κατερίνα Γώγου
Katerìna Gògou
Nota biobibliografica
Katerìna Gògou nasce ad Atene il 1° giugno 1940. Comincia da ragazza la carriera di attrice cinematografica girando circa una ventina di film dal 1961 fino al 1984. Da ricordare in particolare la sua interpretazione come protagonista in Il melone pesante (1977). Verso la fine degli anni ’70 si volge verso la poesia, pubblicando sei libri in vita e uno postumo. Il primo, 3 click a sinistra, è stato tradotto in inglese da Jack Hirschman e pubblicato negli Stati Uniti. Ancora oggi, i libri di Katerìna Gògou sono tra i più letti e vengono continuamente ristampati. I testi qui presentati sono tratti da: 3 click a sinistra, 1978 (I miei amici sono uccelli neri; 9 anni; 25 maggio); Idionimo, 1980 (Guarda come le strade si perdono; Chiuso. Questo era); Mi chiamano Ulisse, 2004 (Antropogonia).
Σπύρος Αραβανής
Spyros Aravanìs
Il legame di Spyros Aravanìs con la scrittura poetica per musica è quasi un chiaro intento. Lui stesso una sera mi ha detto che “la poesia greca è ancora e fortemente legata alla musica popolare, al cantato”. Presento qui alcuni testi che l’autore mi ha mandato, e che quindi credo ritenga più rappresentativi della propria scrittura ma non posso sorvolare sul fatto che le sue ultime produzioni, a quanto mi è dato di vedere, si stiano orientando verso una scrittura sempre più formale di espressione poetica: endecasillabi, decapentasillabi (così tipici di molta produzione tardo bizantina e della poesia popolare greca), alessandrini, di bella struttura, di forma cantabile. Questi ottonari, ad esempio, sono tratti da “L’ode di Kifissoù” – una superstrada di grande scorrimento di Atene dove sorgono alcuni centri commerciali ed ex zone industriali dismesse e in abbandono:
Quaderni di Traduzioni
XVII. Dicembre 2013
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Poeti Greci Contemporanei (2013)
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Λίνα Φυτιλή
Lina Fytilì
Lina Fytilì è nata a Làrissa nel 1974. Vive ad Almyrò Magnissìas dove lavora come insegnante di scuola elementare. Nel 1997 pubblica il suo primo racconto, Le notti del gesso incolore. Nel 2011 pubblica il romanzo Ora è tardi. Suoi racconti e poesie sono stati pubblicati su giornali e riviste letterarie e in internet. Collabora con la rivista elettronica Duénde.
Lina Fytilì
Antologia poetica
(Cura e traduzione di Massimiliano Damaggio)
Yiànnis Yfandìs
Γιάννης Υφαντής
Γιάννης Υφαντής: η ποίηση δημιουργεί τον κόσμο
Yiànnis Yfandìs: la poesia costruisce il mondo
Qualche giorno fa leggevo i commenti di un signore che elencava i molti e calorosi apprezzamenti di poeti quali Elytis, Ritsos e altri allo strano libro “Manthraspénda” dell’allora (1977) esordiente Yiànnis Yfandìs, come a voler legittimare il fatto che si potesse parlare di poesia. Una volta appurato che Ritsos aveva detto sì, allora anche Yfandìs poteva essere considerato poeta. Forse senza quelle illustri opinioni, per il lettore Yfandìs sarebbe anche potuto non essere un poeta, né buono né cattivo. Questo bisogno di conferme nasconde una cosa: l’incapacità nel comprendere cosa sia o non poesia. Secondo Yfantìs può essere qualunque cosa. È una bella verità, ma all’atto pratico molte volte negata. Perché è preferibile buttarsi sul sicuro: considerare un dato argomento, un dato modo di scrivere e un che di poetico: si tratta di poesia. Continua a leggere Poeti Greci Contemporanei (VII)