
Roberto Rossi Testa
(1956-2016)
Attento, pescatore,
il fiume è quasi immobile
ed il sole martella.
I tuoi occhi si chiudono
e dall’acqua si leva
una nebbia di sogni:
i tuoi morti ti chiamano,
miagolando insidiosi
come gatti o pallottole.
Incontrali, se vuoi,
le occasioni non mancano,
ma non in questo sonno.
Scuotiti, pescatore,
cala la lenza e rema:
ai tuoi fianchi le rive,
davanti a te l’oceano.

Solo minuscole zanzare.
Ma la mano picchia
forte sulla carne.
Bianca farina
cade e ti ricopre
mentre a mezz’aria
salutano la terra i piedi.
Non sai pensarti
in nessuna direzione
senza calciare inquieto.
Eppure anche da fermo
chiuso in un barile
disegni traiettorie
luminose.
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La luna se retuerce en la pared,
se agrieta entre los vapores
azulinos del agua que resbala
a fatiga sobre la piel;
mi casa es un umbral
desde donde miro el mar
que se hace flama,
y la resaca diseña el desorden
de una eternidad interrumpida
en la palabra grito.
(Continua qui…)
[Tutta la mia gratitudine a José Daniel Henao Grisales, Roberto Rossi Testa e Francesco Sasso.]
***
non potendo cantare il mondo che lo escluse / Reb Stein cominciò a leggerlo nel canto