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Su “Frattura composta di un nome” di Andrea Accardi

Con un’interessante scelta anche editoriale Andrea Accardi pubblica, alcuni mesi dopo Frattura composta di un luogo (Borgomanero, Giuliano Ladolfi Editore, settembre 2019), Frattura composta di un nome (ivi, febbraio 2020), una sorta di “riavvolgimento del nastro” del libro di poco precedente, mi scrive l’autore – lo stesso è detto nella quarta di copertina: l’autore riavvolge il nastro e ripercorre la stessa struttura (Il luogo – I nomi – Le voci) e lo stesso lasso di tempo (…). Stavolta però viene dato finalmente spazio alla ragazza scomparsa (e al suo nome) prima della sparizione.

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Nell’esilio / Ilaria Seclì: L’Impero che si Tace

Non si legga L’impero che si tace (Borgomanero, Giuliano Ladolfi Editore, 2019) come un libro di poesia o, peggio ancora, di prose poetiche.

Lo si legga, invece, come una rincorsa del respiro e con una rincorsa del respiro, con la certezza che il linguaggio è capace d’inventare mondi e che la bruttezza violenta del cosiddetto reale s’inceppa ed è in affanno e si rivela ancora più (pericolosamente) stupida e ingiusta se si frange contro un libro come questo.

Lo si percorra camminando sulle mani e con i piedi che hanno il cielo come abisso (ricordate Paul Celan e il discorso di Darmstadt?), entrandovi come in un gazebo oblungo (ricordate l’invito che Antonio Leonardo Verri rivolgeva ai poeti?), sentendo nella carne l’esilio e i suoi privilegi.

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