Ars poética Yo, poeta de oficio, condenada tantas veces a ser cuervo jamás me cambiaría por la Venus de Milo: mientras reina en el Louvre y se muere de tedio y junta polvo yo descubro el sol todos los días y entre valles volcanes y despojos de guerra avizoro la tierra prometida. * Ars poetica Io, poeta di mestiere, condannata tante volte ad essere corvo, mai vorrei fare scambio con la Venere di Milo: mentre lei regna nel Louvre annoiandosi a morte e coprendosi di polvere io scopro il sole tutti i giorni attraverso valli vulcani e macerie di guerra nell’attesa della terra promessa. (Traduzione di Susanne Detering Il quadro è di Max Kaus)
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Margret Atwood: eccoli, i senza nome
Here they are, the nameless ones, who are still in some way with us. They knew what happened. They know what happens. * Eccoli, i senza nome, in qualche modo sono ancora con noi. Sapevano ciò che è successo. Sanno cosa sta succedendo. (Traduzione di Stefanie Golisch Il quadro è di Francesco Balsamo)
Jacques Robinet: da te a me
Dulce María Loynaz : la ballata del tardo amore
La balada del amor tardío
Amor que llegas tarde,
tráeme al menos la paz:
Amor de atardecer, ¿por qué extraviado
camino llegas a mi soledad?
Amor que me has buscado sin buscarte,
no sé qué vale más:
la palabra que vas a decirme
o la que yo no digo ya…
Amor… ¿No sientes frío? Soy la luna:
Tengo la muerte blanca y la verdad
lejana… – No me des tus rosas frescas;
soy grave para rosas. Dame el mar…
Amor que llegas tarde, no me viste
ayer cuando cantaba en el trigal…
Amor de mi silencio y mi cansancio,
hoy no me hagas llorar.
*
La ballata del tardo amore
Amore che sei arrivato tardi,
portami almeno la pace:
Amore di tramonto, su quale
strada sbagliata sei arrivato alla mia solitudine?
Amore che mi hai cercato senza che io ti cercassi,
non so cosa vale di più:
la parola che tu mi dirai
o quella che io non dirò più…
Amore… Non senti freddo? Sono la luna:
Tengo la morte bianca e la verità
lontana… Non darmi le tue fresche rose,
le rose non sono più per me. Dammi il mare…
Amore che sei arrivato tardi, non mi hai visto
quando ieri cantavo nel campo di grano…
Amore del mio silenzio e della mia stanchezza,
non farmi piangere oggi.
Traduzione di Susanne Detering
Il quadro è di Max Kaus
taneda santoka
Friedrich Hölderlin, La veduta (dalle “Nature indivisibili”)
LA VEDUTA Quando la vita abitante degli umani si avvia nella lontananza, là dove s’illumina lontanando il tempo delle vigne, le è contemporaneo anche il campo vuoto dell’estate, il bosco si profila con la sua oscura figura; che la natura completa l’immagine dei tempi, ch’essa dura, quelli scivolano via veloci, è cosa che accade per perfezione, l’altezza del cielo sfolgora allora sull’essere umano, come la fioritura incorona gli alberi. Con umiltà Scardanelli 24 maggio 1748
[continua a leggere sulle Nature indivisibili]
Erich Fried: Chi è l’uomo? / Domande
Erich Fried
Fragen nach dem Menschen
für E.B.
Und wurde die Liebe gelehrt?
Ja, aber schlecht und heimlich.
Und wurde der Tod gelehrt?
Ja, aber nur zum Teil.
Wieso zum Teil?
Es wurde nur Töten gelehrt,
gelehrt und geübt,
und das Sterben totgeschwiegen.
Und wurde der Hass gelehrt?
Ja. Gelehrt und geschürt, aber nur
auf den, der Feind genannt wurde,
und nicht auf das eigene Unglück.
Und was taten sie mit ihrem Leben?
Fast alle nur das,
was zu erwarten war,
nach einer solchen Lehrzeit.
*
Continua a leggere Erich Fried: Chi è l’uomo? / DomandeErich Fried: Nessun rifugio
L’eternità a Lourmarin (dalle “Nature indivisibili”)
Non esiste più né linea diretta né strada illuminata che mi leghino a colui che mi ha appena lasciato. Contro che cosa va a stordirsi il mio affetto? Cerchio dopo cerchio, s’egli s’avvicina è per subito allontanarsi. Talvolta il suo viso viene ad appoggiarsi al mio: e suscita soltanto un gelido lampo. Non esiste più da nessuna parte la giornata che prolungava la felicità tra lui e me. Ogni parcella – quasi in eccesso – della sua presenza si è all’improvviso dispersa. Abitudine della mia vigilanza… Tuttavia quest’essere venuto meno perdura in un qualcosa di rigido, di deserto, d’essenziale in me, dove i millenni vissuti insieme formano soltanto lo spessore d’una palpebra chiusa.
Ho smesso di parlare con colui che amo – eppure non è il silenzio. Che cos’è allora? Lo so, o credo di saperlo. Ma soltanto quando il passato, che ha un significato, s’apre per lasciarlo passare. Eccolo alla mia altezza, poi lontano, davanti.
Nell’ora nuovamente raccoltasi – allorché interrogo tutto il peso dell’enigma – all’improvviso comincia il dolore, quello del compagno per il compagno, che l’arciere, stavolta, non sa trapassare.
[continua a leggere sulle Nature indivisibili]
Joaquín O. Giannuzzi: Epigramma
Miguel Hernández: Guerra
Guerra La vejez de los pueblos. El corazón sin dueño. El amor sin objeto. La hierba, el polvo, el cuervo. ¿Y la juventud? En el ataúd. El árbol solo y seco. La mujer como un leño de viudez sobre el lecho. El odio sin remedio. ¿Y la juventud? En el ataúd. Guerra La vecchiaia dei popoli. Il cuore senza padrone. L’amore senza scopo. L'erba, la polvere, il corvo. E la giovinezza? Nella bara. L'albero solo e secco. La donna come legna di vedovanza sul letto. L’odio senza rimedio. E la giovinezza? Nella bara. Traduzione di Susanne Detering
Franz Hodjak: Spazi
Yves Lecomte, La vita delle formiche cantata dalle cicale
Traduzione italiana a cura dell’autore
EXECUTION
L’homme était debout devant lui-même
et son corps se tendait vers les fusils pointés,
dans un dernier élan pour protéger son âme.
ESECUZIONE
L’uomo restava in piedi innanzi a se stesso
il corpo proteso verso i fucili puntati
nello slancio estremo di proteggersi l’anima.
Oksana Stomina, Ma non ditelo a nessuno
Sette poesie dell’autrice ucraina tradotte da Valeria Tsekhmaystrenko e Guido Cupani. Mi scrive Guido a proposito della traduzione:
Valeria ha tradotto letteralmente i testi e mi ha dato indicazioni sulla metrica e sulle rime; io ho adattato queste informazioni in versi italiani, cercando di riprodurre assieme contenuto e forma. Le rime sono per lo più alternate o baciate, e spesso imperfette (così anche in italiano). Il verso ha in genere cinque accenti, con piedi di lunghezza variabile; in italiano ho usato pentametro ed esametro (con una certa libertà) e in un caso (Reportage) un settenario doppio, che mi sembra adatto all’argomento “infantile” del testo.
Continua a leggere Oksana Stomina, Ma non ditelo a nessuno
Water melody 6 / Bevendo il vino 16-20
Queste ultime cinque poesie concludono il ciclo di “Bevendo il vino” del poeta Tao Yuanming. Occasione quindi per raccogliere tutti i testi tradotti da Antonio Cosimo De Biasio e pubblicarli nel “Quaderno di traduzione LXXVIII” che uscirà domani. Grazie 白松 per questi regali bellissimi. Per la poesia di questi maestri.
Continua a leggere Water melody 6 / Bevendo il vino 16-20Moulinath Goswami. Cimiteri/Cemeteries
Traduzione dall’inglese e fotografia di Mia Lecomte
1 – Stagione d’autunno
Cupe costole di bianco
nascondono la malinconia
sotto le lacrime sfiorite degli alberi –
lacrime che sussurrano ballate d’autunno alle lame d’erba.
Decenni di noia, un secolo di sonno…
La scala
resa sorda da torrenti d’echeggiante silenzio
invecchia di notte in giorno
sotto il peso dei passi che tornano gravi
nel dolore a visitare la memoria
Gli alberi gemono
i rami divelti cantano al vento
È verde, un verde sereno
così verde e freddo… un arido Shyok
Come le assi fragili di un ponte
senza tempo le scale del destino
conducono il presente al passato che non muore
Cupe costole di bianco
contano i passi, la caduta delle foglie, la caduta…
Trattative (∆ιαπραγματευσεις): Spyros L. Vrettos e la memoria del suono
Ringraziamo di cuore Chiara Catapano per questo contributo che ha voluto donare alla Dimora. E’ uno scritto di altissima qualità; per la scrittura in sé, per l’autore di cui tratta e per le traduzioni. Poter pubblicare cose di questo livello, colme di tanta “semplice” partecipazione per questa cosa che chiamiamo poesia, è un’emozione.
Il libro “Trattative / Διαπραγματεύσεις“, di Spyros Vrettòs, tradotto e curato da Chiara Catapano, pubblicato da Puntoacapo, ha da poco ricevuto il “premio della critica” al premio San Domenichino.
Continua a leggere Trattative (∆ιαπραγματευσεις): Spyros L. Vrettos e la memoria del suonoYorgos Seferis, Tordo
Con una parola singolarmente espressiva e scritta in lettere maiuscole, ΨΥΧΑΜΟΙΒΟΣ, che si riferisce alla guerra e la sua schiascciante prevalenza, finisce la seconda parte del “Tordo”, un complesso di quattro strofe da otto versi ciascuna, in forma di canzone (non è forse il grammofono che riempie il luogo di insulsi rumori/musica/parole?), dove Odisseo schematizza la storia del suo lungo viaggio, interminabile storia di perdite e di consunzioni (compagni, navi, la propria casa, la propria anima, il proprio corpo, la propria vita), fasi successive di una eterna tragedia che si conclude con la gelida, orribile frase “…in modo schiacciante sovrasta. La guerra…”, mentre la radio annuncia febbrile: “con virulenza gli eventi si evolvono” e “non rimane più tempo”.
La radio
– “Vele nell’alito del vento
la mente null’altro della giornata ha trattenuto.
Profumo di pino e silenzio
facilmente allevieranno la ferita
che hanno provocato il marinaio
la cutrettola il ghiozzo e il pigliamosche.
Donna che rimanesti insensibile
ascolta la sepoltura dei venti.
Il barile d’oro s’è svuotato
il sole s’è fatto straccio
intorno al collo di una donna di mezz’età
che tossisce e non la smette più:
l’estate che trascorre la rattrista
con i gioielli d’oro sugli omeri e sul pube.
Donna che smarristi la luce,
ascolta, il cieco sta cantando.
S’è fatto buio: chiudi le finestre:
con le canne di ieri appresta pifferi,
e non aprire per quanto possano bussare:
gridano ma non hanno nulla da dire.
Prendi con te ciclamini, aghi di pino,
gigli dalla sabbia e anemoni dal mare:
donna che smarristi la ragione,
senti, sta passando il mortorio dell’acqua…
– Atene. Rapidamente si evolvono
gli eventi che l’opinione pubblica
ha accolto terrorizzata. Il signor ministro
ha dichiarato: Non c’è più tempo…
…prendi con te ciclamini, aghi di pino…
gigli dalla sabbia… aghi di pino…
donna…
– … è tremendamente soverchiante.
La guerra…”
CAMBIATORE DI ANIME.
Yorgos Seferis, “Tordo”
una nuova traduzione e un saggio di Crescenzio Sangiglio
di prossima pubblicazione in
Quaderni di traduzioni LXXVII
Copertina: Piero Pizzi Cannella, Cattedrale
Hjalmar Flax, IL ricordo del sogno
Traduzione di Emilio Coco
Un cierto despertar
Esta mañana de metales mórbidos
la brisa duerme. El humo de las fábricas
inserta el horizonte
de inmensas rosas malvas deshojadas.
Pero mi corazón está tranquilo.
La noche le rindió sus apagadas
distancias, sus luceros
iluminaron besos y miradas.
Se levantan los ruidos. Resplandece
el sol de la ciudad.
La brisa duerme aún y malvas rosas
adornan las montañas.
No alzaré las cortinas. Ella duerme
y el recuerdo del sueño dura en mí.
Un certo risveglio
Questa mattina di metalli morbidi
la brezza dorme. Il fumo delle fabbriche
intreccia l’orizzonte
con immense rose malva sfogliate.
Ma il mio cuore è tranquillo.
La notte gli ha consegnato le sue spente
distanze, le sue stelle
hanno illuminato baci e sguardi.
Si alzano i rumori. Risplende
il sole della città.
La brezza dorme ancora e rose malva
ornano le montagne.
Non alzerò le tende. Lei dorme
e il ricordo del sogno dura in me.
Menotti del Picchia
Il volo
Goditi l’euforia del volo dell’angelo perduto in te.
Non chiedere se le nostre strade, tempo e vento,
cadono nell’abisso.
Che cosa sai tu della fine?
Se temi che il tuo mistero sia una notte,
affollala di stelle.
Conserva l’illusione che il tuo volo ti levi
sempre più in alto.
Nello stordimento dell’ascensione
se senti che domani sarai muto,
svuota come un uccello le canzoni che hai in gola.
Canta. Canta per preservare l’illusione di festa e di vittoria.
Chissà le canzoni faranno addormentare le bestie
che aspettano di divorare l’uccello.
Fin da quando sei nato non sei altro che un volo nel tempo.
Verso il cielo?
Che importa la rotta.
Vola e canta finché reggono le ali.
*
O voo
Goza a euforia do vôo do anjo perdido em ti.
Não indagues se nossas estradas, tempo e vento,
desabam no abismo.
Que sabes tu do fim?
Se temes que teu mistério seja uma noite, enche-o
de estrelas.
Conserva a ilusão de que teu vôo te leva sempre
para o mais alto.
No deslumbramento da ascensão
se pressentires que amanhã estarás mudo
esgota, como um pássaro, as canções que tens na garganta.
Canta. Canta para conservar a ilusão de festa e de vitória.
Talvez as canções adormeçam as feras
que esperam devorar o pássaro.
Desde que nasceste não és mais que um vôo no tempo.
Rumo do céu?
Que importa a rota.
Voa e canta enquanto resistirem as asas.
Menotti del Picchia (1892-1988)
tradotto da Emilio Capaccio
di prossima pubblicazione in
Quaderni di Traduzioni LXXVI
Copertina: Menotti del Picchia, Grattacieli, 1924