Questi fiori, questa lingua

Tomi Kontio

Svanisci di giorno in giorno
ti trasformi in storie che si ripetono, ma
non si accrescono più.
Troneggiano rinsecchite come i pini sulla roccia.
Senti le grida di tua madre da qualche parte.
Sogni di tuo padre,
che viene ad abbracciarti,
e lo credi figlio di tuo padre, tuo fratello,
colui che si è congelato sulla neve,
al quale amputarono i piedi
e che in seguito fu trovato
per terra nel suo monolocale la canna della pistola in bocca
come un’affermazione confessatasi dentro di sé.
Al mattino prepari la pappa d’avena
condendola con un’occhiata burrosa.
È talmente tanto tempo che sei solo
che hai lasciato entrare i morti nelle tue stanze.
Si muovono mentre mangi, dormi, respiri
ormai deceduti e sempre qui.

(Traduzione di Antonio Parente
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2 pensieri riguardo “Questi fiori, questa lingua”

  1. Tutto quello che “viene dal mare” è davvero di grande qualità. Non da meno della Dimora nella sua “fedeltà alla linea”. Un saluto e grazie.
    Nino

    1. Grazie a lei per la gentile opinione, e alla Dimora per aver ospitato questo poeta finlandese molto bello per me. Mi colpisce la scelta della foto, perché avevo pensato, postandola, proprio alla Dimora (il bambino davanti ad un’ edificio innevato e forse disabitato) e a quella che lei giustamente definisce “fedeltà alla linea” di questo blog: sotto un’apparente coltre di gelo e solitudine(sfiducia) pulsano ancora, testardamente, occhi/cuore di bambino, che non rinunciano ad esplorare e raccontare.
      Grazie ancora ad entrambi.

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