


*
Continua a leggere AfasieMassimo Rizzante
in maggio la selvaggina crepitava sul fuoco
poi gli inni alla gioia dei berliner
si sono confusi ai pianti sugli imperi dissolti
ti scrivevo, qui in questa palude di principi ranocchi
non si è salvato né l’odio per i libretti rossi
né il marasma degli innamorati:
l’estinzione della Storia infiamma le folle
come ai primi fiocchi di manna nel deserto del Sinai
le carni gonfie di birra immortalate dai cameramen
urlano heimat! heimat! al macello degli sguardi
(da: Lettere d’amore e altre rovine)
*
Maurice Scève
Tout le repos, ô nuict, que tu me doibs,
Avec le temps mon penser le devore :
Et l’Horologe est compter sur mes doigtz
Depuis le soir jusqu’a la blanche Aurore.
Et sans du jour m’appercevoir encore,
Je me pers tout en si doulce pensée,
Que du veiller l’Ame non offensée,
Ne souffre au Corps sentir celle douleur
De vain espoir tousjours recompensée
Tant que ce Monde aura forme, & couleur.
Tutto il riposo, o notte, che mi devi,
Col tempo il mio pensare lo divora:
E il mio Orologio è contare sulle dita
Dalla sera fino alla bianca Aurora.
E senza ancora accorgermi del giorno
Tutto mi sperdo in sì dolce pensiero
Che l’anima non stanca di vegliare
Rifiuta al corpo di patir dolore:
Speranza vana sempre ripagata
Fino a che il Mondo avrà forma e colore.
Traduzione di Lucetta Frisa.
Da “Quaderni di Traduzioni“,
vol. LXXXIV, aprile 2023.
***
“il nome Osip ti si fa incontro, tu gli racconti
quello che già conosce”
*
Continua a leggere Tutto è diverso(30 aprile 1937)
Io mi porto questo verde alle labbra
questo vischioso giurare di foglie –
questa terra che è spergiura: madre
di bucaneve, aceri, quercioli.
Mi piego alle umili radici, e guarda
come divento insieme cieco e forte;
non fa dono, il risonante parco
di una sontuosità eccessiva agli occhi?
E – palline di mercurio – le rane
con le voci s’agglomerano a palla;
i nudi stecchi si mutano in rami
e in lattea finzione il vapore dell’aria.
(Traduzione di Remo Faccani)
***
(da: Perché è così con la poesia)
Dimensioni
La prima cosa, senza un ma o un per piacere,
è stata di non usare le maiuscole
– è come urlare dritto nelle orecchie –
e della poesia? rimase nulla, si perse
noce acerba
schiacciata dal rimprovero spicciolo
si perse
come se invece fosse stata
a malapena inutilmente sussurrata,
più tardi dalla rabbia
ho scritto qualche verso, neanche lo ricordo.
Forse non è sempre
solo questione di dimensione e
nelle parole qualcosa resta fuori.
***
(Da un’eternità passeggera)
arabeschi di polvere
che il viandante cieco
fila in trame d’azzurro
per inventarsi un cielo –
saldature invisibili di lampo
per assiemare sottili
frammenti d’orizzonte,
un deserto di cime
dove gli astri albeggiano
recitando nell’iride spenta
luci che ricordano la notte: –
è proprio il vento,
signore inaccessibile
di sabbie, a sollevare
le mani fino agli occhi,
a tacere il sangue dislagato
in calici di immagini
che attraversano il fuoco
vincendo l’incanto di bruciare: –
sarà per questo, forse,
che la parola è aria,
parto di un’unica infanzia
di cenere e respiro
***