su Ogni cosa sta in bilico (sul fiore di un’agave)
di Vincenzo Mirra, Eretica Edizioni 2021
Si preannuncia una giornata calda. Alle sei e mezza del mattino esco a fare una passeggiata con Lulù, la il mio cane; ci arrampichiamo sul colle di San Giusto e guardiamo, laggiù, il mare e il fumo dell’incendio che continua a bruciare. Mi tornano in mente i versi di Vincenzo. Torno a casa, apro il libro:
Valgraziosa
Se fai dei boschi terra bruciata
e delle pievi pietre annerite senza più i tetti
Se dei sentieri fai un camposanto di piante medicinali
e degli arbusti carcasse carbonizzate
senza più il profumo delle erbe aromatiche
Se fai degli ulivi, dei faggi e dei castagni, scheletri
di tronchi e di rami
e della fuga di animali impauriti il paesaggio violato
e indifeso del cuore dei vivi
Se fai del cielo una nera e pesante nube
(che soffoca persino il perdono di un bambino)
e degli occhi ampolle lacrimose incenerite di nerofumo
Tu, sì tu,
non sei degno della pazienza operosa delle api
né di nessun bene del mondo
e neppure di uno soltanto tra noi:
piante alberi volpi cicale nuvole
capanni, tane di ghiri e di serpenti
ruscelli
perché Tu, sì tu,
non sei un uomo
Tu sei soltanto un vigliacco impostore
indegno del dono della natura.