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Anatomia dell’equilibrio ovvero anatomie della fragilità

su Ogni cosa sta in bilico (sul fiore di un’agave)
di Vincenzo Mirra, Eretica Edizioni 2021

di Chiara Catapano


Si preannuncia una giornata calda. Alle sei e mezza del mattino esco a fare una passeggiata con Lulù, la il mio cane; ci arrampichiamo sul colle di San Giusto e guardiamo, laggiù, il mare e il fumo dell’incendio che continua a bruciare. Mi tornano in mente i versi di Vincenzo. Torno a casa, apro il libro:

Valgraziosa

Se fai dei boschi terra bruciata
e delle pievi pietre annerite senza più i tetti
Se dei sentieri fai un camposanto di piante medicinali
e degli arbusti carcasse carbonizzate
senza più il profumo delle erbe aromatiche
Se fai degli ulivi, dei faggi e dei castagni, scheletri
di tronchi e di rami
e della fuga di animali impauriti il paesaggio violato
e indifeso del cuore dei vivi
Se fai del cielo una nera e pesante nube
(che soffoca persino il perdono di un bambino)
e degli occhi ampolle lacrimose incenerite di nerofumo

Tu, sì tu,
non sei degno della pazienza operosa delle api
né di nessun bene del mondo
e neppure di uno soltanto tra noi:
piante alberi volpi cicale nuvole
capanni, tane di ghiri e di serpenti
ruscelli
perché Tu, sì tu,

non sei un uomo

Tu sei soltanto un vigliacco impostore
indegno del dono della natura.

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Impermanenza

nulla appeso in nulla
bianco e bianco preso in bianco
nulla ha peso in nulla

pedro xisto

Sebastiano Aglieco ha da poco sparso al vento “Impermanenza”, prima scomparsa di un diario, e di chi l’ha scritto. Nell’attesa di leggerlo, poiché a me le cose arrivano sempre per lunghissime vie traverse, mi sono avvicinato al vapore che Sebastiano sta intessendo sul sito Narcyso. Qui, potete scaricare i pdf della rivista “Da uno spazio bianco”.

Fra queste pagine, Sebastiano raccoglie pensieri, stralci di poesie, considerazioni e cose viste (o intraviste) un attimo prima del vento. Sfumature che io ho avuto fortuna s’impigliassero (per poco, pochissimo) nel ramo che sporge davanti alla porta di casa mia. Frammenti che, sparsi nel mondo, messi vicino costruiscono fra loro legami. Il frammento come l’atomo. Lo sciame di atomi che rincorre la forma del corpo.

Sebastiano specifica che “Impermanenza” è un’opera di “sparizione”. Non di “silenzio”, dice altrove. Fin quando esiste, nessuna scrittura può essere silenzio, non fosse altro perché è in sé stessa iscritto l’atto di incidere, e lo stridere prosegue, a distanza di millenni, anche in una tavoletta silenziosa. Eppure la cosa sciolta, evaporata, andata via – così come la parola cancellata – è una testimonianza del ritorno del silenzio. Ammesso e non concesso che noi si sappia cosa possa significare “silenzio”. Oggi più che mai.

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Nel muro una crepa e nella crepa una finestra. Sui libri di Francesca Perlini, Anna Maria Curci e Viviana Fiorentino  

 

di Lorenzo Mari

Trovare i muri attorno, costruzioni dall’opera certissima e ferrea, e tradurre/traslare/operare trasferimenti al di là di questi limiti – renderli incerti. Ci sono tre libri recenti di poesia, scritti da altrettante autrici, nascosti in questa descrizione, un po’ vaga, di una dialettica interno/esterno che non è soltanto un esercizio formalista di topologia testuale, ma è prova della carne e del sangue, di intelletto e spirito, e questo non in vista di una qualche, consolante mistica di fondo, ma sempre all’interno e in funzione dell’esercizio della parola poetica.  Continua a leggere Nel muro una crepa e nella crepa una finestra. Sui libri di Francesca Perlini, Anna Maria Curci e Viviana Fiorentino  

Declinazioni 2 / Luigi Cannillo

Luigi Cannillo
Fotografia di Donatella D’Angelo

Declinazioni

è una rubrica aperta a chiunque senta la necessità, la voglia o la curiosità di

spiare, stanare e donare gli angoli nascosti della (propria) scrittura


Sentieri e radure nella composizione del testo
di Luigi Cannillo


La Memoria è materia fondante della scrittura. In modo diretto quando recupera momenti specifici del proprio vissuto, luoghi ed eventi, nel tempo e nello spazio. Ma anche, in modo solo apparentemente indiretto, quando è intesa come memoria del linguaggio che si deposita e fermenta, nel corpus linguistico che ci penetra e ci costituisce. Cioè come rappresentazione verbale degli eventi stessi.

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Il mestiere di Giovanni Nuscis

zhī, intrecciare

Una breve considerazione e una scelta di poesie in seguito alla lettura di Il grande tempo è ora di Giovanni Nuscis, Arcipelago Itaca, 2021.


Distillato cristallino di tempo. Tempo come durata, come parte che ci è assegnata durante la vita. E anche, mi sembra di capire leggendo questo bellissimo libro di Nuscis, verso la morte. Il grande tempo è quanto ci è stato ritagliato, di nero sul bianco: inchiostro sul foglio.

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Declinazioni 1 / Antonio Bux

Declinazioni è una rubrica libera e aperta a chiunque senta la necessità, la voglia o la curiosità di andare a spiare, stanare e donare gli angoli nascosti della propria scrittura


L’ipnosimetro. Esegesi di una esalogia
di Antonio Bux


Colgo l’invito di Massimiliano Damaggio per raccontare qui la genesi di una mia personale esalogia poetica, originariamente intitolata “L’ipnosimetro” per la sua vocazione all’asfissisa meta-letteraria generante una chiara ossessione ipnotica, tanto nello scrivente quanto nell’ipotetico lettore. In origine si trattava di un’unica opera gigante, ma a livello editoriale difficilmente collocabile, data la mole di oltre cinquecentocinquanta pagine. Ed è così che ho deciso di dividere le sei parti del libro in altrettanti volumi a sé stanti. Cercherò di parlare brevemente di ognuno portando come esempio un singolo testo che fungerà da “spiegazione” circa la mia poetica e il mio procedere creativo.

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Pedro Xisto 2 : Concretos

Pedro Xisto
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Marcelo Tápia
Medusa, numero 9
marzo 2000


Le poesie grafico – visuali di “Logogrammi”, riunite in Cammino, sono fra i punti più alti della poesia sperimentale internazionale e, proprio per questo, o una o l’altra sono state incluse in quasi tutte le antologie di poesia concreta o sperimentale pubblicate in vari paesi.

Diversamente dalle sue poesie concrete – delle quali alcune sono pietre miliari del movimento – i “Logogrammi” si sono conquistati un’indipendenza e un’identità che risaltano: splendide realizzazioni della cosiddetta “poesia semiotica”, rivelano un’ideazione distinta e un procedimento proprio, come se la poesia si strutturasse quasi sempre a partire dal tratto, elemento articolatore della “parola-immagine” – progetto di linee che incorpora lettere alla raffigurazione d’un tema, in una sorta di dimora universale del senso; “ritrovati” che sembrano “uova di Colombo” e impongono all’ovvio una trascendentalità universale e temporale. Si veda la poesia – più volte riprodotta con diverse tecniche, e addirittura stampata su maglietta in Giappone – “Zen” del 1966.

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I giorni e la scrittura

Leopardi, ZibaldoneRisale agl’inizi di dicembre del 1992 il mio primo incontro con colui che sarebbe diventato un amico fraterno, l’artista originario di Alessano (nella zona del Capo di Santa Maria di Leuca) Pasquale Fracasso: entrambi insegnanti alle prime armi, entrambi “espatriati” dalla comune piccola patria salentina, ci siamo conosciuti sul bus che ci portava verso la scuola dove quell’anno scolastico avremmo insegnato fino a giugno – e quell’anno sarebbe stato intenso e bellissimo anche per una frequentazione intellettuale che mi avrebbe portato a conoscere due autori che ancora ignoravo: Antonio Prete ed Edmond Jabès; è stato Pasquale a farmi leggere Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato, è stato lui a parlarmi di Antonio Prete e successivamente a regalarmi Prosodia della natura.

Nel corso degli anni si è molto intensificata la mia frequentazione dei libri e della scrittura di Antonio Prete, sarebbe stato durante alcune giornate veneziane in compagnia di mia moglie Elma e di nostra figlia Giulia che avrei acquistato l’edizione Feltrinelli del Pensiero poetante – Enrico De Vivo ospitava già qualche mio contributo su Zibaldoni e altre meraviglie dove potevo leggere, ammirato, gli interventi di Prete, di Celati, di Giuliano Scabia…   Continua a leggere I giorni e la scrittura

Il gran dondolio terrestre e celeste di Ombretta Ciurnelli

Torno molto volentieri a ospitare una nota di lettura – come sempre appassionata e di grande competenza critica – di Paolo Ottaviani che ringrazio per questo nuovo contributo e per la sua amicizia nei confronti della Dimora del Tempo sospeso (A. D.) 

Una rudimentale altalena, colta nel suo momento di stasi, senza alcun fanciullo che la faccia gioiosamente ondeggiare, solo una nuda tavola sospesa sopra una brulla radura, agganciata a due funi pendenti da un albero di cui è possibile vedere soltanto una parte del suo rado fogliame, è la suggestiva immagine, un poco ingiallita e offuscata, che campeggia sulla copertina dell’ultima raccolta poetica di Ombretta Ciurnelli: gí e ní, Edizioni Cofine, 2020.
Nella prima pagina del libro, in occhiello, troviamo la riproduzione della stampa litografica Relativity dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher che, come è noto, propone, anche sulla base delle scoperte scientifiche nei primi anni del ‘900 di Heisenberg ed Einstein, una rappresentazione assai complessa dello spazio, quasi volendo dare una testimonianza grafica, spaesante e surreale, dei problemi posti dalla teoria della relatività.

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Un esistenziale accumulo (su “Svenimenti a distanza” di Mario Fresa)

Marco Furia

Nota di lettura a:
Mario Fresa
Svenimenti a distanza
il melangolo, Genova, 2017

 

A qualcosa che emerge accumulandosi si riferisce, con evidenza, la raffinata raccolta di Mario Fresa “Svenimenti a distanza”.
Non a caso, già all’inizio si legge:
“ […] Ha paragonato
la sua casa a una vecchia drogheria”.
Le drogherie sono botteghe in cui vengono venduti i più disparati prodotti: botteghe ricche di fascino, dall’atmosfera aromatica e misteriosa.
Si chiede l’autore a pagina 26:
“Perché osserviamo gli oggetti?”
Domanda enigmatica che allude a una condizione di durevole contingenza.
Perché siamo espressivi?
Perché siamo esseri umani viventi: questa non risposta mi pare la risposta migliore.
Non generica né imprecisa (come potrebbe a prima vista sembrare), bensì sinceramente aperta. Continua a leggere Un esistenziale accumulo (su “Svenimenti a distanza” di Mario Fresa)

Sinesteatronica in fieri – Ricordo di Gianni TOTI

… Il continuo spostamento da un’area semantica all’altra è ormai la condizione creativa minima per poter continuare a “descrivere l’universo” e contemporaneamente a “continuarne la creazione”, e la critica estrema del pensiero può essere perseguita proprio dai linguaggi artistici in lotta permanente contro se stessi e le proprie soglie critiche.

(Da una lettera di Gianni Toti a Giorgio Di Costanzo datata maggio 1987)
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