“nessuno a cui poter dire / che non abbiamo niente da dire / e che il niente che ci diciamo / continuamente / ce lo diciamo / come se non ci dicessimo niente”
Oggi in questa mia prestigiosa rubrica, che io ho creato e che io curo personalmente cercando di lasciare la parola esclusivamente agli ospiti e ai loro scritti, io ho l’onore grandissimo di presentarvi Archibald McGrath Waller, a ragione considerato dalla critica internazionale, quindi da me in primo luogo, che oltretutto lo conosco benissimo essendo stat* su* ospite varie volte a casa sua, il più grande poeta mannese di tutti i tempi. A quei pochi sventurati che ancora ne ignorano l’esistenza e il valore, basterà leggere il ritratto che io ne traccerò qui in queste poche righe per precipitarsi nelle librerie dove fa bella mostra la sua opera omnia che io ho tradotto, un lavoro che mi è valso l’encomio solenne di grandi accademici, non solo italiani, e soprattutto i complimenti di lettori comuni, tutti incantati dalla mia finezza e dal mio rigore che, come tutti sanno, sono da sempre le direttrici inderogabili che io seguo non solo quando io devo rapportarmi con i testi altrui, ma anche e soprattutto nel mio personale percorso di scrittura. Ecco, credo e spero di aver soddisfatto la vostra curiosità su questo poeta che io amo davvero tanto e che, stando a quanto mi ha riferito l’ultima volta che ci siamo visti, lavora da tempo alla traduzione dei miei testi nella sua lingua. Arrivederci alla prossima puntata di questa mia rubrica, una vetrina di autentici talenti, con un nuovo importantissimo ospite.
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