Archivi categoria: scritture di confine
Conversazione a Roca Vecchia (da “Iuncturae”)
È un buon luogo, questo, per ritrovarsi a conversare: il mare invernale, lasciato finalmente solo, si dà in tutta la sua austera significanza ed è parca, commovente la sua bellezza priva dei facili trionfi dell’estate.
«Ho sempre amato questi luoghi del passaggio, questi approdi momentanei da cui ripartire».
Accosta il pollice, l’indice e il medio (tra i quali è accesa una sigaretta) alla tempia destra e con l’anulare dell’altra mano percorre più volte l’orlo del bicchiere.
«Sì, capisco e qui il passaggio tra una sponda e l’altra è stretto, i nomi si richiamano tra una riva e l’altra e pure gli dèi (e i demoni) non sono stranieri gli uni agli altri».
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Opus tessellatum / 2 (da “Iuncturae”)
LA REGINA DI SABA (Parla il Re Salomone che, nel mosaico otrantino, le siede di fronte, ma in un altro medaglione)
«Signora del viaggio, mente che avida contempla la mia città, ti sono grato del dono che porgi a me pur non-sapiente – ma sapienza (sappilo) è cercare sapienza. Il tuo viaggio t’ha edotta, tu già sul sentiero per la sapienza nel momento in cui decidesti e apparecchiasti la partenza.
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Opus tessellatum / 1 (da “Iuncturae”)
(parla la creatura che regge sulla testa la scacchiera)
«Chi adesso scrivendo mi dà la parola lo ricordo bambino entrare in questo grande spazio figurato, camminare su questo tappeto di mosaico e, nella fascinazione del suo non capire, immergersi negli enigmi che mai gli si sarebbero dissolti, ma proprio per questo ancora restano luminosi e fascinanti.
Nell’animalità delle mie quattro zampe, nell’umanità del mio volto, nel sapiente trifoglio che, trino e germogliante, è figura della parola, reggo quest’enorme scacchiera e mostro così la geometria del vivere e del morire, dell’andare e del restare, squaderno la corrispondenza perfetta tra le speculazioni della mente e l’universo indagato e interrogato.
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Nel martello del cervello: su “Ludwig” di Andrea Leone
Anche questa volta si pensa al Manfred incarnato da Carmelo Bene, agli spasmodici recitativi del Tristan und Isolde di Wagner, alle affermazioni vertiginose di assoluto del Prinz von Homburg di Kleist mentre si leggono le sequenze di Ludwig di Andrea Leone (Fallone Editore, Taranto 2022) che ripete le altezze e le sontuosità del dire già raggiunte in Hohenstaufen e in Kleist – e si ha l’impressione di essere davanti a una “trilogia tedesca” nella quale si compie il miracolo di poter leggere in italiano sequenze di testi che, se fossero scritti in tedesco, avrebbero la stessa forza espressiva e concettuale, il medesimo ritmo antiretorico eppure sapientemente condotto secondo l’arte del dire e dell’argomentare. [continua a leggere su Via Lepsius]
Scritto 82
Lascio tutto lo spazio di questo “scritto 82” a chi, infinitamente meglio di me, ha saputo invitare a una vita non fascista:
Michel Foucault: Introduzione alla vita non fascista su Maldoror Press.
Naufragi nella selva oscura: su “Ostrakon” di Alessandro Ghignoli
Prenderei avvio dall’endiadi zanzottiana “oltranza oltraggio” per riflettere sul libro di Alessandro Ghignoli Ostrakon (Anterem Edizioni / Cierre Grafica, Verona 2022) e questa volta, diversamente dalla mia prassi di lettura abituale, non “attraverserò” Ostrakon perché esso, semplicemente, resiste a un tale tentativo e lo vanifica, ma, appunto, dispiegherò una serie di riflessioni e di ipotesi.
Sia chiaro da subito che, a mio giudizio, siamo davanti a un’opera di straordinaria e rara forza espressiva, concettuale e artistica e mi permetto di aggiungere che ho l’impressione di trovarmi non davanti a un volume a stampa, ma innanzi a un oggetto-spazio, a una scatola colma di enigmi e di sfide e di insidie, a un libro che rinnega sé stesso pur avendo, tra le mani che lo aprono per la prima volta, la tradizionale, rassicurante apparenza del libro. Continua a leggere su Via Lepsius
Scritto 81
IL MARTELLO DI YOSHIMASU GOZO
Il martello apre la parola: percuotendola la fa risuonare e la scheggia | la fessura | la spacca | la slabbra | la ferisce
Il martello inchioda oppure appiattisce o piega oppure ritma un tempo di lavoro o di canto
Il martello prolunga il palmo e le dita e il braccio
Un martello può uccidere
Ma il SUO martello estrae voce suono e vibrazioni e poesia che è pensiero diventato vento
Questo vento martella le tempie e il libro.
Questo martello – brandito alto nell’aria – abbattendosi ristabilisce la presenza
Dure paroi / Ardua parete
La montagna guarda
Le lointain / Il lontano
Yves Bergeret
Tratto da Carnet de la langue-espace.
Traduzione di Francesco Marotta.
Un pas puis l’autre
le lointain n’hésite pas ;
les chiens hurlent,
est-ce de joie ?
Les marées rapprochent écartent les montagnes
que tant de violence intimide
harcèle le jour la nuit.
Et si le lointain à pas sûrs s’approche encore
on sait coudre le cuir des montagnes :
tes doigts, le dur buis, le fil de la parole.
*
Per Cristina Campo (sul “Primo Amore”)
L’elegante volumetto dedicato a Cristina Campo (che già al tempo della sua prima apparizione Domenico Brancale ebbe a definire “una stella cometa sul suo cammino”) invita ad approfondire una figura che, assai legittimamente, sta conquistandosi sempre più interesse e, spero, lettori. [da qui]
Condivisione
Quaderno per le mani scalze (alcune scritture di ricerca di Antonio Devicienti)
Eschilo e la lingua-spazio
Flugblatt 8 / L’altro orizzonte della scrittura (esperimenti asemici di Antonio Devicienti)
Il termine tedesco Flugblatt significa “volantino” (alla lettera “foglio volante”) e ha nei paesi di lingua tedesca una storia assai interessante e gloriosa che risale almeno al XV secolo quando i “Flugblätter” (plurale di “Flugblatt”) venivano venduti (e a prezzi non sempre modici) durante i mercati, le fiere e altrove; i loro contenuti erano i più diversi e i Flugblätter ebbero un ruolo importante nel dibattito politico e culturale già ai tempi della Riforma luterana e nei secoli successivi.
La foto di copertina è di Francesco Jappelli (Un’altra Praga) e ritrae il Mercato del carbone nella Città Vecchia.
Buona lettura/visione. [A. D.]
Scrittura d’acqua (sul “Primo Amore”)
Dovunque acqua sia voce raccoglie (meglio: accoglie) e riscrive molti testi più o meno recenti, molti percorsi di scrittura e di pensiero sempre caratterizzati da quella tensione intellettuale e psichica mai pacificata, sempre sull’orlo del precipizio, sempre interrogante che vivifica tutti i libri di Domenico Brancale dal momento che l’acqua richiama direttamente l’interrogazione intorno all’origine, agli stati della pre-nascita per inoltrarsi nello stare-nel-mondo sempre condizionato (talvolta dolorante) a causa di questa separazione originaria.
[da qui]
Scritto 80
Un giradischi spariglia il tempo e incessanti le rondini stancano l’aria tra i due muri. Scaricano dal camion gli archi di luminara e la città divarica giorni altrimenti imperfetti dove la festa spaccherà con le sue luci l’anguria serrata della piazza.
Premuto sul selciato questo quaderno per ricalcarne sulla pagina quella geometrica quadrettatura dove inchiostro e scrittura scardinano l’ordine del tempo spalancando la festa, teatro scaleno.
Intanto i caravaggeschi di Terra d’Otranto se ne stanno nel buio degli altari (singhiozzando i passi del sagrestano semidemente annegano sugli scacchi del pavimento raccontando una storia fogliata tra gli orfani del convento).
E la 127 del restauratore di mobili sosta tozzo animale addossato al muro esterno della cappella della Madonna delle Grazie.
Genesi
Histrio aeternalis
Emilio Villa
da Letania per Carmelo Bene,
Milano, Scheiwiller, 1996
*
conviene di voce alla criniera immature, demetriaca,
della tua voce.
Bene! bene! Bene dicas illud Benebene
in venis ultimis, in vanis ultimis, in ultimatis vocibus:
Bene è il
non causato, l’histrio aeternalis, da Eleusi,
ma causante memoria pluviale giudicata
a convegno, a scomparti, a ritrovi, a segreti menischi
rotanti, giuturna giovenca giovenile
da celebrare come corpus simulans atqui dissimulans:
denti sangue frusta fianchi
i lampaneggi delle arcaiche cinerule aggressioni,
libellule fastose, grovigli scosciati, sgrovigli, e smerigli
di glottidi ammainate, mai nate,
in infinite ugule pendule nodule,
dove cuce e ricuce l’Ideogramma d’Allarme,
Dilettoso della Grazia Erratica in pendii di effigie,
dell’Invocazione a Delta del trans-
alimento impeccabile, sutura più negra
della Prossimità/Corporeità illividita innumerabile
in formula di mistero di Cerimonia parthenia,
da Eleusi, spiga parthenogenica, proprio detto
Ear Reclining, in una
parola sola solitaria unica
non conoscibile, suffragata a tutela
di non conoscere, di non abitare, di disapparire
*