Il poeta errante dell’Irpinia

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Gaetano Calabrese, “poeta errante dell’Irpinia” come ama definirsi, ha voluto condividere con i lettori della “Dimora” alcuni suoi testi, tutti scritti nel dialetto di Lioni. Ne pubblico uno di seguito, con annessa traduzione lineare, e rimando agli altri raccolti in una plaquette autoprodotta che si può liberamente scaricare cliccando sul link evidenziato a fondo pagina.
Nel ringraziarlo, invito chi è della zona ad andare a sentirlo questa sera, alle ore 18.30, al centro culturale “Bad Museum” di Casandrino, in provincia di Napoli. (fm)
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LO VICOLO SPARUTO

Lo truono ‘nzurdente
de la terra
commigliào de pòreva
la paura
e lo tiempo scontào amaro
‘no momento scuro
pe’ ro passato e ro futuro…

La luna, scanzata,
restào tassata
da l’allucchi straziati
de dolore
spiersi dint’a lo burrone
de la morte
e pe’ misi guardào,
notte e ghiuorno,
lo vicolo abbandonato…

Po’, a primavera,
‘na sera de marzo,
tornào ‘na rondinella africana
a lo rifuggio suio lassato,
ma trovào sulo
murricini de macerie
ostinate a non fa’ nasce
manco erevacce,
a non vole’ sente
‘nnocenti scarpulizzi…

Volào disperata totta la iornata
fin’a notte strapassata,
addommanào a re stelle
‘mbriacate da la muffa
de re prète sgarrupate
ma non avìo risposta…

A la vista de tanto sfacelo
se sentìo ‘n pace,
quasi contenta
d’ave’ assestuto la mamma
prima de la traversata,
puro rassegnata a la morte
de lo rondinotto suio,
come lo destino volìo,
sott’a ‘no cielo lontano…

A l’albi,
senza cchiù forza e volontà,
vasào ‘no gattone ‘nfrestecuto,
lassato da ‘no criaturo fuiuto,
convinta de pote’ morì
senza prea’,
senza spenne ‘na làcrema,
ma po’, come ‘mpacciuta,
senza penza’
zombào arreto
sbattenno re scegdde
e volào storduta
da re parole de lo sole,
sentennose ’n core
lo coraggio
de chi era romasto vivo:
cchiù forte
de quanto basta e soperchia…

[IL VICOLO SCOMPARSO
Il tuono assordante/ della terra /coprì di polvere/ la paura/ e il tempo scontò amaro/ un momento oscuro/ per il passato e per il futuro…//
La luna, illesa/ restò stupita/ per le urla straziate/ di dolore/ disperse nel burrone/ della morte/ e per mesi guardò/ notte e giorno/ il vicolo abbandonato..//
Dopo, a primavera,/ in una sera di marzo/ tornò una rondinella africana/ al suo rifugio lasciato/ ma trovò soltanto/ cumoli di macerie/ ostinate a non far nascere/ nemmeno (le) erbacce/ a non voler sentire/ innocenti scalpiccii…//
Volò disperatamente/ per l’intera giornata/ fino a notte alta,/ domandò alle stelle/ ubriacate dalla muffa/ delle pietre diroccate/ ma non ebbe alcuna risposta…//
Alla vista di tanto sfacelo/ si sentì in pace,/ quasi contenta/ di aver assistito (alla morte) di sua madre/ prima della traversata,/ finanche rassegnata alla morte/ del suo rondinotto/ come il destino volle/ sotto un cielo lontano…//
All’alba,/ senza (avere) più forza e volontà/ baciò un gattone inselvatichito/ che era stato abbandonato/ da un bambino fuggito (via)/ convinta di poter morire/ senza pregare,/ senza spendere una lacrima,/ ma poi, come impazzita,/ senza pensare,/ saltò indietro/ sbattendo (forte) le ali/ e volò stordita/ dalle parole del sole,/ sentendo nel (suo) cuore/ il coraggio/ di chi era sopravvissuto/ più forte/ di quanto basta e supera…]

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13 pensieri riguardo “Il poeta errante dell’Irpinia”

  1. Gaetano Calabrese è davvero un ottimo poeta dialettale. Anzi,l’appellativo dialettale lo trovo riduttivo, perché ne limita e ne ghettizza i contenuti. Invece , chi ha avuto modo di seguirlo dal vivo ha potuto apprezzare la dolcezza e la forza evocativa della sua poesia. In tempi di globalizzazione non solo delle merci, ma anche del pensiero e dei linguaggi (e questo inteso nell’accezione negativa), di riduzione a un blob inespressivo e piatto del tutto allo scopo di veicolare la legge del massimo profitto, riscoprire le particolarità dei territori e dei loro poeti al di fuori della logica reazionaria di “strapaese”, può essere un buon antidoto a “questa” globalizzazione “omologante” ,come si diceva giustamente negli anni sessanta e settanta del Novecento..Sotto questa luce trovo bello invece, l’appellativo di Poeta Errante dell’Irpinia, perchè evoca la più che bimillenaria tradizione “magnogreca” dei poeti erranti. Quelli che hanno dato un contributo decisivo alla “koiné” linguistica. Proprio quello di cui oggi ha bisogno la nostra lingua nazionale, sfinita e appiattita dalla koiné del linguaggio televisivo.
    Di sicuro stasera sarò a Casandrino.

  2. Biongiorno a tutti.
    Molte grazie a Francesco Marotta per la pubblicazione di questi miei scritti qui (che altro non sono che un libricino – autoprodotto e donato- di 18 pagine/in 50 copie donate per ricordare l’Incontro Al Bad Museum) e, soprattutto per averli resi in file pdf ,scaricabile in rete.
    Grazie a Salvatore D’Angelo – intervenuto generosamente e a Viola Amarelli che era impegnata a Napoli Una Piazza Per La Poesia e che conosco bene de visu e per scripta – e grazie a “erremme” che non conosco.
    Amici, posso solo dirvi che io sono un ” poeta irregolare”, “un poeta di chi lo incontra” uno che ha fatto e che fa sempre poesia improvvisando e donando e non ho ancora nessun libro pubblicato.
    Ieri sera, a Casandrino, sono stato accolto a cuore spalancato e, pur senza coordinamento, abbiamo svolto una serata interessante tra: D.Morganti, A.D’agostino, G.Pedicini, E.Schiavoni e le tante persone intervenute: aggraziate e attente, avvolte dal sorriso schiettissimo di Peppe Bonanno (padrone di casa).
    Anche lì ho scritto. Ho improvvisato tre ecfrasi e sono molto contento.
    Si prevede, a breve, un incontro più ampio e articolato in questa terra campana conurbata e stravolta selvaggiamente per consentirmi altro fervore e il dono di altri mie scritti allibrati.
    Vi auguro belle cose, vostro onorato Gaetano Calabrese .

  3. Buongiorno a tutti
    Sono Emilio Schiavoni l’artista presente al Bad Museum.
    Come già scritto,attraverso la mia opera,Gaetano Calabrese ha improvvisato (e donato) le sue ecfrasi con una generosità ed intensità davvero rare.
    Voce intatta.
    E’ stato emozionante ascoltare parole che erano come incastrate nelle mie opere per poi essere ri-costruite e ri-date con lo stile del “poeta di chi l’ho incontra”.
    Ringrazio Gaetano Calabrese per questo inatteso,quanto fortunatissimo, incontro.

  4. Conosco benissimo Gaetano Calabrese, appassionato poeta della nostra terra d’Irpinia, che per alcuni appare isolato nella sua cittadina forse perche’ troppo onesto ed intelligente. Gli auguro maggiore successo per l’auenticita’ dei valori che si trovano in tutte le sue poesie. Angelo D’Amelio

  5. Conosco da poco il poeta irpino Gaetano Calabrese ma nei brevi e fugaci incontri mi ha sempre emozionato il suo modo semplice ma incisivo di descrivere momenti, luoghi e personaggi.
    Gli auguro sinceramente maggior successo.

  6. Gaetano Calabrese è una risorsa importante per l’irpinia, un brandello di verità in un contesto fatto spesso di ipocrisie, un rappresentante schietto della nostra cultura, egli si dona e ci concede…un profondo respiro di terra.
    A nome di tutta la ProLoco di Castel Baronia, Grazie di cuore.

    Enzo Mazzeo

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