Scuola di calore

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Massimo Rizzante

Nella sua terza raccolta di poesie, Scuola di calore, scritta tra Occidente e Maghreb, Massimo Rizzante sceglie come sole protagoniste le donne che raccontando semplicemente la loro vita cercano di spezzare il circolo vizioso del dolore e dell’amore, della ricchezza e della povertà…
Scrive l’autore nel Post scriptum all’opera: «È un dato: tutte le civiltà sono nate dal sopruso, dallo sfruttamento, quando non dalla guerra fisica o psicologica che gli uomini hanno fatto alle donne. Quando penso alla Storia, mi viene in mente un mattatoio attorno al quale un gruppo di maschi, sazi del lavoro compiuto, danzano in piena erezione. La donna soccombe, e ogni volta che una donna soccombe alla monolitica virilità dell’uomo è un pezzo di civiltà che se ne va. Non è una sconfitta della donna, ma dell’uomo che non è riuscito a far propria la sua parte di femminilità, cioè dell’uomo che non è riuscito ad accogliere la fragilità come valore e che perciò continuerà a mutilare e a rendere inferma la donna, oltre che se stesso. Ora, questa fragilità per me è il valore supremo, è l’essenza della femminilità e l’essenza di una civiltà.
Finché sarà maltrattata non ci sarà una vera civiltà».

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Massimo Rizzante
Scuola di calore
Milano, Effigie Edizioni, 2013

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Lydie

entre la justice et ma mère, je choisis ma mère
Albert Camus

Adesso che sono morta
analfabeta come sono nata,
la sola lezione che desidero lasciarti
è questa: se cominci a donarti agli altri –
vecchi, storpi, o borghesi di Casablanca –
come io per cinquant’anni ho fatto senza sosta,
devi sapere che anche quando darai tutto
sarai condannato a non dare mai abbastanza.
Qualcuno ha scritto:
«Quando trovi tua madre, serra le entrate,
chiudi le porte. Solo così non si esauriranno le tue forze».
Ma, habibi, come due labbra
non possono combaciare
che in un solo punto vulnerabile della mente,
per quanta precisione, delicatezza e studio
tu abbia consumato nel richiamarle all’ordine,
così non si dà mai tutto.
Avrai allora due soluzioni:
caricarti sulle spalle il corpo di tua madre,
il corpo di questa povera sorda agli insulti
e alle umiliazioni, precipitando con me
nella valle degli Spiriti, o abbandonarmi
sulla strada per Ourika,
in uno di quei riad ai piedi dell’Atlante
gestito da coppie senza figli,
dove una vecchia donna delle pulizie,
seppur priva di vita e scalza,
potrà sempre dare il benvenuto
ai fantasmi dell’Occidente: «Salam aleikum!».
Lo so, tu hai sempre desiderato l’eterno ritorno,
vedere e udire il muto parlare,
o, come disse Ibn ‘Arabi, il «paralitico
camminare» di chi anche una sola volta
hai sorpreso a masturbarsi in una toilette del Prado,
della sorella che ti è stata accanto
sotto la ghigliottina del burocrate,
o dell’amica che per ventiquattro ore
ti ha accompagnato sul sentiero dell’arte,
dove s’insegue ciò che ci sfugge
temendo di perdere ciò che si ha.
La tua legge è stata la non separazione.
Non ti è importato perciò di trasformarti nello zimbello
dell’amore e dei suoi nove orifizi.
Né assomigliare a quell’imbecille decapitato
che con un cucchiaio si sforza di imboccare una testa
che giace esangue tra le sue ginocchia.
Con la stessa forza ora ti chiedo: continua a viaggiare
nello spazio dei vivi, come un satellite
intorno al quale gravitano i pianeti –
cameriere, commedianti o danzatrici del ventre –
e, io, tua madre, il Sole, puntuale come le catastrofi,
esecutrice testamentaria della luce.

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[Una selezione di testi tratti dall’opera, ancora in corso di composizione, fu pubblicata, per gentile concessione dell’autore (che ancora ringrazio), nella “Biblioteca di RebStein“, Vol. XIX, Giugno 2011. (fm)]

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Nota biobibliografica

Massimo Rizzante (1963) è poeta, saggista e traduttore. Ha fatto parte dal 1992 al 1997 del “Seminario sul Romanzo Europeo” diretto da Milan Kundera. Insegna all’Università di Trento e alla Tokyo University of Foreign Studies. Ha pubblicato le raccolte di poesia Lettere d’amore e altre rovine (Biblioteca Cominiana, 1999) e Nessuno (Manni, 2007) e la novella Ricordi della natura umana (La Camera Verde, 2010). Tra i saggi ricordiamo L’albero. Saggi sul romanzo (Marsilio, 2007) e Non siamo gli ultimi, vincitore del Premio Dedalus (Effigie, 2009). Per Adelphi ha tradotto Il sipario (2005) e Un incontro (2008) di Milan Kundera e curato l’antologia poetica di O. V. de L. Milosz, Sinfonia di novembre e altre poesie (2008). Sempre a sua cura sono usciti M. Crnjanski, Lamento per Belgrado (Ponte del Sale, 2010) la nuova edizione dei Sonnambuli di H. Broch (Mimesis, 2010) e Il dottor Hartz e altre poesie di O. Lamborghini (Scheiwiller Libri, 2012).
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7 pensieri riguardo “Scuola di calore”

  1. Splendido e complesso l’epos della madre, che diviene guida e esecutrice testamentaria della luce, del sole. Tutto è spiegato nella nota . La civiltà( ma non quella di cui c’è traccia nei resti paleontologici e archeologici che è matriarcale, ed è’ civiltà’) è nata da uno stupr, un atto di violenza sulle donne. Esistono però tacce che si tramndano nelle favole, nei miti, nelle leggende dei reperti, di una antica o coesistente civiltà matriarcale . Le streghe e i loro roghi ne sono un esempio.. La fiaba di Melusina, Il culto di Demetra. La Terra madre, Riscoprire Bachofen, Engels, Consiglio G.Galli, Cronwelle Afrodite, Pinkola Estes, Donne che corrono coi lupi.
    Ammiro molto questo blog. Ma perchè non vi aprite alle donne? A contributi nuovi? Anche nel web ci sono esami da passare, garanzie da offrire, Così ci si chiude all’apporto della diversità.. In questi tempi grigi, fermi, non esiste più nessuna rete reale, nessuna solidarietà neanche tra letterati/e, poeti/e.. Bisogna osare di più , avere coraggio. Le èlites che non guidano, non possono incidere sulla vita di nessuno. Spero di avere risposta. Grazie

  2. Cara Gloria, innanzitutto grazie per l’apprezzamento del blog e per il rilancio del post di Rizzante, un autore che, tra l’altro, ci sta particolarmente a cuore, sia come poeta che come studioso di letterature.

    Non ho ben capito, comunque, il senso della parte finale del tuo commento, anche perché contiene espressioni (“esami da passare”) e termini (“élites”) che non rientrano a nessun titolo né nel mio vocabolario personale, né nella prassi del sito: un sito che, da quando è nato, ha fatto della “diversità” la sua bandiera e della “inappartenza” la sua ragion d’essere. Niente di più lontano da noi – dalle nostre vite, dalla nostra moralità, dalla nostra cultura e dal nostro sentire politico -, degli schieramenti, delle scuole, delle etichette, dei gruppi, delle clientele e delle mafie, piccole o grandi che siano, che hanno trasformato la rete letteraria in un inguardabile acquitrino di narcisimi, di identitarismi, di logiche di scambio e di fascismi variamente camuffati.

    Se manca un indirizzo del blog a cui riferirsi, si può lasciare un messaggio in bacheca – e nessuno che l’abbia fatto non ha poi ricevuto una risposta. Siamo aperti a tutto, ma non si può pubblicare tutto, anche perché: a) vorremmo pure cercare di sopravvivere; b) non ci paga nessuno (e molti di quelli che passano, una volta pubblicati, non mandano nemmeno una mail di saluti…); c) il novanta per cento di quello che ci arriva (calcola una media di dieci-quindici file al giorno!) sono delle schifezze al cui confronto le scritte dei cioccolatini sono parti danteschi; etc. etc.

    Il tuo rilievo sulle donne, poi, è ben strano: questo blog si è retto, da sempre, e continua a reggersi, su contributi di donne: Annino, Pigliaru, Pierno, Golisch, Frisa, Castaldi – i primi nomi che mi vengono in mente – sono autrici di una buona fetta degli articoli presenti nel blog.
    Sarà un piacere aggiungerci anche qualcosa di tuo, perché no…

    Ciao, un cordiale saluto.

    fm

  3. Non trovo nulla di più potente della capacità propria di Rizzante di far dialogare il femminile di mondi così diversi come quello occidentale e quello mediorientale, leggerlo è una bellezza che sgomenta e fa aprire una miriade di cassetti interiori cui attingere per capire e leggere la realtà quotidiana. Per me l’autore che sento più vicino, quello da cui trarre maggiore ispirazione e insegnamento.
    Scuola di calore, scuola di scrittura, scuola di vita e poesia, appunto.
    grazie per questa bellezza.

  4. Bellissima, grande capacità di mimesi nel dar voce allo specifico femminile; cosa che sa fare solo chi ha un’autentico talento per la poesia, al di là di stili e metri e al di là del “genere”a cui appartiene la voce autoriale. Qui c’è sostanza ed espressione…e si sente.

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