Appena fuori dalle vie usate
la strada ricorda un groviglio di passi lenti,
se fossero direzioni
ci si potrebbe dedicare un po’ di cammino.
Magari scambiando impronte
e non mattine scarti di qualche carreggiata,
ma il tempo è un vestito
che si arrocca nella poca grazia delle biciclette
mentre vanno.
A pochi passi da un caffè incerto
quando salutarsi
è aggiustare il cielo con un po’ di pioggia,
facendo finta di non rubare.
E finché tutto il peso
sceglie esattamente il vento di una curva,
andando per attimi da lasciare in mancia.
Più in là un ultimo nome esposto
battezza panchina ogni foglia,
ogni resa d’aria: esule ad imbrattare pose.
Come il sogno
di chi spesso si scorge nato.
(Tratto da: Il dentro che bussa
di prossima pubblicazione in
“Quaderni di RebStein”, LXIX, dicembre 2017)
Invito alla lettura di questo autore in continua crescita “non mattine scarti di qualche carreggiata”, lieto di trovarti su questa pagina Rosario
grazie Flavio!
Partiamo dall’essere felice per te e per la poesia che (ci) offri, Sarino!! Poi, sarà la volta del tuo quaderno che so già dilaterà la gioia da buona poesia…ho già letto l’introduzione di Flavio e il cielo è tornato azzurro…quindi un sentito grazie a La dimora per il suo prezioso lavoro. Abbraccio collettivo :D
grazie Angela, abbraccio ricambiato!