La traccia indelebile (I) – Anna MALFAIERA

Anna Malfaiera
(Fabriano 1926 – Roma 1996)

Anna Malfaiera nasce a Fabriano nel 1926. Dopo essersi diplomata presso la Facoltà di Magistero di Urbino, si trasferisce a Roma dove lavora al Ministero della Pubblica Istruzione. Collabora alle riviste letterarie “Letteratura”, “Galleria” e “Fiera letteraria”, partecipando a letture e varie manifestazioni culturali.

Sue poesie sono apparse in numerose antologie. Agli anni 1987-1989 risale il suo incontro con il teatro e la produzione di testi destinati alla lettura e alla rappresentazione.
Tra le sue raccolte poetiche ricordiamo: Fermo Davanzale (Padova, Rebellato, 1961); Il vantaggio privato (Sciascia, Caltanissetta, 1967 e 1970); Lo stato d’emergenza, a cura di Emilio Villa, con disegni di Valeriano Trubbiani (Macerata, La Nuova Foglio, 1971); Verso l’imperfetto, a cura di Adriano Spatola, con introduzione di Alfredo Giuliani (Mulino di Bazzano, Tam Tam, 1984); E intanto dire, a cura di Mario Lunetta, con postfazione di Giulia Niccolai (Roma, Il Ventaglio, 1991); 27, Rue De Fleurus, con una nota critica di Mario Lunetta (Roma, Il Ventaglio, 1992); Il più considerevole, con una nota critica di Giuliano Gramigna (Verona, Anterem edizioni, 1993).

I testi qui presentati sono tratti da: Anna Malfaiera, Il più considerevole, nota critica di Giuliano Gramigna, con un disegno di Jean Luc Moreau Romain, Verona, Anterem Edizioni, “Collezione del Premio Lorenzo Montano”, 1993.

Il più considerevole

Leggero persistente mi piace il segno
che s’impone tra tanti libero. Mi piace
quando aggregato cosciente produce
la cosa pensata scritta. Azione
in senso straordinario in armonia
con le intenzioni calco e suono
il segno incede s’inoltra si combina
recede o vaga incerto. Mia meta
quotidiana avanti indietro rigetto
dell’aldiqua dell’aldilà investita
dagli utensili dal cibo dalla polpa
del frutto marcito. Mio riscontro
io e il segno che emerge autonomo.
Mi stupisce se origina e sopravanza
una risoluzione ragionata mi riduce
se appena si evidenzia un soffio contrario
lo scombina lo consegna al vuoto fantasma
invariato sibilo lacerante lacerato.

*

Non rinuncio ritengo risolutiva
la mia determinazione a decidere libera
di ripartire quanto è necessario da quanto
limita il terreno accessibile delle immagini
illusorie che s’impegnano a vivere.
Nell’urto di tensioni contrastanti
mi oppongo al piano stratificato di evocazioni
nominali per affermare che persiste in me
un’attenzione vigile attiva indipendente
nella valutazione critica degli avvenimenti
un’energia di segno in posizione un intuito
che rompe lo schema accomodante dell’imposizione
forzata. Nella situazione la più minacciosa
l’idea terribile è che alcuni stiano
esercitandosi ad agire a nostro danno
senza chiedersi fin dove spingere quanto basta.
Soggetta ma non rassegnata scompiglio
il visibile di cui diffido le incidenze
impreviste che non coincidono. Coinvolgo
in espansione il grido ininterrotto che vaga
nell’aria notturno adagio di riflesso.

*

Accorre si affolla la comprensione
del mondo intero estremamente desiderata
quantità di esperienze motivate contrastanti
paralizzate che pure gemendo si amano
complementi che s’ingegnano ad essere
a resistere per riproporsi ogni volta
da capo instancabili movimenti da luogo
a luogo andante orchestrato di ricordi
evento favoloso raccontato fondamenta
che rendono il mondo articolato
espresso definito una comune parentela
il primo piano dell’approdo futuro.

*

Come edera d’un tronco annoso arroccata
vita cumulo ispessito di sotterranei
camminamenti fusioni di giorni e notti
innesti raffiche di stagioni inesauste
legami avvinghiati tenacemente resistenti.

*

Ispessisce il silenzio del giorno curvato
il silenzio che nel sonno si turba si tradisce
oppresso quasi grida richiamo afono diluito
nella memoria impregnata di presenze lontane
finalmente docili piume vaganti contese
alla corrente di gelo che mi incrocia.

*

Mi inquieta la paura lecita del fidarsi
o no considerando situazioni condizioni
affanno ed altro senza esagerare preme
con tatto molesto realizzato con talento
in una dinamica progressiva. Non so
se è casualità il meccanismo travolto
dal negativo di quanto non va o andrà
se l’ordine dell’universo esperto
risolve per sé la catastrofe glaciale.

La porta in faccia

Non trattengo la rabbia che da tempo voleva
esplodere restituisco temeraria il poco
forse il nulla di quanto mi ha sopraffatto
a lungo e pure offeso fino a rendermi
cosciente in eccesso del mio rivolgimento.
Pronto l’istinto si arroventa attacca
di colpo fuori di sé proteso ingordo.

*

Mi pettino allo specchio. Contemplazione
negata la smorfia abituale subito evidente.

Stessa ombra costeggia il corpo vi approda
un insistente ingombro di presagi. Appare
si fa beffa induce il dubbio a farsi liquido.
Malformazione della mente. Le ferite essiccate
si riaprono e con le nuove gocciano sangue
misto a mucosa. La smorfia del viso raggrinzito
s’incunea taglia la simmetria del composto
consueto un tempo certo ordinato erboso.

*

Infine stare un senso greve di colore
grigio su quanto accade sullo sfondamento
dei pasticciati rimandi mio corpo estraneo
al quotidiano scorrimento inconsistente
eppure vigile respiro unico affaticato
non riparato dal disincanto alla porta.

*

Differenze di natura in una assortita
collocazione. Percorrono in lungo e in largo
flussi d’intolleranza di disperazione.
Sembra vano appellarsi a pratiche associative
a ordini legittimati alle relazioni di scambio
subentrano autorità azioni repressive
imposizioni forte debole congiunzione.

*

Questo malessere può essere un abisso
profondissimo un demone in estensione
in coincidenza di presentimenti avversi
un contenitore di ombre vaganti inascoltate
specchio senza rimandi di cose e persone
somma d’intenti perduti contrapposti
alla pura casualità respiro inafferrabile
di un consistente azzardo invasore.

Dalla Nota critica di Giuliano Gramigna

[…] Tutta la raccolta sembra escludere, deliberatamente, l’uso della metafora, così connessa, secondo tradizione, alla poesia. […] Al posto lasciato vuoto dalla metafora, c’è un meccanismo che definirei, in senso largo metonimico, di adiacenza. Gli enunciati si dispongono l’uno a fianco dell’altro, la quasi-inesistenza di punteggiatura favorisce lo scorrere del senso, che non resta più legato a una frase ma inonda, per dir così, tutta la sequenza poetica: movimento nelle due direzioni, giacché il senso può anche risalire il testo, con effetto di choc en retour.
Questo meccanismo non provoca tanto incertezza conoscitiva nel lettore, quanto la sensazione che dentro ciascun blocco la circolazione si mantenga in atto, che si dia una sorta di equivalente dignità d’ogni elemento rispetto al discorso, che astratto e concreto smettano di contrapporsi. […]
Provvisoriamente, si potrebbe concludere che la poesia di Anna Malfaiera ha qui il suo tratto caratterizzante, e il motivo d’interesse che stimola: essa parla con insistenza, con coerenza, anche linguistica, di un oggetto che si rifiuta di presentare, o se si preferisce, di fare comparire.
Simmetricamente, è una poesia piena, che si costruisce per blocchi compatti, il che ha la sua rilevanza, come sanno benissimo non solo i poeti visivi ma i loro antenati, che sagomavano i testi in forma di anfora, di uccello, di albero – come si dà forma tosandoli ai cespugli di bosso.
L’ “urgenza del dire” trova sfogo anche in tale occupazione degli spazi della pagina. Senza restare prigioniera di schemi passati, la poesia – qui quella di Anna Malfaiera – si ri-esperimenta.

***

3 pensieri riguardo “La traccia indelebile (I) – Anna MALFAIERA”

  1. Testi molto belli, un’autenticità rara.

    “Questo meccanismo non provoca tanto incertezza conoscitiva nel lettore, quanto la sensazione che dentro ciascun blocco la circolazione si mantenga in atto, che si dia una sorta di equivalente dignità d’ogni elemento rispetto al discorso, che astratto e concreto smettano di contrapporsi. […]”

    Impressione viva e che colpisce. Poesia dal segno particolare. L’autrice è una voce presente da tanto nel panorama italiano della poesia e fa piacere leggerla in rete.
    Grazie a Francesco come sempre.

  2. Grazie, Nadia. La Malfaiera è una dei tanti poeti, degni della massima attenzione, che il nulla pneumatico di tanta produzione in versi odierna ha relegato ai margini.
    Spero, così come fortunatamente è successo già in qualche altra, sia pure sporadica occasione, che qualcuno ne ripubblichi l’intera opera. Sarà più facile accorgersi, allora, di quanti le sono “debitori”, anche se fingono di non ricordarne nemmeno il nome.
    E’ il solito (mal)costume italico, che detta legge (e non poteva essere altrimenti) anche nel campo delle lettere.

    fm

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