Il tempio-bussola

bassae

di Crescenzio Sangiglio

   

    1. Certamente gli antichi templi greci non erano comuni opere architettoniche e altrettanto certamente non furono costruiti all’unico scopo di ospitare divinità dell’antico culto.

Nel loro intimo i templi antichi contengono ed esprimono la profonda relazione che unisce la terra al cielo, l’essere umano visibile, finito e transeunte all’infinito ed eterno invisibile ma intuito supraumano.

Il tempio di Apollo Epicurio, di cui qui sarà parola, è senz’altro una costruzione che riserva importanti sorprese sin nelle sue fondamenta, che molti scienziati ebbero a giudicare “molli” senza capire il “segreto” che vi si cela e dimostra invece l’estrema acutezza e genialità del progetto ivi messo in atto. 

Dedicato ad Apollo Ausiliare o Ausiliatore,1 ovvero aiutante i combattenti in battaglia, il tempio è stato edificato tra il 420 e il 410 a.C., quasi sicuramente sopra precedenti complessi cultuali dei sec. VIII-VI a.C., in località Basse (ant. Βάσσαι), attualmente Vasses (Βάσσες), ad una altezza di 1131 metri nel centro del Peloponneso, tra l’Arcadia e la Messenia. Architetto progettista ne è stato quel medesimo Ictino2 che, insieme a Callìcrate, ideò e attuò il capolavoro del Partenone sull’Acropoli di Atene. È comunque indiscutibile che nella struttura del tempio a Basse Ictino ricapitoli tutta la scienza architettonica della civiltà ellenica esaltandola e ponendola a paradigmatica creazione d’arte.

La località di Basse non è per nulla casuale nella erezione del tempio: protetta da una corona di imponenti massicci montuosi come il monte Kotìli, il monte Lìkeo, il monte Tetrasio e il monte Eleo, quasi a mo’ di abbraccio, Basse, ossia “piccole valli”, βάσσαι o βήσσαι, nel significato del termine antico, riferendosi alle piccole valli site in mezzo alle montagne circostanti, è stata da sempre culla di sacri monumenti religiosi dedicati ad Afrodite, Pan, Zeus, Artemide e Apollo, risultando in tal modo uno dei maggiori centri di culto in Grecia.3

Nel II sec. d.C. Pausania nel suo viaggio in Peloponneso rimase fortemente meravigliato alla vista del tempio, maestoso e possente ma allo stesso tempo quasi arioso e leggero, irradiante apollinea luce insieme a marzio vigore4.

È fuori di dubbio che Ictino prima di iniziare l’opera procedette ad un dettagliato, nei minimi particolari, esame dell’area interessata, sopra tutto del sottosuolo, nonché dei materiali edili che sarebbero stati utilizzati. La sua preferenza cadde sul calcare cinereo/biancheggiante, abbondante nella regione: esteticamente pertanto il tempio appare come naturale elemento locale, si direbbe preesistente in sé e per sé nel paesaggio circostante ed eterno nella sua formazione.

È l’unico tempio che coniuga i tre noti ordini architettonici. È periptero, esastilo, con pronao, cella o nao distilo in parastasi, adyton e opistòdomo. Il peristilio è formato da 6 colonne doriche sui lati minori e 15 colonne sui lati maggiori, anziché le consuete 6×13 degli altri templi: di conseguenza possiede una forma più allungata. Peraltro è anche il tempio che, collegandosi alla tradizione religiosa arcadica, è disposto in un allineamento N-S (nord-sud) contrariamente alla usuale disposizione E-O (est-ovest) degli altri templi elladici.

Nell’interno del tempio, nel senso longitudinale, vi sono cinque semicolonne ioniche che costituiscono le estremità di muri che a loro volta producono altrettante nicchie. In mezzo all’ultima coppia di semicolonne ioniche era posta una colonna sormontata da un capitello corinzio, che è il più antico esempio noto, una parte del quale è esposta oggi al Museo Archeologico di Atene.

La parte superiore esterna del tempio era cinta da uno zooforo dorico. Le sei metope del pronao rappresentavano il ritorno di Apollo all’Olimpo proveniente dalle terre Iperboree. Il principale elemento decorativo del tempio stava, comunque, all’interno di esso, sullo zooforo di marmo in stile ionico sopra le semicolonne ioniche nel nao. Lungo 31 metri, era composto da 23 tavole marmoree: 12 di esse riproducevano l’Amazzonomachia (la battaglia tra i Greci e le Amazzoni), mentre le rimanenti 11 rappresentavano la Centauromachia (a lotta tra i Lapiti e i Centauri).

Il tempio non è interamente marmoreo come il Partenone: sono di marmo solo lo zooforo (fregio), i capitelli, i cassettoni dei vestiboli, le metope e il tetto.

Durante gli scavi effettuati nel 1812, le tavole vennero trovate coperte da strati di detriti architettonici e nel 1815 furono trasportate nel Museo Britannico dove sono tuttora esposte insieme ai frammenti degli acroteri e delle metope. Sembrerebbe che lo scultore delle tavole sia stato Peonio, autore della famosa statua di Nike a Olimpia.

In linea generale, dunque, il Tempio di Apollo a Basse è un’opera le cui considerevoli dimensioni trovano il giusto equilibrio con la grazia che emana e ciò – merito del suo autore, eminente artefice – mediante l’utilizzazione della stessa luce quale elemento edile del tempio, i chiaroscuri producendo la sensibile impressione di levità dell’intera costruzione.

Il tetto, infine, era inclinato, con tegolatura marmorea, di stile corinzio.

     2. Sin qui i dati concernenti, per così dire, l’aspetto esterno del tempio e, comunque, le parti visibili di esso, strutturali e artistiche.

Nel titolo del presente saggio si è fatto cenno ad un “tempio-bussola”, nel senso di fabbricato per certi versi mobile, fabbricato che in realtà “scivola” sul propri angolo muovendosi, per paradossale che ciò possa apparire, intorno ad un asse verticale al suo lato sudorientale in una rotazione di 50.2 secondi di grado, esattamente quanta è la precessione annuale degli equinozi.

Come è noto, la precessione degli equinozi, cioè la rotazione dell’asse terrestre intorno alla verticale, simile al moto di una trottola in fase di conclusione, consiste nel movimento della Terra mediante il quale muta l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse. È un costante, inevitabile spostamento ciclico di direzione che si conclude interamente entro un periodo di 25.722 anni giuliani, noto anche come anno platonico. Durante tale periodo la posizione delle stelle sulla sfera celeste cambia lentamente, sì che cambia altresì la posizione dei poli celesti, rimanendo invece invariato il polo terrestre.

La scoperta e definizione della precessione degli equinozi è dovuta all’astronomo greco Ipparco di Rodi (190-120 a.C.). Nondimeno lo studio degli Inni Orfici e in particolare l’Inno ad Apollo e a Plutone, rivela il fatto che gli antichi greci erano a conoscenza del fenomeno prima ancora di Ipparco e la prova ne è la sua applicazione pratica al Tempio di Apollo Epicurio nel V secolo a.C.

In questa singolare “particolarità” sta pertanto il “miracolo” architettonico compiuto dal grande Ictino, un “miracolo” le cui prime indicazioni (o sospetti, se si preferisce) furono rese note dall’archeologo americano Cooper nel 1972, il quale ebbe allora a scoprire, dopo aver eseguito alcune sezioni nelle fondamenta del tempio, che l’intera massa edificata poggia sopra una inconsueta base sotterranea.

Sul lato orientale del tempio esiste, alla profondità di due metri, uno strato di roccia attentamente intagliata, con una inclinazione verso sud. Sul lato meridionale però la situazione è alquanto differente. In quel punto il tempio sta “seduto” sopra una massa di materiali di riporto, e più specificatamente uno strato di terra argillosa giallastra e ciottoli di mare.

In tal modo si verifica la possibilità per il tempio di “scivolare” secondo le modalità sopra menzionate. Sennonché il movimento di roteazione e l’assorbimento delle vibrazioni vengono efficacemente “aiutate” dal fatto che l’intera base del tempio è costruita con successivi strati di placche tra di loro articolatamente connesse con giunture metalliche intorno alle quali è stato versato del piombo che attutisce le pressioni. Commettiture del genere peraltro risultano (stranamente?) anche nel pavimento del Tempio di Atena Provvida a Delfi, un edificio per molti versi misterioso, chiamato “Cupola” (Θόλος).

     3. Certamente lo “strano” basamento del Tempio (che naturalmente non si riscontra in nessun altro tempio greco) deve essere stato ideato ed attuato avendo in precedenza calcolato con assoluta precisione il peso dell’edificio e il suo angolo di rotazione in modo che l’apertura di quest’ultimo ogni anno sia uguale a 50.2 secondi di grado, esattamente come la precessione annuale degli equinozi!

A fondamento di tutto ciò sta quindi lo spostamento del Polo Nord del Cielo. E tale variazione gli antichi costruttori del Tempio avevano con perfetta precisione valutato così costruendone le fondamenta da permettergli di “ruotare” per seguire nel corso dei secoli appunto la precessione degli equinozi.

Nella sua indagine, intesa a determinare la stabilità del Tempio al fine di un programma di restauro, Cooper scopre che il tempio “era uscito dal suo posto”, per cui il progetto di riattamento viene abbandonato.

Il quesito pertanto che si poneva era come avesse fatto il tempio a spostarsi sulle proprie fondamenta mentre il suo asse continuava a indicare il Nord. Normalmente il Tempio avrebbe dovuto, entro un certo numero di anni, crollare sul pendio del costone roccioso dove si erge. Nessuna distruzione però è avvenuta, e questo non può che ascriversi ai precisi calcoli matematici, geofisici e astronomici eseguiti dall’autore del tempio, come peraltro risulta altresì con ogni altra costruzione del culto nell’antichità, e non solo greca.

Così, se a Basse il tempio “scivola” e “ruota” in un certo modo, non è certamente né fortuito né per errore, ma alla perfezione ponderato e realizzato: in sostanza, un esito attentamente e precisamente preordinato nella puntuale prospettiva delle azioni e reazioni sia del terreno di base che dei materiali impiegati nell’intero manufatto, dal profondo delle fondamenta all’apice del tetto.

Quindi l’intero tempio si muove in questo modo comportandosi come uno strumento di osservazione della volta celeste coordinandosi con l’astro del Nord, la Stella Polare. Un risultato davvero sorprendente o, meglio ancora, mirabile!

Propedeutico tuttavia a tale assestamento statico-dinamico risulta un’altra ”invenzione” che completa il complesso di “attività” che ”svolge” il Tempio. Così, contemporaneamente al tempio di Apollo Epicurio a Basse era stato costruito un altro piccolo tempio molto più in alto, in cima all’attuale Monte Kotìli, un tempio con funzioni di “pilota” o punto di avvio, così che, se qualcuno si ponesse all’ingresso del grande tempio in allineamento con il tempio situato sulla vetta, incontrerebbe e vedrebbe il pieno punto 0 del Nord! Una perfetta funzione di bussola!

Gli assi di entrambi i templi erano orientati verso il Nord e ugualmente si trovavano nel medesimo meridiano. All’epoca della loro erezione il meridiano terrestre, come sempre, aveva per posizione nel Cielo il Meridiano Celeste. Con il passar dei secoli, mentre il meridiano terrestre non muta, il Meridiano Celeste, spostandosi il Polo Nord del Cielo, volge verso sinistra nella misura di 50.2 secondi di grado all’anno.

È stato quindi calcolato che all’epoca in cui il tempio fu eretto, Stella Polare era la Alfa della Costellazione del Drago. Nel corso dei millenni succedutisi fino ad oggi e a causa della precessione degli equinozi, attualmente la Stella Polare risulta essere la Alfa dell’Orsa Minore. E continuando nel tempo, tra 10.000 anni la Stella Polare sarà Deneb o Alfa del Cigno e tra 13.000 anni la stella che indica il Polo Nord sarà invece Vega o Alfa della Lira.

A questo proposito così si esprime il matematico Stilianòs Petrakis5: “Ho pensato che, se la mia teoria sul funzionamento del tempio anche come osservatorio della volta celeste è corretta, allora anche oggi dovremmo poter trovare le prove per cui il tempio “si pone in armonia” con la geometria celeste.

Il suo asse, come si delinea nel suo orientamento e secondo le posizioni delle placche del pavimento, è rivolto verso il Nord del cielo. Duemilaquattrocento anni fa “indicava” la stella A del Drago. Oggi dovrebbe “indicare” la stella A dell’Orsa Minore”.

E in effetti, è così! “Ho constatato con i miei occhi questo fenomeno”, continua Petrakis, “il 2 aprile 1972. Pazientemente ho aspettato che si facesse notte, ponendomi dietro all’ara circolare che sta nell’interno del tempio. E quando sono apparse le stelle, vidi che, prolungando in linee ideali le due centrali colonne settentrionali verso il cielo, queste incontravano, esattamente nel loro centro, l’attuale Stella Polare, stella A dell’Orsa Minore”.

Ciò quindi significa che il tempio continua nei secoli a scivolare su se stesso seguendo la annuale precessione degli equinozi di 50.2 secondi di grado, e pertanto “puntando” sempre la Stella Polare nei suoi astronomici spostamenti, ossia il punto 0 del Nord.

Questa dunque la singolarità ed unicità del Tempio di Apollo a Basse, il primo tempio greco antico, peraltro, ad essere incluso dall’Unesco nella lista del patrimonio culturale mondiale il 1986, prima ancora del Partenone! Un tempio vera e propria bussola costantemente rivolta al mutevole Nord della Stella Polare da quasi due millenni e mezzo!

     N O T E

1) Durante gli scavi furono trovate molte armi, specialmente difensive, con molta probabilità offerte al dio a titolo di ringraziamento per aiuti ricevuti. Ciò spiega anche l’epiteto epicurio dato al nome di Apollo, che appare quindi essere una divinità guerriera o comunque protettrice dei combattenti in guerra.

2) Pausania VIII, 41, 9: “Ικτίνος ο αρχιτέκτων του εν Φιγαλία ναού γεγονώς τη ηλικία κατά Περικλέα και Αθηναίοις τον Παρθενώνα καλούμενον κατασκευάσας”.

3) Nel 1903, nel corso degli scavi che erano compiuti in una piccola valle del Monte Kotili, furono scoperti i resti di due santuari dedicati rispettivamente ad Afrodite e ad Artemide Orthasia.

4) Pausania VIII, 41, 8: “Ναών δ’ όσοι Πελοποννησίοις εισί, μετά γε του εν Τεγέα προτιμώτο ούτος αν του λίθου τε ες κάλλος και της αρμονίας ένεκα”.

5) Stilianòs M. Petrakis, Investigo trovo e scrivo, Atene, s.d.

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