Cristi polverizzati – di Luigi Di Ruscio

[LUIGI DI RUSCIO]

004Certi come ghigliottinati e fucilati morivano al centro di un festoso cerimoniale. Ero immerso nelle acque fetali, sono immerso in questa acqua sociale. Certi con rendite stupefacenti morivano torturati da costosissimi interventi chirurgici, straziati da speculate operazioni chirurgiche, certi muoiono ai lati delle strade avvolti da una calma stupefacente.

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Luigi Di Ruscio, Cristi polverizzati, a cura di Andrea Cortellessa, Firenze, Editrice Le Lettere, Collana “Fuori Formato”, 2009.

CRISTI POLVERIZZATI

“…l’individuo è la forma assoluta, vale a dire è la certezza immediata di se stesso ed è quindi, se si preferisce questa espressione, incondizionato essere.”

(G.W.F. Hegel dalla sua prefazione alla “Fenomenologia dello spirito“)

     Parto difficilissimo, spesso si nasce venendo stritolati, lo shock dell’aria freddissima rispetto al calore del ventre materno, la luce vivissima, i rumori assordanti, la poesia retrocede verso la prima angoscia, potevano immaginare che l’elettroshock rimettesse le cose al loro posto perché era come se lo shock iniziale si ripetesse, l’angoscia di rimanere rinchiusi in un ventre per sempre, l’essere che dilegua nel nulla è il passare e morte, il nulla che dilegua nell’essere è il sorgere e la nascita, la morte è un ritornare nella condizione prenatale, quando ero il niente che viveva il niente e di questa condizione mai nessuno si è lagnato. Certi nascono da una vagina apertissima ed escono come imperatori dalla porta sacra, tutto oliato e pronto per l’esposizione. Certi come ghigliottinati e fucilati morivano al centro di un festoso cerimoniale. Ero immerso nelle acque fetali, sono immerso in questa acqua sociale. Certi con rendite stupefacenti morivano torturati da costosissimi interventi chirurgici, straziati da speculate operazioni chirurgiche, certi muoiono ai lati delle strade avvolti da una calma stupefacente. Siamo nati e poteva anche non nascere niente, una volta mia moglie mi disse che non dovevo disperarmi tanto, noi siamo nati e tanti neppure riescono a nascere. Mi è stato raccontato che prima di nascere eravamo nel pensiero d’Iddio, poteva non nascere niente, non fare confusioni tra il niente e il vuoto, il niente non può essere neppure riempito. Il niente può solo trapassare nell’essere più spettacoloso. Oppure come nelle bellissime svalutazioni che milioni si tramutano in milioni di niente.  Mia moglie rimaneva continuamente incisa, incinta, nonostante che non facevo che adoperare gomme di tutti i tipi conosciuti e pensavo di chiamare la mia ultima raccolta dentro il ventre del mostro, chiuso per sempre nella società dello sfruttamento e dei mangiatori di uomini. Gli eletti, i migliori si divertivano in bellissimi massacri, se appartieni al popolo d’Iddio sarai prima o poi un assassino, se appartieni ad un popolo separato sarai prima o poi assassinato, così vedevo le cose ed invece era tutto più complicato e terrificante, non è detto che la vittima sia una persona per bene, tante volte prima d’ammazzarli li abbrutiscono e perdevo tempo con poesie che sembravano macchinette verbali produttrici di niente, tentare di cambiare il mondo con una forsennata scrittura, anche questa cazzata ho immaginato, a Milano perfino l’aria è diventata pericolosa e pensano alle poesie, per la mancanza di aria respirabile non ci saranno proteste, potremo agitarci solo per i mali immaginari. Nonostante che mai ho avuto un’auto e spengo a sproposito i radiatori e non consumo neppure l’energia della dinamo della mia bicicletta. Siamo tutti peccatori e il miracolo della vita in questo pianeta non è cosa eterna e un miracolo sarà necessario per la sopravvivenza degli insetti più corazzati e il sottoscritto inabile in tutto può permettersi il lusso di scrivere le poesie. Francesco invece era abile in tutto con mosse e mossette incantava le ragazze e neppure quelle tra le più sceme, bravissimo a scrivere articoli per la “voce adriatica” detta putreatica, come un fulmine curava i guasti dei rubinetti e dei televisori, anche le strabiche erano affascinate da un simile portento bruno ricciuto. Ma caro Francesco, dicevo io, ma lascia perdere le poesie, scappa da questo mondo cretinetti dove non hanno fatto che analizzare le situazioni meteorologiche, dove non hanno fatto che piangere per l’immaginario e il male vero è restato indicibile ed io che ormai vivo ad Oslo mi preoccupo dell’aria di Milano e magari i milanesi scriveranno episcope o epistole sui denti sacramentali oppure sui santi sacramenti e Mariella mi scrive epistole segrete e Noventa scrisse che la poesia e un modo d’essere e non un modo di fare. Basta con tutte queste cagnare per il problema della grazia. Siamo tutti condannati e persi e le poesie di Francesco erano oltremodo schifose, di tutto si accorgeva il Francesco ma non dell’orrore che scriveva così facilmente. Io ero uno di quei tipi che si sente ebreo tra i palestinesi e palestinese con gli ebrei, un bianco tra i neri e un nerissimo tra tutti i bianchi di colore. E giovanissimo come ero mi prendeva grandi smanie di partire. Fermo mi diventava una trappola dentata, non facevo che sognare le fughe ero inseguito da un orrore tanto terrorizzante che mai sono riuscito a voltarmi per vedere che razza d’orrore m’inseguisse. Sognavo l’invisibilità e mi ripetevo quelle storie di Hegel dell’essere che si tramuta nel niente e del niente che diventa un essere in carne ed ossa. Fughe a precipizio e senza soste, tante volte avevo paura di non potermi più risvegliare da simili orrori come se per sempre il sonno mi avesse intrappolato. […]

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PRESENTAZIONI

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6 pensieri riguardo “Cristi polverizzati – di Luigi Di Ruscio”

  1. Dopo una breve assenza (la morte per infarto di un giovane amico operario guevarista e problemi tecnici al pc) ho appena copiato una recensione all’ultimo libro di Luigi Di Ruscio, “L’Iddio ridente”. Ciao, Francesco…

  2. Poesia vestita di prosa, lirica, civile, penetrante:

    Mi è stato raccontato che prima di nascere eravamo nel pensiero d’Iddio, poteva non nascere niente, non fare confusioni tra il niente e il vuoto, il niente non può essere neppure riempito.

  3. Questa scrittura è tutto il contrario del niente! E anche le fughe, gli squarci di esistenza: tentativi mai smessi di contrastarlo, quel niente assoluto.
    Persino l’invisibilità è un’espediente per la vera sopravvivenza: il troppo esserci fa il paio con niente e con la morte.

  4. Luigi Di Ruscio è mio concittadino. Sono anche amico del fratello. L’ho conosciuto in veste di scrittore con “Palmiro”. Credo sia la sua prima opera letteraria. Da quel tempo quanta maturità, emplice e consapevole, travasata a piene mani nel monologo tragico e profondo di “Cristi Polverizzati”. Un piccolo grande capolavoro letterario e … filosofico. Si può leggre tutto d’un fiato.
    Bravissimo! Sono orgoglioso di conoscerlo personalmente e di essere suo concittadino.

  5. D’ un tratto il mio sole si è oscurato, dopo una notizia tristissima per me:Luigi di Ruscio è morto. L’ ho saputo solo oggi e non avrei voluto saperlo perchè il suo libro “cristi polverizzati” mi ha cambiato la vita.Il suo modo di scrivere mi ha aperto un orizzonte mai visto prima, mi ha divertito, commosso e fatto riflettere. tutto quel che mi piace in un libro.La sua scrittura non è facile da leggere poichè la forma e la punteggiatura sono allucinanti, è come andare sulle montagne russe, e a me piacciono, è stato nuovo, divertente ed impegnativo. l’ ho letto tre volte. Grazie Luigi ora forse hai le risposte alle tue idee sul nascere e morire, ora forse hai realizzato il tuo credo di ateo convinto più religioso e fedele di tutti i fedeli.

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