Quarant’anni alla corte del Re Cremisi

Il 12 ottobre 1969 veniva pubblicato In the Court of Crimson King, uno degli album più belli e seminali della musica rock. Rubricato in modo alquanto generico e riduttivo alla voce “progressive“, di cui comunque detta i canoni, costituisce gli archetipi e disegna modelli variamente imitati e poi banalizzati da molti epigoni, il disco ha la capacità di travalicare etichette e generi ed espone nelle cinque tracce che lo compongono un intero campionario di intuizioni e di anticipazioni musicali ed estetiche: insolite e surreali architetture sonore e liriche, dove si fondono in una incredibile e affascinante miscela di note e colori geometrie sinfoniche e aperture avanguardistiche, accenti free jazz e psichedelia, inserti di musica rinascimentale e improvvisazione pura.

Ascoltata a distanza di quattro decenni, l’opera rimanda l’intera gamma delle emozioni di allora e rivela ancora insospettate e sotterranee aperture, tutti segni rintracciabili in tanti lavori successivi, anche apparentemente estranei e lontani dall’universo concettuale e musicale del Re Cremisi. L’opera, che ondeggia senza soluzione tra il rigore intellettuale della forma pensata e il magma sonoro, quieto e sognante o in piena esplosione, in cui si dispiega nei vari solchi, è il frutto del lavoro di uno dei più importanti e originali sodalizi dell’intera storia del rock, quello tra il chitarrista e compositore Robert Fripp e Peter Sinfield, autore di tutti i testi (anche di parecchi album successivi) e artefice non secondario dell’intero progetto.

Ecco la tracklist del disco e la formazione originale (la prima di una lunga serie):

1. 21th Century Schizoid man
2. I Talk to The Wind
3. Epitaph
4. Moonchild
5. The Court of The Crimson King

Robert Fripp (chitarra, mellotron)
Greg Lake (voce, basso)
Ian McDonald (fiati, tastiere)
Michael Giles (batteria)
Peter Sinfield (testi, effetti sonori)

Qui altre notizie sulla storia e le evoluzioni del Re Cremisi.

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12 pensieri riguardo “Quarant’anni alla corte del Re Cremisi”

  1. “Il muro su cui scrissero i profeti si sta spaccando alle costure…”
    The wall on prophets wrote is cracking at the lies

    Antonio Fiori

  2. Stupendo. Uno degli album che ho amato di più non solo dei King Crimson ma dell’intera musica del periodo. Grazie per questo doveroso ricordo e che rimpianto per quel genere di musica. Ce ne fossero oggi…

    Un caro saluto

  3. Senza nulla voler togliere a Robert Fripp, ritengo opportuno porre in evidenza che la gran parte della visionaria “farina” di IN THE COURT …. è di Ian Mc Donald. Di Ian Mc Donald e Michael Giles segnalo, per chi non lo dovesse conoscere: MC DONALD AND GILES, del 1970. A tutti un cordiale saluto, Marco Scalabrino.

    1. Quando ho sentito In the court… nel 1970 non credevo alle mie orecchie ed alle emozioni provate.
      Ad ogni ascolto si rinnova il mio entusiasmo e la mia meraviglia.
      Sono totalmente d’accordo con Marco Scalabrino. Il Re Cremisi è, non soltanto, ma soprattutto Ian McDonald.
      Chi non possiede McDonald and Giles (Michael Giles è un altro pilastro di In the court… con Fripp ovviamente) del 1970, che però io ho scoperto nel 2008, a mio avviso dovrebbe precipitarsi ad acquistarlo.

  4. Quando ero piccolo e sentivo sul mio mangianastri il brano di chiusura – The Court of The Crimson King – prendevo paura, una paura tremenda. Mi sembrava davvero un coro di morte congelata.

  5. Uno degli album più belli pubblicati nella storia della musica. Due miei carissimi amici seguono da anni i corsi che Robert Fripp tiene ancora in giro per il mondo e, dai loro racconti,ci si rende conto dello spessore artistico e umano di questo grande chitarrista e delle persone che hanno collaborato con lui. Persone che potrebbero vivere di rendita e che continuano ad interrogarsi e a studiare sempre in cerca di nuove vie, altri orizzonti verso cui orientarsi.

  6. Grazie a tutti.

    Ribadisco che questo non è un articolo critico, ma solo una nota sul filo della memoria. E’ chiaro, quindi, che, presentato in un’altra veste e con altri scopi, lo scritto non avrebbe potuto tacere il contributo dei diversi componenti della band: da Mc Donald, per dire (che comunque “balla” una sola estate), agli apporti vocali (e non solo) di Lake.

    Resta il fatto che, per quarant’anni, il Re Cremisi è e resta Fripp.

    Alla prossima.

    fm

  7. Disse l’uomo in anticipo all’uomo in ritardo: dove sei stato?
    Disse l’uomo in ritardo all’uomo in anticipo: sul confine tra istanti.
    (I talk to the wind)

    Liberissima traduzione del mio verso preferito di una decade.
    Tu Francesco come tradurresti?

  8. Ti dirò, Valter, quello “straight man” mi ha dato sempre da pensare: io ne accentuerei la valenza “moraleggiante”, che fa risaltare ancora di più la libertà “ventosa” del transito “between”.

    Comunque io ho usato questo pezzo, alternato a “Moonchild”, per anni, per far addormentare i pargoli.

    fm

    p.s.

    Ho visto la tua nuova rubrica… ;)

  9. Gran disco, senza il mellotron però non sarebbe stato lo stesso: esso giganteggia su Epitaph e In The Court of the Crimson King e li rende i 2 brani più belli del disco.

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