La città dolente

Elio Grasso

Nota di lettura a:
Laure Gauthier
La città dolente
Trad. di Gabriella Serrone
Francavilla M., Macabor, 2018

Da Parigi alla situazione poetica italiana è come se la frontiera fosse estesa quanto la Grande Muraglia cinese. Char è distante dai confini attuali, le nuove generazioni non ne hanno coscienza, e si sottraggono a quelle letture non compromesse che dovrebbero sostare sulle loro scrivanie, e far riflettere sulla natura di ciò che oggi sembra avere la spina staccata. D’altronde chi ricorda oggi le avventure parigine di Henry Miller? Non certo coloro che avrebbero il dovere di stare allerta sulla scrittura, se mai gli ultimi ritardatari, frettolosi e attenti soltanto a derive pruriginose. La città dolente è un gioiello metamorfico cavato dalle caverne di Lascaux. È qualcosa che esiste ancor prima degli agglomerati urbani, e che guardava frontalmente le bizzarie naturali di foreste e sottoboschi percorsi da animali e abitanti ignari. Chi parla in questo libro non ha passività esposte, anzi è bene attento alle tracce circostanti, e usa la lingua come uno straniero che approda a soluzioni ardite pur di descrivere i fenomeni intorno. “Descrivere” non è il termine più adatto, si tratterebbe se mai di un cogliere al volo eventi di ogni genere. Senza il timore di usare le pienezze e i vuoti narrativi, pescando memorie sanguinanti e futuri che tornano indietro, forti e in sfida con l’attualità. Le rotte di Laure Gauthier confluiscono tutte in un unico assalto alla realtà, impediscono alle forze telluriche di farsi trascinare, anzi forzando pagine dopo pagina l’unica mappa possibile e percorribile. Quella dell’integrità linguistica. Avendo in sorte la capacità di risalire le diverse correnti, fino al punto in cui persino i licheni avvertono il suono dei passi, e il ronzare continuo, placido e robusto della vegetazione. Per Gauthier esistono graffiti umani ovunque, anche nei dintorni di Venezia, dove la voce si alza perché è necessario contrastare il silenzio dei tempi. Come Pasolini scrisse, occorre urlare pur se la voce manca. O meglio, l’esser muti è condizione che genera assillo e promuove le infinite mosse della parola scritta. La città dolente appare subito come un macchina destinata a un voto guerriero, a mosse soggettive e insultanti, pur di smuovere coloro che svernano nell’implicito precipizio attuale. La difformità della voce narrante, evidente principio poetico, serve a far voltare il lettore verso prove di realtà ben precise. E differenti dalla norma suggerita, anzi imposta, dai più. I sette Canti (più il “penultimo”, che chiude il libro) espongono la loro diversa natura, sono azioni di un rappresentante del genere umano che non si azzarda a finire nel silenzio. Ci sono strappi e asimmetrie proprio come nei corpi biologici, e come negli spazi contigui al corpo vivo. Gauthier non è il trovarobe della lingua, né del viaggiatore incantato da ciò che vede: stiamo in una pianura dove c’è passione conoscitiva, i rischi sono enormi, ma altrettanto distruttivo sarebbe l’arrendersi al conforme, all’eclettismo anonimo, al riciclo di opere dimenticate. La narrazione di chi vuole conoscere e farsi conoscere è in questo libro un dato di natura, un dare vita a un colpo ben piazzato. La minaccia dei sedentari si è già compiuta. Ora è il tempo di una prosa concava che contiene tutto, perfino la poesia.

Testi
LA CITTA’ DOLENTE

4 pensieri riguardo “La città dolente”

  1. mi piacerebbe che a questo testo così interessante e ricco seguissero de versi di Laure Gauthier in modo esemplificativo. Di solito,non è così?

  2. Soprattutto attraverso la poesia o la scrittura internazionale “La Dimora” ci offre autori e testi di livello altissimo. Per me una sorta costante di aggiornamento sul mondo della poesia contemporanea. Grazie Francesco. Nino

  3. Questa Dimora sempre più necessaria. per uno sguardo largo, per ritrovare lo stupore sull’umano, quando sembra allontanarsi. Come non rispondere a questa stimolante lettura di Elio Grasso su Laure Gauthier. Stampo subito i testi e centellino. Grazie ad Elio, a Francesco, Mario e buona lettura a tutti voi della Dimora.
    Annamaria Ferramosca

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.