Lucetta Frisa
Medusa
Quando cresce la spina nell’occhio
la pupilla torna alla sua origine
e lo sguardo scoperto lacera
le coordinate ritorte precipitate
rovesciate in qualcosa che non si sa
risucchiando
lingua pelle ossa cervello ti tocchi e non ti senti
non ci sei più.
Hai cercato di impedire il momento
perché da qualche parte dietro il vetro
lei attira a specchiarsi nel fondo senza
fondo senza figure
le ha trafitte spogliate mostrate
senza nulla mostrare
perché nulla c’è non c’è nulla
forse un tempo un riflesso
ininterrottamente
ne generava altri
ma di sbieco, deviati
da quella spina oculare.
Chiamatemi e non risponderò.
Vi chiamerò e resterete muti.
Saprete così che siete nudi.
*
Nausicaa, Ulisse
Qualcuno mi disse di un uomo diverso
che parla una lingua più aspra della nostra
simile a un singhiozzo?
Un uomo nudo e ferito in tutto il corpo
con mani scorticate ma con gli occhi
che tremano non so se per la gioia
di questo approdo o d’incertezza. Da dove
viene? Ha traversato a nuoto questo mare
infinito sempre in burrasca? E’ un dio
marino o un demone emerso dal fondo
messaggero di sciagure?
L’ho scoperto su questa spiaggia sassosa
che dormiva. Vinto da stanchezza, certo,
e nel sonno sembrava voler tenere con sé
tutte le voci e i silenzi del mare.
Dopo avere ascoltato giorno e notte il racconto
dello straniero accolto nel palazzo di mio padre
(sembrava felicemente stupito della nostra generosa ospitalità)
capii come ignorasse il nostro modo di essere e nulla
sapesse del sonno e dei sogni, nulla dell’isola dei Feaci.
Ascoltavo come non avevo mai ascoltato prima
e giorno dopo giorno vedevo il nostro grandioso palazzo
disfarsi, le sue pareti volare come vele bianche di nave
ai soffi del vento, Il viso paterno perdere i tratti così quello dei fratelli
e delle mie belle schiave: non potevo toccare nessuno
perché tutto si scioglieva lieve come neve al sole
tutto diventava aria tutto tornava all’origine,
Al termine del racconto più nulla e nessuno esisteva.
Nausicaa figlia di Alcinoo, principessa di un’isola felice,
non c’era più. Ma solo chi avrebbe seguito
lo straniero per sempre, lottato accanto a lui, incontrato
divinità ostili, nemici astuti, spogliata dei suoi abiti
d’oro dei gioielli della sua vita inconsistente.
Sarebbe stata una donna che si feriva le mani.
Testi tratti dalla silloge
La lezione degli dèi
di prossima pubblicazione.
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