La colpa d’essere poeta

Cristina Bove

…un fumo che pareva l’orizzonte
era soltanto
un orlo di cimosa
e fiocchi e rande di cotone amaro
da piantagioni di dolori
farsi vascelli in mare

Cristina Bove
La colpa d’essere poeta

(Poesie edite)

 

Verso il tacere

Saranno secoli? Attimi che mi giro
a tascapane, a giustacuore, a scudo
e di necessità virtù mi allaccio scarpe

camminare dovrò
per la carrozza han già preso la zucca
a me non resta che la mezzanotte
la mia fata madrina s’è distratta.

Mi cucio sulla lingua un che di fiato
zenzero e cinnamomo retrogusto
enzima di saliva mordiefuggi
e mi farò bastare il pane, il gioco.

Tanto mi sveglierò, verrà il silenzio
quello che non sopporta ancora voci
né le cose sospese
quello che non s’inganna con le impronte
di parole calcate nella sabbia.

E avrò la colpa d’essere poeta
per abuso di suono.

 

          Tempi di esposizione

          Fu soltanto un istante
          la sua solitudine dai tempi sbagliati
          l’evasione sbiadita, i giochi d’ombra.
          E vedevo la ruga approfondirgli la fronte
          inerme, senza più corazze.
          Un ragazzo lontano gli tremava negli occhi.
          Aggrappato alle mani si sporgeva dal petto

          Foglia fissata ancora sul suo ramo
          lo stelo assottigliato dall’autunno

          Colsi il grido taciuto
          la maschera ingrigita a separare
          il passato e il presente.
          E capivo. E capiva.

 

Di_stanze

Siedi, con le mani strette alle parole
tastiera di stelle e refusi
Dov’eri? mi chiedi
in tutti questi anni che ho battuto strade
tra barboni e puttane
e il desiderio di un angelo spaesato mi prendeva
davanti al mare, scompigli, tragitti a bassa quota
di gabbiani-spazzini nel sartiame
odore del catrame, e la risacca a dondolare barche.

Siedo, e scorro veloce con le dita
detriti di pensieri scivolati sui fianchi
ha fermagli d’acciaio lo sbadiglio
che fotocopia pause.
Accompagna il mio ritmo in alghe e diatomee
bollicine di luce l’abat-jour
disegna l’onda prossima al lenzuolo.

L’antro dell’elfo ha stalattiti argento
scialli di verdeazzurro alle pareti
e musica riversa sui cuscini
vieni, siediti accanto al mio respiro.

 

          Nonfuga sincopata

          Scappare dalla stalla
          il mio cognome lo potrebbe
          e a chiudere la porta
          chi rimane

          nell’accezione del mio nome invece
          piccola crista a rimediare voli
          dalle liane del soffitto
          Jane delle pareti d’una stanza
          nella foresta perpendicolare
          metafore feroci
          ma giusto si può fare
          che solamente Cita sopravvive
          tra le pareti pitturate a foglie
          -adoro il Doganiere-
          In fondo anch’io
          dipingo il mio contorno a tinte forti.

          Inciampo nei miei ritmi
          i piedi mi s’incagliano nei piedi
          i versi vanno soli, per i versi
          che ritengono propri

          un lampadario a dondolo
          ed aspetto
          nel giardino amazzonico pluviale
          op…

 

È così anche se…

Non mi dà tregua il mondo::::::::::::::::::::::::::avviene
con la pressione di uno stelo
che scriva sulla pelle mari e voci
ma non sappia prescindere dai versi
ne fummo appesantiti
a volte______________________impronte rosse
le baciava convinto che il calore
desse forma all’assenza

andare ancora a dirsi __________come se le parole
fossero vita assolta______________e non amnesie
volute

in fondo mi è caduto
più che accaduto::::::::::::::::::::::::::di sapermi in due
dove la mente errata corrige sognava
e poi si ridestava sola

qualcuno ancora pensa che i cavalli
abbiano a stare chiusi nei solai
in cassapanche morte
come ippogrifi incartapecoriti

___________________________sarà stupito a notte
quando le gambe svelte andranno a meta
sulla trapunta d’oca
e i fianchi della luna scaleranno
tutti gli inverni in retromarcia::::::::::::::::::::::::gli anni
fatti di zucchero filato
e rimembranze secolari attinte
dove credeva farsi l’infinito

 

          Il Maestro

          Ho incontrato il Maestro della riva sinistra
          gli ho chiesto perché mai
          sul sentiero dei falchi finissero
          le allodole
          taceva mentre con livrea d’inverno
          gli ermellini sgusciavano dal bianco
          e cavalli a pariglie
          saltavano siepi.
          Ho chiesto, intanto che il mio piede
          si attardava sul ciglio
          se ci fosse una zolla incustodita
          abitabile
          o una crepa da cui nascere ancora.
          Taceva e soppesava la mia veste
          ora pochi danari
          le mie calze in nylon.
          Oh, Maestro! Tu vuoi che mi arrenda
          a starmi dentro?
          vuoi che il mio luccicare resti ignoto?
          Dimmi,
          è di tutti quest’aria ch’è mia soltanto in petto
          quando mi assale Dio nella sua forma?
          E tu, chi sei?
          Rispose:
          sono il Maestro della Delusione
          se il passato ti bracca
          se il futuro ti alletta
          sei nella zona che non tocchi mai tra
          la sinistra e la destra
          e
          e
          qui sei tutto
          adesso

 

Cruda bellezza è la vita

Le cose che raccontano i poeti
da morirci di tutto il turbinare dei sensi
o il divino dentro che l’avverti
nel parlarti da solo
                        eppure solo un trasalimento
                        mi rende suono d’universo
                        urlo di spine
l’upupa assorta sotto lo steccato
i gatti dagli sguardi verticali
come a serbare incendi e streghe al rogo

se scendo dal mio cielo di silenzio
e accosto il viso al mondo
sento battere il cuore della madre
la Terra che mi germina e mi uccide.

 

          Di corollari e postulati

          Per dare i numeri
          bisogna usare lettere
          saper dedurre
          calcolare tempi e relativi stacchi
          sulla lavagna a vetri scriverne i risultati

          Bisogna saper chiudere le porte
          sopra numeri interi
          sottrarre ed assommare
          per la festa allestita in altro posto
          con espressioni giuste
          ed annullare
          le cose che sembravano opportune
          quando mancava il resto.

          Si sposava lo zero
          che si credeva cifra
          salvo scusarsi dopo: non ricordo
          però ci stavi bene dopo l’1
          oggi ho di meglio
          addendi e somme aggiunte
          in luogo dell’assenza ma tematica.
          In tutto questo
          che la morte d’un numero è veniale
          il silenzio è mortale.

 

Come in un portaombrelli

Sono fuori
come un ombrello chiuso quando piove
uno di quelli soli
che nel negozio non entra mai nessuno
forse dimenticato
e allora è meglio
vuol dire che la pioggia è già passata
mentre scorrono i titoli di coda
d’un madonnaro sopra il marciapiede
si sciolgono anche i visi
l’anamorfosi così ben curata
è sulla strada un pianto di colori

gli amici sono andati a fare festa
io sono qui
che aspetto un altro giorno
seduta sulla soglia ad osservare
chi spranga le serrande

 

          Inferni provvisori

          sono strada di tutti
          in vista come tralcio di croce
          percorrermi si può se lo consente
          una lingua tagliente, una lumaca
          d’acqua di mezzanotte
          o uno sparviero in abito da tè

          mi vive dentro una malinconia
          che non è della sera
          né della botte vuota
          ma tracimare di sconsolazione
          nel tempo della resa

          ho una bisaccia che pareva audace
          c’erano dentro quattro virgole
          una manciata di parole
          perfino un asterisco
          e messi insieme
          potevano passare per poesia
          ma non posso mentirvi, io sono stata
          cresciuta dalle suore
          mi hanno detto che se dico bugie
          vado all’inferno appena muoio.

          Perciò vedete
          non mi resta scelta:
          essere rea confessa d’ogni verso
          ed aspettare di morirmi addosso.

 

Poesie inedite

 

Il matto del serraglio

A contenerlo in stringhe
o maniche annodate
annegherebbe sempre in uno sguardo
lo tradirebbe un fiato
un mezzo gesto.

Noi lo sappiamo questo intarsio d’ore
il nostro dire di corsie allagate
dove s’era di troppo, ci fa male
ogni abbandono
anche quello di terra e di parole.
Siamo storie insolute
anime di consegne
permettiamo
braccia non più conserte
al banco dei caduti e dei cadenti
il non perdono per l’altrui successo
e lo mandiamo assolto

Spesso chi svuota case inospitali
apre rifugi di malevolenza
per meglio camuffare
la propria discordanza.

 

          Mix

          Presuppone parentesi quadra
          ………………….periodico
          ………………….accostamento arduo
          imperativo categorico ypsilon
          ………………….reverso
          ………………….rivettatrice di chiodi
          misto stagnola baci perugina
          cartina al tornasole.
          Il programma prevede cauterio
          chiudere a filo bocca.
          ………………….Enumerare
          piedi fior di loto, grumi cinesi
          accertamenti mediatici
          quadrifonia
          suppurazione
          sulfur
          miglio olivastro, incetta
          la borsa delle azioni
          down
          matrimoni speciali
          clic su my heart
          splash.

 

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Nota di Cristina Bove

Sono nata a Napoli il 16 settembre 1942, vivo a Roma dal ’63.
Ho cominciato da piccolissima a disegnare, a nutrire la passione per la lettura, poi in seguito si sono aggiunte la scultura e la scrittura.
Oggi mi esprimo soprattutto in poesia.
Sono testimone del mio tempo e della mia esistenza.
Amo la libertà e la giustizia, penso che il rispetto della diversità sia un valore fondante tra gli esseri umani.
Sono alla costante ricerca di un significato in questo infinito mistero in cui mi sento immersa, ma non mi faccio più domande inutili.
Amo la vita, i miei cari, e tutti gli esseri umani dal cuore buono e dalla mente aperta.

Sono presente in diversi e-book, in svariati siti.

Diverse antologie tra cui:
Auroralia (a cura di Gaja Cenciarelli)
La ricognizione del dolore (a cura di Pietro Pancamo)
Antologia del Giardino dei poeti (a cura mia e di altri poeti)

Ho pubblicato tre raccolte di poesie: Fiori e fulmini, Il respiro della luna e Attraversamenti verticali per la casa editrice Il Foglio Letterario.

Conduco un mio blog personale: Cristina Bove
un altro blog aperto a poeti diversi: Il giardino dei poeti
e partecipo ad alcuni collettivi tra cui: Poetarum Silva
e Interviste varie

______________________________

 

***

108 pensieri riguardo “La colpa d’essere poeta”

  1. La colpa di essere poeta è amara e tuttavia deliziosa e tu la esprimi in uno stile laser, che fa centro, incide e sfiora fino al tocco deciso condivisioni di animo fra autore e lettore. La lettura a più livelli dello stesso testo consente un’esplorazione spirituale più o meno ampia, su queste poesie si può tornare e tornare ancora, scoprire e riscoprire, restano sempre nuove per troppa pienezza. Si sente la passione della parola ed una femminilità forte in espansione.

  2. Ebbene
    visto che ammetti la tua colpa, io emetto il giudizio: sì sei veramente poeta.
    Sono felicissima e gioisco dell’attenzione squisita che il Sig. Marotta ha prestato alla tua poetica, attenzione ampiamente meritata dalle tue poesie, che ho riletto con molto piacere.
    Grazie ad entrambi per il più che piacevole tempo che ho trascorso qui.

    frantzisca

  3. Grazie anche da parte mia, a tutte.

    Ricordo che, quando si posta per la prima volta, wordpress mette automaticamente in moderazione il commento. Se rimane un po’ in sospeso, ciò significa che non sono al computer. Appena possibile, sblocco.

    fm

  4. vorrei sentirmi in colpa
    per una simile colpa
    e colpevole dimorare
    in questa casa
    aperta
    in cui il tempo si ferma
    per l’ospite che ci passa
    e guarda
    con attenzione
    e passione
    dentro le anime
    che qui si dispiegano
    leggere e amiche

    grazie, amici miei carissimi, cristina e francesco!

  5. Grazie a te, carissima Lucy, sei una cara e generosa amica, ed è proprio bello e consolatorio essere stata accolta in maniera così amichevole qui da Francesco.
    vi abbraccio entrambi.

  6. Cristina è la prima persona che ho incontrato zoppicando le prime parole in rete, i primi versi. Da lei ho avuto conforto, affetto e fiducia. Ci conosciamo ormai da tanti anni, ne abbiamo viste tante, il che mi dà ragione su una mia convizione di base, la scrittura viene molto, ma molto dopo e solo dopo quel che si sa essere, dare, comunicare, offrire.
    Cristina è una ottima poeta, ma prima di tutto una delle poche persone grandi e limpide che io abbia avuto la fortuna di conoscere.
    a Cristina il mio grazie (namaskar – sempre) e a Francesco un “evviva” … ci voleva questa ospite.
    n.

    1. Natàlia, sai bene che tu anche sei stata per me molto importante.
      Abbiamo iniziato insieme il viaggio poetico, ciascuna con la sua verità.
      Ti sono grata di aver supportato dall’inizio i miei passi sul blog.
      E anche di far parte di Poetarum silva in compagnia di aottimi poeti.
      Grazie di essere anche tu qui a gioire con me di questo bellissimo dono di Francesco.

  7. Una sorpresa. Il web ha la possibilità di far affiorare esperienze inattese. E’ un piacere leggere buoni versi. Mi piacerebbe sapere se l’autrice ha stampato qualche libro, oltre alle uscite in antologia.

  8. Anch’io sono un sincero ed entusiasta estimatore di Cristina. Quindi ti ringrazio – e plaudo – per la tua iniziativa. Gran bell’omaggio!

    A presto,
    Lu.

  9. Ho amato la poesia di Cristina da subito… da quando, cioé, a seguito di un evento doloroso e devastante nella mia vita privata, ho cominciato a frequentare il suo blog e a muovere i primi passi nello splendido mondo della poesia.
    Penso che questo “riconoscimento” sia assolutamente meritato e mi rende felice davvero!
    Un caro saluto a tutti gli amici e a Francesco Marotta la mia stima.
    Rita Loprete

  10. Felicissima di trovare anche in questa dimora antichi e nuovi amori, i versi di Cristina Bove, che sprigionano, ad ogni lettura, ad ogni rilettura, la musica di un colloquio ininterrotto dell’io lirico con il tempo sospeso e soppesato, temuto, forse, certamente sfidato. Non teme ascese verticali e precipizi, questa musica, e sa allargare la gamma di suoni dalle dotte “Zahlen und Figuren” (numeri e figure) di cui scriveva Novalis in una celebre lirica a quelle che sbrigativamente chiamiamo “le piccole cose”.
    Un saluto a tutti qui e un grazie a Francesco Marotta per questa bella iniziativa e a Cristina Bove per aver donato i suoi versi.

    1. Anna Maria, sai bene quanto ci tenga al tuo parere, e quanto abbia sempre accolto del tuo colloquiare in rima, simpaticissimo, sul mio blog. Nonché della cura che hai messo nel leggere la mia silloge in preparazione, e avermi offerto il tuo sapere, anche traducendo alcune mie in tedesco.
      Sono felice di vederti qui, nella bellissima “dimora” di Francesco Marotta.
      Grazie.

  11. Intanto ho fatto un bel copia e incolla, così quando sono sconnessa me le posso leggere con calma lo stesso, alla faccia dei pirati!
    Complimenti all’autrice e al gestore di questo blog che le poesie di Cristina valorizzano.
    Ciao, e grazie!
    Carmen

    1. Grazie, Carmen.
      Sto leggendo il tuo saggio sulla poesia contemporanea, ma mi prendo del tempo per valutarne a fondo la portata.
      Essere quil da Francesco Marotta, è per me un grande onore.
      ciao

  12. Cristina, spero di non essere fraintesa, oggi sono al lavoro e non posso commentare tutte le poesie qui proposte, però ti assicuro che questa, proprio per la sua sintesi, è semplicemente meravigliosa. Spero di poter tornare, qualora non potessi farlo, mi complimento con te per quest’altro ricoscimento al tuo talento, con l’amica Francesca Marotta e per la conduzione del blog e per aver compreso il tuo spessore artistico, al punto di ospitarti.
    Un abbraccio di sincerissima ammirazione

    1. Rossella, mi permetto di chiarire una considerazione erronea del tuo commento: Francesco Marotta è il noto poeta, e io mi considero fortunata a essere sua ospite.
      Sono sicura che il tuo equivoco nasce da qualche presupposto che ne ha dato adito.
      Grazie della stima
      un caro saluto

      1. Nessun problema. E poi Francesca è molto più bello di Francesco :)

        Grazie per il “noto”, cara Cristina. In effetti, è così: mia moglie e i miei figli sanno di questa mia “passione” (anche se, chi sa perché, ogni volta che mi vedono scrivere, mi consigliano “amorevolmente” di cercarmi un’altra occupazione) :-)

        Buona giornata a tutti.

        fm

  13. complimenti, cara Cristina Bove, per i tuoi bei versi che,colpevolmente confesso, non conoscevo.Una vera sorpresa. So che siamo amiche attraverso facebook e dopo questa lettura alla tua poesia – così spero dopo la tua alla mia- forse lo saremo di più…
    AUGURI per l’anno nuovo e per nuovi bei versi come questi
    lucetta

    1. cara Lucetta, ci siamo incrociate su “Via delle belle donne” qualche tempo fa. Mi lasciasti anche un bel commento alle poesie.
      Spero anch’io di coltivare la nostra amicizia sulla base della rispettiva espressione poetica.
      Ti ricambio gli auguri e la stima
      cri

  14. trovo le parole di natàlia castaldi perfettamente aderenti a quelle che avrei scritto se non fossi stata troppo commossa. così ho svirgolato nei versi, ogni “andata a capo” un singhiozzo: di gioia purissima!

  15. Avevo tutta l’intenzione di leggerti, ma mi son già incagliata tra
    “Attimi che mi giro
    a tascapane, a giustacuore, a scudo
    e di necessità virtù mi allaccio scarpe”

    E me le rigiro in bocca, come se fossero caramelle ma acquistano un sapore nuovo a ogni giro.
    Me le devo stampare…

  16. E come non leggerti qui? E soprattutto, come non provare soddisfazione? Tornata alla base, Cristina, riprendo il tempo perduto ma intanto leggere l’attenzione di Francesco alla tua poesia mi piace, e mi piace.

    Un 2011 strepitoso, Cristina, per te che sai guardare, per tutti noi. Grazie.
    Grazie anche a te, Francesco.

    clelia

  17. Cara Clelia, bentornata e grazie della tua presenza.
    Io sono ancora frastornata da tutto questo. Per me è talmente sorprendente!
    grazie anche degli auguri per il 2011 che ricambio di cuore.

  18. mi piace molto la poesia di Cristina Bove perchè la trovo diretta, ironica, concreta ma non prosaica, profonda e non retorica, come dice la nota a piè pagina “è testimone del suo tempo e della sua esistenza” che il tuo luccicare non resti mai ignoto. un saluto a te e a tutti. antonella

  19. Felice di trovare in questa dimora Cristina e la sua poesia, un volo fatto di essenza, della grande capacità di raccontarsi in quanto anima, con la modalità di grazia che le è peculiare, in tutte queste forme in cui sboccia il verso scolpito in figure preziose, in appendici verbali che hanno figura di fiore al culmine della sua formosità, in luoghi poetici molati sullo specchio di una vita alla ricerca di senso che possa essere tradotto in una poesia dove, mentre l’essere cammina piano, esso stesso è già tradotto in metafore che compiono voli ed acrobazie elicoidali. La distanza fra posizione e desiderio.
    Un saluto con l’augurio che l’anelito poetico sempre batta.
    Grazie a te e a Francesco.

    Francesca

    1. Francesca, grazie della stima che mi hai sempre dimostrato e anche di essere qui in questa splendida “dimora” a condividere la mia contentezza.
      è anche bellissimo avere un riscontro da chi conosce bene il linguaggio poetico e ne sa cogliere tutte le sfumature.
      la distanza non appartiene mai all’anima…

  20. Un bellissimo simposio, Cristina, una piacevole sosta tra immagini ed intuizioni sempre nuove e sorprendenti. Un caro saluto a te ed al padrone di casa di cui mi sento ospite anch’io…
    Giacinta

  21. Cara Cristina, è un piacere poter osservare la tua felicità per la pubblicazione delle tue poesie a “ La dimora del tempo sospeso”, ospite di Francesco Marotta, e a ragione. Sembra incredibile che per quanto tu abbia già scritto o stia scrivendo delle cose bellissime non ti sia ancora abituata all’idea degli apprezzamenti, e questo tuo animo che si stupisce e che ama -essere colto- nei suoi risvolti poetici mi riempie ulteriormente di considerazione per te, sia come poetessa che nel tuo aspetto più vicino a chi ti conosce, che è quello umano. Potrei ricalcare fedelmente il commento di Natàlia e lo faccio, unitamente ai miei complimenti, e al mio essere felice per quello che ha portato al tuo cuore questo riconoscimento!

    Doris

    1. Doris, sai bene che c’è sempre un senso di stupore quando ciò che nasce da noi viene anche apprezzato dagli altri.
      Se poi a farlo è un poeta noto e stimato, che ti dice di aver pubblicato i tuoi testi perché li ha ritenuti di valore, allora è chiaro il perché sono felice.
      E mi fa immenso piacere anche avere intorno a me tante amiche e amici di poesia per i quali nutro lo stesso affetto e la stessa stima.
      grazie.

  22. Torno, Cristina, per chiarire quella frase che chiudeva il mio commento e che vorrei tanto non si fosse fraintesa.
    Interpretala così : ” Lo scarto fra noi e l’infinito” , cioè la vera ricerca che muove “la colpa del poeta” , anzichè “la distanza tra posizione e desiderio”. Spero che così suoni meglio :)

    In ultimo volevo richiamare l’attenzione sulla composizione che chiude l’articolo,la poesia “Mix”, che ci rivela un lato di te così fresco e frizzante, in questa collezione di espressioni e parole montate sapientemente a mo’ di collage fra il serio e il ludico, capaci di dare rilevanza alle infinite modalità operandi del tuo lavoro. Ti vedo correre in una nuova corrente che ha il potere di trasportare anche me :)
    Ancora Complimenti vivissimi, cara Cristina!

  23. Ecco, mi sto copiando su Word le prime ..almeno: lo sai qui in mansarda in che condizioni son costretta a leggere il web.

    Ma così su due piedi mi viene da lasciarti una provocazione ( leggendo in modo superficiale, t’ho detto).
    Sei specializzata negli incipit che possiedono una energia grandiosa, spesso, poi rilevo come una sorta di “anticlimax” ingenerato nell’andamento ( non dico in tutte le poesie, eh) …per poi risalire la china, il tono come su uno spartito le note.
    Mi sarò spiegata?? :O)

    1. Marzia, ti sei spiegata benissimo.
      Ma non so rispondere, perché io scrivo senza conoscere queste cose, di getto, quasi in trance… so che è difficile spiegarlo, eppure, credimi, è proprio così.
      grazie della tua attenzione. :-)

  24. Cara Cristina, io rimango sempre senza parole leggendo le tue poesie, non riesco ad aggiungere nulla di appropriato, mi sento spiazzata da tanta fantasia, dico solo che sono fantastiche…
    Auguri !!

  25. Ben vengano le “provocazioni”, per usare un’espressione di Marzia, quando portano con sé suggestioni critiche, la possibilità di approcci diversi, non univoci, alle opere. In fondo, a ben considerare, i “commenti” dovrebbero servire proprio a questo – a costringere il poeta “con le spalle al muro”, consegnandogli, nel frattempo, nuove chiavi per aprire più porte possibili all’interno dei suoi testi, metterne a nudo un’intelligenza sempre più vasta e articolata. E, da questo punto di vista, le “chiavi” più importanti le possiede sempre il “lettore attento”, ossia colui che sa spogliarsi di ogni sua “aspettativa” e si avvicina alla pagina con l’intento di ascoltarne la voce più segreta, quella che “la fa essere”.

    Qui, in buona sostanza, siamo di fronte a una scrittura all’interno della quale quello che potremmo chiamare “anticlimax” è un “passo funzionale” all’espressione complessiva, una funzione di verifica e di controllo della materia e del dettato lirico – finalizzata, in modo consapevole o inconsapevole, a impedirne con estremo rigore il “tracimare”, l’enfasi, l’effetto che nulla aggiunge al ventaglio delle possibilità conoscitive che un testo comunque veicola.

    La poetica di Cristina Bove è un attraversamento lucidissimo della grande tradizione italiana novecentesca, ma a “testa sempre molto alta”, guardando “avanti” e non “intorno”. L’intorno suggestiona e, inconsciamente, finisce per legare il “passo” alla fascinazione dei modelli, dei monumenti, o dei ruderi, splendenti che popolano il paesaggio circostante; l’avanti è la fedeltà più intima e conseguente alla “propria” cadenza, al timbro della “propria” voce – il che non significa certamente spogliarsi delle atmosfere, dei profumi e dei suoni di cui, comunque, ci si impregna nel “passaggio”. Tutto sta nelle “strategie di controllo”, non solo formali, che si mettono in atto, per impedire che il “carico imbarcato” finisca per sostituirsi alla “sostanza” primaria di cui siamo unici e irripetibili portatori. Il testo deve restituire proprio quest’ultima, o non è: sarà anche uno splendido esercizio, ma la “calligrafia” non è, e non sarà mai, poesia. Non è e non sarà mai “stile”, ovverosia la cifra più specifica di una “voce”.

    Nelle poesie di Cristina Bove di calligrafico non c’è assolutamente nulla, il che significa che l’attenzione critica alle procedure da cui la forma si origina è ben vigile, attiva. E non solo a livello cosciente, a mio modo di vedere – perché esiste anche una “forma occulta” (che ha i suoi tempi, i suoi modi e la sua sintassi) attraverso la quale l’inconscio, comunque, veicola la “materia poematica”, accentuando o declassando taluni vettori in virtù di meccanismi che solo l’ascolto più attento riesce a percepire e a restituire.

    Ed è proprio una “lettura/ascolto” così configurata che permette di verificare l’intersecarsi dei due piani. Da una parte il controllo dei livelli di “vocazione emozionale”; la “restrizione” del campo di azione della “tensione”, che, lasciata a se stessa, sfocerebbe, inevitabilmente, nella “commozione”, nella ricerca dell’effetto e della “complicità”; la chiusura di alcuni spazi verbali (con il significato polverizzato e disseminato ad arte nel gioco riflessivo dei significanti) – tutte strategie dove il “pensiero poetico” agisce in piena consapevolezza, con estrema decisione. Dall’altra, le cadute di ritmo che spezzano una cadenza e frustrano l’aspettativa facile del “canto”, aprendo, contemporaneamente, “spazi impensati” di riflessione che solo il lettore può colmare; la “natura ricorsiva” di alcune strutture testuali, con la conseguente insistenza su determinati termini che accentuano la reiterazione dell’immagine o dell’azione; la percezione, fuori controllo, dell’incompiuto; l’incompiutezza “perturbante” che affiora a increspare l’ordine del discorso, quella che appariva, a tutta prima, come la più “naturale” delle aperture e conclusioni di senso – tutte “emersioni” a fior di lingua di un implacato fluttuare inconscio, del lento, persistente trascorrere di una materia che è già “oltranza”. Cioè: poesia.

    fm

  26. è bello vederti qui, Cristina.
    e capisco il tuo senso di stupore (che è stato anche il mio).
    un abbraccio
    un saluto a francesco

  27. Di Cristina mi piace il continuo mettersi in gioco, la curiosità e l’attenzione con cui rivolge lo sguardo sulle cose, ironico, divertito, ma anche consapevolmente tragico. Il tutto con eleganza, con uno stile coinvolgente e preciso. Una poetessa che sa abbracciare la vita, che non si tira mai indietro, solare e coraggiosa.
    un caro saluto a tutti
    Abele

  28. Sono davvero contento di trovare le poesie di Cristina anche qui da Francesco. Mi associo agli apprezzamenti espressi ad una voce poetica
    che si fa sempre più “sicura” e personale.
    Grazie a Francesco per avercela proposta.

    vicenzo celli

  29. Non essendo poeta, ma pseudo-prosatrice sempre in compimento, accolgo le parole di Cristina con lo sguardo puro della novizia che scopre la vocazione dentro di sé… e sono parole che, prima di capire, “sento”, e che mi percorrono da parte a parte lasciandomi la traccia di tutte le emozioni, gioia, malinconia, dolore, senza tralasciare nemmeno l’impronta di un sorriso appena accennato, che traduce la sua profonda ironia. Poiché Cristina sa che è tutto un gioco e usa la parola come mezzo peculiare di comunicazione e la parola si presta ad ogni suo intento, e le fa dire nell’immediato ciò che sembra per lasciare poi un’eco che si distribuisce su tanti altri piani di lettura… così credo che qui si respiri il tocco dell’alta ispirazione, ciò che muove tutti i più grandi scrittori, ovvero la necessità… e allora si diventa, allo stesso tempo, fonte e strumento, contenente e contenuto, conscio e inconscio… la poesia di Cristina fa coincidere gli opposti e si compie… è.
    “E avrò la colpa d’essere poeta
    per abuso di suono”
    un saluto affettuoso
    Maria

    1. Maria, il tuo commento non fa che rafforzare quanto io stessa penso di ciò che scrivo.
      So che ogni verso nasce come un grido, quasi, che affiora alla ragione passando prima dalle profonde gabbie della mente e liberandosi poi con un sussulto di ribellione al mistero.
      Essere ironica è stata sempre la mia salvezza, anche nei momenti più tragici. C’è sempre una particella che mi legge in un po’ beffarda.
      Però, e tu lo hai capito in pieno, si fa pressante la volontà di mostrare il vero volto, e proprio sotto lo spessore delle parole, che mentre velano svelano.
      Sento che è così perché, se così non fosse, starei ingannando la più intima necessità del mio essere.
      Non mi dilungo sulle modalità con cui nascono i miei testi, tu le conosci.
      E sono sicura che è anche per questo che ne puoi analizzare gli esiti.
      grazie
      con affetto
      cri

  30. Cristina, difficile commentare questo bellissimo post perché ci sarebbe da dire tanto su ogni singolo testo. La tua poesia è come uno straordinario fiume in piena, ma non fa danni, non devasta, semplicemente arricchisce e costringe alla riflessione, un fiume che, come talvolta dici, tu stessa fatichi a contenere. E’ indomabile, come la tua sete di giustizia, di condivisione, come la tua ricerca continua di un senso che non riusciamo a trovare o che forse non vediamo.
    Tanto vorrei dirti, aggiungo solo che sono felice di conoscerti.
    Un abbraccio.
    Piera

    1. Piera, sto rispondendo qui, in questa magnifica “dimora”, un po’ come se fossi nella mia. Cercando di esprimere i miei sentimenti e i miei pensieri con la massima onestà.
      Se ciò che scrivo comunica quanto dici, a me è già bastante.
      sono felice anch’io di conoscerti.
      ricambio l’abbraccio.
      cri

  31. Ho letto con molta attenzione il commento di fm (Ben vengano le “provocazioni” … ecc..): è perfettamente in linea con quanto ho sempre pensato della poetica di Cristina, che guarda “in avanti”, che ha un suo stile personalissimo, ecc…. Ma non avrei saputo dirlo così bene.
    Se ci sarà una occasione (come io e Cristina speriamo) utilizzeremo questa interessantissima voce di fm (ovviamente citandolo!) che è molto ben articolata e dà molto chiaramente una visione autentica della poetica “boviana” :-) Grazie dell’autorizzazione di fm (che sono certa ci sarà… ma comunque l’attendiamo).
    Carmen
    & Cristina (che legge senza essere stata informata da me di quanto ho scritto sopra)

  32. Carmen, non c’è bisogno di nessuna autorizzazione, potete utilizzare quello che volete liberamente, nei modi che riterrete più opportuni.

    Grazie.

    fm

  33. Ho letto i suoi versi, cara Cristina, e sono felice di averlo fatto. C’è un mondo racchiuso in essi, una boule de neige a proteggere affetti e fantasia, gli elfi e i palpiti del cuore, il muschio e la neve.
    Anch’io ho imparato cose nuove, da lei. Ne ero certo.
    Con affetto. Fabio

    1. Fabio, la ringrazio del suo bel commento, è consolatorio.
      Sembra quasi di vedere i miei versi nella boccia di cristallo, capovolgerla e…op, la nevicata.
      Con altrettanto affetto

      cri

  34. @Francesco mi piace questo:
    ” testa sempre molto alta” guardando avanti e non intorno.
    Ecco , io che di poesia ne conosco un gran poco e ad essa sono arrivato proprio attraverso le parole di Cristina, a questo tuo “avanti” sostituirei la parola “oltre”.
    @Crì cosa posso scrivere io oltre a dire che sono troppo felice per te, rosa dei venti in questo giardino di amici.
    Il falconiere

  35. Caro Fausto, l’avanti era formulato in contrapposizione all’intorno ma si declina nel significato esatto che tu dai al termine oltre:

    …tutte “emersioni” a fior di lingua di un implacato fluttuare inconscio, del lento, persistente trascorrere di una materia che è già “oltranza”. Cioè: poesia.

    Grazie per la visita. E grazie anche a Fabio per il suo intervento.

    fm

  36. Che dire in sintesi : sentimento senza sentimentalismo , rispettando ad un tempo chi legge e l’oggetto del ricordo . E aggiungerei con bella naturalezza del verso e dell’immagine .

    P.S.
    E non è una sviolinata , è quello che penso .
    Auguri a Cristina .
    leopoldo

  37. la poesia di Cristina è di quelle che richiedono attenzione, più letture, tempo. Cose che spesso, in rete, vengono puntualmente disattese.
    In me suscita sempre la sensazione di un doloroso parto, una necessità prima che un piacere. La mia stima e ammirazione.

  38. leggo la poesia di Cristina scoprendola di volta in volta come “passaggio”
    intuisco decisamente i fili di ieri, di oggi, la tensione al domani che a volte può “disperdersi” in figure/immagini insolite, particolarmente visive
    le immagini sono ancore e tane per chi ama esprimere il proprio tessuto o vissuto
    un abbraccio e grazie
    Elina

    1. Elina, mi piace l’immagine delle tane in cui, però, più che nascondersi ci si protegge, salvo sortirne per rapide incursioni in territorio-fabula.
      Perché la zona del vissuto ha tinte paurose, a volte.
      grazie

  39. scrivere scrivere scrivere e poi ancora riscrivere, rimasticare tutto,sotterrare,scoprire, evolvere,emettere e mettere in luce ciò che sta in ombra,inchiodare un’idea,spellarla viva e cercare se sotto, quel vestimento c’è ancora qualcosa da scovare,da mettere a fuoco,smidollare.Non è solo luce e fioriture,Cristina, imbraccia una parola per esploderla ben oltre la pagina. Ha coraggio e rispetto,per questo provo le stesse cose per lei e la sua scrittura.ferni

    1. Ferni, mi fai sentire quasi una barricadera. Ma sì, è poi solo questione di tempi sfalsati rispetto all’età. Oggi nelle retrovie, a progettare un mondo dove non esistesse altro che il rispetto, per ogni forma di vita, per ogni manifestazione di idea.
      E allora non resta che “imbracciare la parola”, felicissima intuizione, cara amica, la faccio mia.
      ti ringrazio.

  40. ” Le emozioni più forti cominciano solo quando non ci si accorge più di averle.
    Ci sono e non si sentono. ”
    Ma il caso ha sempre qualche sorpresa in serbo per noi.
    In questo consiste forse il fascino dell’enigma nella clarità ..
    Grazie Cristina, ancora, e grazie a Francesco, che tanto mi è mancato!
    Auguri di Luce sempre ed un grande affettuoso abbraccio ad entrambi.
    marlene

    1. Grazie, Marlene, di aver evidenziato un aspetto che ho imparato a conoscere e che pure sempre mi sorprende.
      Emozioni che al momento lasciavano in una immobiltà funzionale alla reazione immediata, dopo essersi annidate in qualche punto dell’inconscio, sbucano fuori e finalmente”parlano”. E finalmente erompono e ci liberano, estraendoci dalla nostra gabbia di calma apparente.

      Graditissimi gli auguri di Luce.
      e ricambiato con affetto l’abbraccio.

      cristina

  41. Grazie Francesco! Grazie Cristina, ma tu sai che quando si vuole fare qualche sorpresa non si deve dire niente prima. Altrimenti che sorpresa sarebbe?
    Ciao e complimenti ad entrambi
    Grazie ancora
    Carmen

  42. “essere rea confessa d’ogni verso / e aspettare di morirmi addosso”. Trovo nella poesia di Cristina una tragedia lieve, dai toni smaltati.
    Complimenti.
    Marco E.

  43. Non vorrei ripetermi, ho già commentato sul blog di Cristina e onestamente non saprei cosa altro aggiungere, oltre al fatto che la stimo moltissimo. Ringrazio però, questo lo posso fare ancora e ancora, per più motivi, non ultimo che vedere riconosciuta così bene una poetessa che si ama, è come sentire riconosciuta una parte di sè. Grazie ad entrambi.

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