René Char / Per Artaud

René Char

Per Artaud

Traduzione e nota di Giuseppe Zuccarino.

 

I

Lettera

19 gennaio 1948

……Caro Antonin Artaud,
evitando gli intermediari ilari, ho preso l’abitudine di pensare a lei nell’ignoto e nell’assenza di discorsi. Così si mantengono intatti l’attaccamento che ho per la sua opera e l’affetto che provo per la sua persona. Le circostanze mi hanno insegnato “l’economia” dei rarissimi vulcani e anche il potere di evaporazione di tutto ciò che ha valore, per poco che si voglia comprenderlo. Vedrò ormai l’apocalisse di Van Gogh, che spezza il cranio degli orologi, universalizzarsi attraverso di lei. Il suo aratro scava quel mondo perduto, solleva e restituisce alla loro corsa appassionata le inestinguibili meteore che i boia di sempre tentano di seppellire nel loro letamaio.
……Grazie, caro Antonin Artaud, di vivere nel fuoco di quel grano.
……La prego di credermi il suo
……………………………………………..René Char

 

II

Antonin Artaud

……Non ho la voce per fare il tuo elogio, grande fratello.
……Se mi chinassi sul tuo corpo che la luce sta per sparpagliare,
……La tua risata mi respingerebbe.
……Il cuore fra noi, durante quella che si chiama impropriamente ……una bella tempesta,
……Cade varie volte,
……Uccide, scava e brucia,
……Poi rinasce più tardi nella dolcezza del fungo.
……Tu non hai bisogno di un muro di parole per elevare la tua verità,
……Né delle volute del mare per ungere la tua profondità,
……Né di quella mano febbrile che vi circonda il polso,
……E lievemente vi conduce ad abbattere una foresta
……Di cui le nostre viscere sono l’ascia.
……È sufficiente. Rientra nel vulcano.
……E noi,
……Che ci compiangevamo, prendevamo il tuo posto o chiedevamo «Chi è Artaud?» a quella spiga di dinamite da cui nessun chicco si stacca,
……Per noi, nulla è cambiato,
……Nulla, tranne questa chimera ben viva dell’inferno che si congeda dalla nostra angoscia.

1948.

 

……NOTA

……La lettera manoscritta è riprodotta nel volume di Marie-Claude Char, Pays de René Char, Paris, Flammarion, 2007, p. 176. L’autrice scrive in proposito (ibid., pp. 176-177): «Arthur Adamov entra nella cerchia di amici e protetti di Char. […] È l’epoca in cui Antonin Artaud si trova rinchiuso nel manicomio di Rodez tra le mani del dottor Ferdière. Adamov si batte, assieme ad alcuni amici, per farlo uscire, affinché possa essere accolto nella casa di cura del dottor Delmas a Ivry-sur-Seine. Quando incontra Char, Adamov non esita a chiedergli il suo aiuto: offrire un manoscritto per una vendita all’asta organizzata nel giugno 1946 alla Galerie Pierre a favore di Artaud. Char accetta e partecipa così, unitamente a numerosi artisti e scrittori, alle diverse manifestazioni: letture, esposizioni e vendite. Il ricavato consentirà ad Artaud di assicurare la propria sussistenza materiale. Egli sarà alloggiato in un padiglione della casa di salute, con la libertà di andare e venire come gli piacerà. Dopo aver preso conoscenza di un articolo che qualificava Van Gogh come squilibrato e delirante, Artaud inizia la stesura di Van Gogh le suicidé de la société, e visita la mostra del pittore organizzata al museo dell’Orangerie, che infiamma la sua immaginazione. Il testo viene concluso nel giro di un mese e pubblicato nel febbraio 1947. […] Char gli scrive […]. La lettera, ricevuta nel gennaio 1948, sconvolge Artaud, che riesce a rispondere solo una settimana dopo, spiegando a Char la propria situazione tragica. Profondamente commosso, Char decide di fargli visita assieme a Braque. Nel parco della clinica, essi incrociano la fedele Paule Thévenin, negli anni successivi insaziabile editrice delle sue opere. Artaud è logorato, “ha subìto cinquanta elettrochoc, cioè cinquanta coma”. Sul muro della stanza, sono appesi disegni folgoranti che ricordano gli schizzi di Van Gogh. Malgrado le proposte rivoltegli di condurlo nel sud della Francia, Artaud risponde: “A fine febbraio o inizio marzo, sarò morto”. Muore la mattina del 4 marzo».
……Il testo Antonin Artaud è apparso nel fascicolo monografico in memoria di Artaud della rivista «K» (n. 1-2, giugno 1948), poi ripreso in René Char, Recherche de la base et du sommet, Paris, Gallimard, 1955, e in Œuvres complètes, Paris, Gallimard, 1983; nuova edizione ampliata, ivi, 1995, p. 712.

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6 pensieri riguardo “René Char / Per Artaud”

  1. La gioia di leggere queste lettere scelte e tradotte da Giuseppe di due fra i poeti essenziali del Novecento è la stessa gioia di quando cercavamo testi per la nostra rivista “Arca”, che, vedo con gioia, continua a vivere in altre forme.

  2. Talvolta l’ “assenza di discorsi” può essere davvero feconda: grazie a Char e al suo traduttore per avercelo ricordato.

  3. intensa corrispondenza, al testo di A. Artaud “Van Gogh, il suicidato della società, Adelphi, dedicai un mio Ex Libris..
    r.m.

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