Tutti gli articoli di fmrebstein

Commiato

(i vivi – diceva
è appena un rigagnolo di vino
memoriale della terra e delle stagioni
che dall’orlo colmo cade
e accende sui prati
alfabeti fraterni di assenza

– lumi apparecchiati
per la veglia interminabile
dei morti)

*

Stigmate

Marina Pizzi

Calice di approdo finsi l’infanzia
la zattera d’oro per i pesci salvi
qualora fossi diventata magica.
Invece convalido la mia galera
carica di riti funebri e canestri
tipici del genio che non fui.
Raccapriccio di fato qui restare
reo calesse senza amanti
né briciole di orizzonti le finestre.
Ginestre canterine dal vento prese
strette nei guanti le spose tristi
stigmate le giostre senza pargoli.

*

Sterno di crollo l’abito mortale
dove gli avanzi della cena storpia
impallidiscono il germoglio del sorriso.
Il rompicapo d’essere mortale
tale erompe un estro di bile
quale matrigna indocile la nebbia.
Salva di me il quadrifoglio d’estasi
enigma di figlia indigente
scheletro martire il girotondo in sibilo.
Meringa la merenda di bambini dotti
così poeti da sembrare arcani
attori di cosmesi simboli divini.

Testi tratti da:
Marina Pizzi, Lapidi di periferia,
di prossima pubblicazione in
“Quaderni di RebStein”, LXXXVIII, ott. 2022.

*

Le lointain / Il lontano

Yves Bergeret

Tratto da Carnet de la langue-espace.
Traduzione di Francesco Marotta.

Un pas puis l’autre
le lointain n’hésite pas ;
les chiens hurlent,
est-ce de joie ?

Les marées rapprochent écartent les montagnes
que tant de violence intimide
harcèle le jour la nuit.

Et si le lointain à pas sûrs s’approche encore
on sait coudre le cuir des montagnes :
tes doigts, le dur buis, le fil de la parole.

*

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Movimenti di penna

Lucetta Frisa

EPSON MFP image

I primi testi di Henri Michaux – da Mes proprietés a Voyage en Grande Garabagne, da Lointain intérieur e Un certain Plume a Au pays de la magie – ci consentono, come lettori, di vivere un’esperienza non comune: assistere a una ripetizione di un rito che potrebbe riassumersi brevemente così: una voce neutra, dal timbro tranquillo se non impassibile, narra, in modo minuzioso e slontanante, di universi “altri”, attraversati da esseri più apparentati a una flora e a una fauna marina che alla specie propriamente umana o a quella che, grazie alle lenti potentissime di un microscopio elettronico, possiamo scoprire sotto l’erba o la sabbia. Queste narrazioni o cripto narrazioni – in forma di frammento, riflessione, testimonianza – registrano avvenimenti enigmatici che nessuna chiave simbolica è in grado di interpretare. Sigillati nella magica oltranza della loro natura visionaria, quei testi si rivelano come microcosmi “surreali” di un mondo ulteriore, mappe utili a percorrere terre invisibili, o a essere decifrate da passeggeri inesistenti. Né poesie né racconti, gli scritti di Michaux oscillano tra soliloquio e aforisma, a volte sembrano oracoli o formule propiziatorie, a volte pagine di diario di un entomologo decisamente folle. Li accomuna il non essere mai appagati da una forma definita, se non quella della cronaca frammentaria e tutta pervasa da una fredda ironia.

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Fontana d’Italia

Alba Dorata su Montecitorio

“… che cos’è quest’integrazione? è chiaro che in Europa vogliono distruggere l’identità dei popoli per poterci dominare tutti quanti…
… cosa vogliamo? vogliamo non che arrivino gli immigrati perché abbiamo il problema demografico… noi vogliamo aiutare i popoli d’Europa ad avere più figli europei… vogliamo un’Europa dove il matrimonio sia tra una mamma e un papà e i bambini vengano dati a una mamma e a un papà, le altre schifezze non le vogliamo neanche sentire nominare… la priorità è che ci siano più bambini europei in Europa e non gli animali… sveglia!”

*

La scoperta della poesia

Giuliano Mesa

Ad esempio. La scoperta della poesia

Ad esempio
Ad esempio, dire di ciò che non sappiamo dire. Senza cercare teoria. Senza temere il conflitto, lo stridore, lo stridere delle parti. Se la poesia è relazione, mette in relazione, non finge sintesi.
(Tutto ciò, e ciò che segue, è detto facendo un passo indietro, incauto, di non-silenzio.)

Rumpelstilzchen
“Trampolino Tonante mi chiamo, / il mio nome nessuno lo sa.” Questa la didascalia sotto il disegno di uno gnomo che armeggia con un arcolaio. La vidi in soffitta, sfogliando un libro di fiabe, che stava tra le cose di una zia. Avevo imparato a leggere da poco. Ne rimasi così turbato che ancora ho nella mente l’immagine di quel bambino che guarda e legge, con gli occhi spalancati, forse spaventati. In casa non c’erano libri, e i primi che poi mi procurai non furono di fiabe. E quel libro che stava in soffitta, la zia se l’era ripreso insieme alle altre sue cose lì in deposito. Per tutta la vita mi sono chiesto chi fosse Trampolino Tonante, fingendo di non poterlo scoprire. Infine l’ho scoperto, “per caso”. Trampolino Tonante è Rumpelstilzchen, una delle fiabe più note dei fratelli Grimm. Lettore bulimico, per tutta la vita ho evitato accuratamente quella fiaba, dove la scoperta del nome può salvare dalla morte una ragazza, e poi ne può salvare il figlio, che altrimenti diverrebbe preda, e prole, dell’innominato… “Ach, wie gut is, daß niemand weiß / Daß ich Rumpelstilzchen heiß!”.

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Ferreira Gullar – Antologia poetica

Ferreira Gullar
(1930-2016)

Ferreira Gullar, nome d’arte di José Ribamar Ferreira, è uno dei più significativi poeti brasiliani contemporanei. È nato a São Luís del Maranhão, nel Nordest del Brasile, il 10 settembre 1930. Primo di otto figli, ha un’infanzia ribelle di chi mal sopporta la rigida disciplina delle scuole di allora. Scopre presto la poesia, anzi – secondo quanto afferma – la poesia lo salva, impedendo che intraprenda la strada di tanti ragazzi difficili finiti nella strada. Pubblica il primo libro a soli diciannove anni, nel 1949, Um pouco acima do chão, e da allora non si ferma più. Poeta, giornalista e critico, ha dato alle stampe più di venti opere, fra poesia, teatro e saggistica. Fra i tanti premi ricevuti, uno dei più importanti è quello alla carriera, assegnatogli nel 2005 dall’Accademia Brasiliana di Lettere.

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