Prestare parola al desiderio.
Su Tutto è sempre ora di Antonio Prete
Tutto è sempre ora (Torino, Einaudi, 2019) è una precisa visione della poesia, una postura della parola, un ritmo della scrittura. Questo libro è luminosa regione di un continente composito e affascinante, ricco e complesso, costituito da saggi scientifici, traduzioni, racconti, scritture al confine tra il journal intime e il carnet de voyage, memoria e descrizione.
Antonio Prete ha affermato più di una volta di aver scritto in poesia fin dall’adolescenza, ma di fatto ha pubblicato la sua poesia in età matura, come se avesse avuto pudore di farlo troppo precocemente o timore nel mentre si confrontava da lettore innamorato e da valente studioso con giganti che rispondono al nome di Leopardi, Baudelaire, Char, Hölderlin, Jabès…
Credo infatti che esista, in alcuni autori, un’umiltà, un pudore, che li spinge a un limae labor indefesso e a mantenere a lungo nell’ombra (parola, concetto e immagine fondamentale nell’opera di Prete) la propria produzione artistica, e quest’atteggiamento è accentuato se per scelta esistenziale e per mestiere si smontano e si rimontano, si studiano, si amano nelle loro intime pieghe le opere dei grandi. […]
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L’articolo sarà pubblicato integralmente
in “Quaderni delle Officine“, XCVII