Lettera da una professoressa – di Irene CAMPARI

Lettera da una professoressa
di Irene Campari

Caro Ministro Gelmini,

di stronzate in tutti questi anni di insegnamento ne ho sentite tante, ma quella sua dei giorni scorsi è insuperabile. Tanto da allentare i miei freni inibitori, anche quelli del linguaggio. Già la categoria «insegnanti meridionali» è annoverabile tra gli stupidari d’eccellenza. A quando i «mezzi meridionali» o i «trequarti meridionali»? E sono meridionali solo quelli che insegnano al Sud, poiché quelli trasferitisi al Nord sono nobilitati d’amblé? Guardi Ministro c’è poco da girare intorno. Lei è stata messa lì perché di scuola non capisce nulla, come del resto tutti i suoi predecessori, di destra o sinistra che fossero. Non solo di scuola non ne capisce ma neppure di varia umanità, il che sarebbe per lo meno di conforto. Tutti coloro i quali si sono seduti sulla sua poltrona hanno avuto almeno un sentimento in comune: il disprezzo per gli insegnanti, sempre malcelato.

(…)

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11 pensieri riguardo “Lettera da una professoressa – di Irene CAMPARI”

  1. Bella, esprime bene l’incazzatura eterna degli insegnanti.
    La forte armatura che si sono fatti nel tempo: vera resistenza!
    Capacità di adattamento a ogni situazione, a ogni “riforma”?

  2. Voglio chiarire meglio il mio pensiero, anche a costo di fare un po’ di polemica. Non so più se quella lettera si può definire bella. Perchè è individuale, perchè racconta una situazione simile a tante altre e nemmeno tra le peggiori. Ci sono situazioni ancora più difficili dei licei… situazioni veramente di frontiera, in cui ci si fa “il mazzo”.
    Tutti ne avremmo da raccontare, specialmente dalle periferie estreme.
    Gli insegnanti italiani incassano tutto e si adeguano in definitiva a qualsiasi provvedimento o riforma. Prevale l’individualismo, la tendenza ad arrangiarsi, a seguire l’onda, la passività.
    Un’ occasione di “ESSERCI INSIEME” saranno le iniziative di sciopero promosse dai sindacati per il 17 ottobre e per il 30!
    Siamo davvero “missionari” nel senso originario e in quello della Gelmini? In definitiva lo “Stato” sa che può contare sempre su di noi?

  3. Scusate l’invadenza e lo sfogo…la lettera è stata provvidenziale. Sic!
    Più che affermare l’idea romantica dell’insegnante, pago della sua capacità di catalizzare le giovani menti, non è più “salutare” pensare al nostro lavoro come a un “professione dell’apprendimento” nel senso vero del termine?
    Io sono una maestra e il mio lavoro, mi sembra molto vicino a quello del muratore, dell’artigiano…che non esclude l’educazione al senso critico, alla creatività…
    grazie e ciao a tutti!

  4. Ho letto la lettera di Irene Campari e non mi sembra che ci sia molto da aggiungere se non, rispondendo a Paola sul discorso dell’individualità, credo che tante, moltissime individualità come quelle di Irene, siano in grado di formare una moltitudine di verità di cui la gelmini o chi per lei, DOVREBBE tenere conto prima di mandare al macero fatiche e sudori e poca gratificazione che appartengono a quella categoria di docenti che sanno dare ancora il loro sapere e la loro esperienza per favorire la crescita, sotto tutti i punti di vista, dei ragazzi a loro affidati.

    Francesco, grazie a te, come sempre, per la proposta.
    un abbraccio
    jolanda

  5. vorrei solo segnalare che nella scuola elementare per l’insegnamento della matematica e delle scienze sono previste 5 ore settimanali…
    1+4?
    2+3?
    3+2?
    4+1?

    per “l’insegnamento” della religione cattolica sono previste 2 ore settimanali

    se la ministra vuole fare “cassa” potrebbe cominciare a pensare di non regalare più danaro a “insegnanti” assunti da uno stato estero e pagati dallo stato italiano.

  6. Rispondo a quest’ultimo commento, perchè io stessa per molti anni ho insegnato religione alle elementari. La situazione è controversa e si può discutere, però questi insegnanti sono assunti dal ministero, anche se c’è indicazione vincolante delle diverse curie arcivescovili. La materia è regolata dal concordato stipulato tra Chiesa e Stato.
    Mi sento di dire che il loro è un lavoro a tutti gli effetti, anche se scarsamente riconosciuto e considerato dai più.

  7. cara paola permettimi di dissentire, avevo fatto una premessa e cioè che le ore di lezione di matematica-scienze sommano a 5 ore settimanali. poniamo che l’insegnante decida di dividere equamente le ore, farà quindi 2,5 ore di matematica e 2,5 ore di scienze. con tutto il rispetto non mi pare giusto. siccome questa “riforma” è scandalosamente fatta per tagliare gli insegnanti e fare quandi “cassa” e considerando anche che secondo me e non solo me, l’insegnamento della religione è anacronistico dal momento che le classi delle scuole elementari vanno sempre più diventando eterogenee con una massiccia presenza di bambini rom, cinesi, rumeni e tante altre nazionalità come ben saprai.
    ecco in questa prospettiva, se proprio si deve tagliare, preferirei si tagliasse l’insegnamento della religione CATTOLICA e sottolineo CATTOLICA. ci sono altre sedi dove poter esercitare l’insegnamento della religione, le chiese i catechismi gli oratori le associazioni cattoliche ecc.

    vedi paola quello che non è ammissibile (secondo me) è che tutti gli insegnanti delle varie discipline per poter esercitare la professione devono passare attraverso un concorso, lo devono superare e poi mettersi in graduatoria ecc ecc.

    gli insegnanti di religione invece no, e questo è un privilegio.

    in ogni caso, ripeto, reputo più importante l’insegnamento della matematica che quello della religione CATTOLICA.

  8. Caro Domenico,
    anch’io insegno matematica come te. La cosa è buffa, non trovi? Bando alle ciance e alle strane coincidenze. Ti capisco e per certi versi sono d’accordo con te: la situazione andrebbe rivista e adeguata in senso più “interculturale”, oltre che regolata in modo più “laico”. Fino ad oggi sono gli insegnanti (compresi quelli di religione) sul campo a mettere in dialogo le diverse culture e a lavorare per l’integrazione di tutti i bambini. Certo i programmi ufficiali della religione cattolica vanno un po’ in altra direzione e su questo concordo con te. Per l’assunzione degli insegnanti di religione ultimamente sono stati banditi concorsi (anche se riservati). Come vedi la situazione potrebbe evolversi, nel senso che in molti speriamo.
    Riguardo alle materie, molte sono essenziali e (ammesso che fare una graduatoria abbia un senso) non metterei religione fra le ultime.
    Un caro saluto

  9. Ritorno allo specifico della lettera di Irene Campari: c’è, in ogni sua sillaba, più “dignità” di quanta la cialtronesca (è un eufemismo) classe dirigente di questo paese potrebbe mai concepirne (anche perché non è una merce, e non ha mercato, tanto meno può essere oggetto di scambio e di contrattazione).

    La scuola, per me, è esattamente, da trent’anni, quella che emerge dalle sue parole: parole che sono una sferzata di etica, di pratica etica quotidiana (anche questa “irricevibile” dai destinatari: non solo non è una merce, ma ne ignorano finanche l’esistenza).

    Sul resto. Sono personalmente contrario all’insegnamento della religione: di qualsiasi religione. Con tutto il rispetto (unito, in molti casi, a lunga amicizia) per i validi colleghi, uomini e donne, colti, tolleranti, aperti e rispettosi delle diversità, coi quali ho interagito (ma sempre pochi, e quasi del tutto scomparsi negli ultimi dieci anni); e senza nessun rispetto per i ciarlatani e gli imbonitori da fiera che entrano in classe e cercano, tanto per far un solo esempio, di convincere i giovani che “l’omosessualità è una malattia da curare, anche drasticamente”…

    Un cordiale saluto a tutti.

    fm

  10. Cara professoressa,
    ho letto la lettera che Lei ha indirizzata al ministro Gelmini, e, seppur mi piaccia la Sua grinta, credo di rilevare nel Suo scritto una rivalsa su una collega (professoressa Gelmini) ora ministro
    della Pubblica Istruzione, e un qualche auto-incensamento del ruolo che ricopre che non tiene conto di altre realtà lavorative.
    Sembra ormai di moda insultare le autorità, la Casta dei Politici (di destra o di sinistra) se non dispongono secondo i desiderata di altre Caste (scuola, sanità, sindacati, magistratura, ecc.), e, al limite, passi…ma ad un certo punto Lei scrive “Con l’aria che tira, essere laureato e guadagnare 1200 euro al mese è da poveracci senza alternativa, senza palle. Starsene poi 18 ore la settimana a trattare con chi ci insulta e sbeffeggia rende ancor di più la nostra condizione oltraggiabile, ma dagli adolescenti non dagli adulti. Questo non lo permetto.” Cioè Lei si lamenta del fatto di prendere 1200 euro per 18 ore di lavoro, seppur sbeffeggiata. Ora Lei, per i suoi studenti, è un’autorità al pari del ministro Gelmini per Lei, per cui mi pare che trasferisca le frustrazioni che manifesta, derivate dagli sbeffeggi quotidiani, al ministro, e ciò è pericoloso, specie se i suoi studenti avessero la ventura di leggere la Sua lettera; non solo: 18 ore di lavoro per 1200 euro li prende mia figlia (40 ore settimanali, però) commessa al massimo livello consentito. Già, ma mia figlia non è laureata, cioè non fa parte di una “Casta” di supercervelli e pertanto quando viene chiamata a colloquio dai Suoi colleghi insegnanti, per sua figlia adolescente studentessa, deve chinare il capo, anche quando è evidente (differenti da Lei che dichiara “Trasmetto tutto ciò che so, senza risparmiarmi.”) che non trasmettono altro quello che c’è scritto negli enormi e costosi libri cosiddetti di testo ( che saranno “studiati” per un terzo in tutto l’anno) i quali, oltre che essere complici (disinteressati?) del businnes delle case editrici, lasciano pensare che i sussidiari siano ormai i Suoi colleghi, e non, come un tempo, erano i libri i sussidiari della cultura trasmissiva degli insegnanti. Tanto per fare un esempio: nel libro di italiano di mia nipote c’è una parte dedicata alle differenze sostanziali fra maschile e femminile e che mia nipote deve studiare, e vi si trova la differenza fra “mento, parte del viso” e “menta, pianta aromatica”, che già i bimbi di 5 anni sanno benissimo. Penso, almeno da come scrive, che Lei certe scempiaggini non le dia da studiare ai Suoi studenti, però il mondo della scuola è anche questo, e il cambiamento della e nella scuola non può partire dai DDL di un ministro (di destra o di sinistra) ma dal comportamento del corpo insegnante che, come Lei scrive “Me ne frego del perbenismo, del consenso dei Colleghi, benché mi abbiano spesso richiamato a “fare come tutti gli altri”. “ E allora invece di scagliarsi contro un ministro che fa “stronzate”, rivolga l’indice verso i Suoi colleghi (senza C maiuscola) sadici ( che danno da studiare pagine e pagine di scempiaggini “altrimenti prendi una nota”, sadismo per coprire l’inettitudine) invece di coprirli sotto le “stronzate” di un ministro, colleghi che come Lei prendono, per 18 ore di lavoro alla settimana, 1200 euro al mese. Ma anche se prendessero 12000 euro al mese il rendimento sarebbe lo stesso, stia tranquilla. Ed è così in ogni Casta maiuscola o minuscola: per molti conta solo avere il “posto”, il lavoro è un’altra cosa, e questo lo so io (che non conto niente), lo sa Lei e lo sa il ministro. Siamo gli ultimi in Europa come cultura? C’è un perché, e grande, perché alla fine l’avranno vinta sempre gli inetti e la mafia di qualsiasi Casta.
    Con stima.
    Rolando, operaio in pensione

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