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De(ll’)amore

Giarmando Dimarti

Il titolo De(ll’)amore innesca gioco linguistico tra latino italiano, incorporando quest’ultimo in una trasformazione (parentetica) della medesima sostanza che, pure, dichiara se stessa all’esprimersi tra due lingue, anzi della medesima, producentesi quale trasmutazione e, dunque, incrocio di tutte le vie.
Le vie che incrociano condividono sorte di labirinto. Essere, trovarsi, all’incrocio implica o essere avversi o incontrarsi.
La lingua del De Amore (così voglio chiamarlo in questa selva selvaggia in cui si appresta ad essere aspro e forte, con essa lingua contro di essa) insiste sulla liminarità di soglia. In questa consiste, perché da questa ricava il proprio statuto. Selva d’amore da percorrere iniziaticamente, ove la parola si colloca in un tempo senza temporalità, ma ne acquista: dalla sintassi del pensiero, dalla sua logica penetrante, ossessivamente parlante le forme del tempo, dalla metamorfosi, dalle origini nelle dissonanze della modernità. Continua a leggere De(ll’)amore