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In principio erano le selve

Pier Franco Uliana

Gli occhi, abbandonali all’ombra, socchiusi fino alla linea dell’orizzonte interiore. Un limitare, tra ciglia e foglie. Da’ senso ai sensi. Fatti placenta di muschio, feto sotto lingua.

[VIII] Il potere pretende la radura. Senza limite. Una luce trasparente, cartesiana, empirea, a perpendicolo. Onnipotente. Datti alla macchia. A tasche ricolme di sementi, fa’ incursioni notturne. Semina e fuggi. Renditi opaco allo specchio ustore.
[XI] Appena dopo il varco, ecco i sentieri. Non seguire il più dritto, se non vuoi finire nel latrato del vento. Ma non è nel più tortuoso che troverai lo smarrimento.
[XIII] Poeti, filosofi, fuorilegge, ribelli, maquisards s’inselvano per redimere il disordine della radura. Scelgono il valore dell’ombra perché vogliono ristabilire la trasparenza dei valori. Il loro pensiero è dialettico e procede per metafore.
[XXVII] I rami lassù, profondi e immobili, e noi ad ascoltare il silenzio delle radici. Si fondono fiato e vento, le voci appena sussurrate. Tu mi apri una radura dentata di luce e sulle labbra cresci la verità ambigua del tempo.
[XXX 3] La radura tende al paesaggio unico, essa usa un eccesso di luce per nascondere agli occhi i propri errori. I miraggi però hanno lo stesso limite e la stessa imprecisione delle ombre, se non si rovescia l’albero dello sguardo.

(da qui)

Ingens Sylva (il libro)

Ingens Sylva

Pier Franco Uliana

“Gli occhi, abbandonali all’ombra, socchiusi fino alla linea dell’orizzonte interiore. Un limitare, tra ciglia e foglie. Da’ senso ai sensi. Fatti placenta di muschio, feto sotto lingua.”

“Il potere pretende la radura. Senza limite. Una luce trasparente, cartesiana, empirea, a perpendicolo. Onnipotente. Datti alla macchia. A tasche ricolme di sementi, fa’ incursioni notturne. Semina e fuggi. Renditi opaco allo specchio ustore.”

Se il bosco, nell’immaginario collettivo dell’occidente, ha occupato uno spazio estremamente significativo (dalla tragedia e dai miti greci alle leggende nordiche, dall’allegoria medievale alla deforestazione della modernità), allora il Cansiglio risalterà non solo come residuo e relitto di un’epoca silvana che fu, ma anche e soprattutto come reliquia, a ricordarci «che in principio erano le selve». In questi fogli di macchia se ne propone l’attraversata simbolica per un sentiero di lettura che, per quanto tortuoso e oscuro, scende alla radice della nostra psiche per salire alle fragili cime di una certa razionalità contemporanea.

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La faghèra

Pier Franco Uliana

La faghèra(1)

Non avevo che diciassette anni quando la vidi per la prima volta, ai margini esterni della foresta, fuori dal Piano nobile del Cansiglio(2). M’incuriosì più per l’orgoglio romito che per la simmetria della struttura gemellare, due polloni nati sui bordi opposti della stessa ceppaia, ormai non più visibile, cresciuti per decenni a poche decine di metri dai fratelli del limitare. Era di forme piene nel suo giro esterno quanto quelli erano smilzi e dalla milizia lignea del bosco costretti in ranghi serrati. Continua a leggere La faghèra

[L’isola]

Pier Franco Uliana

[…]

Isola è idea fissa piantata là
nell’ossessione del mare agitato
da turpitudini subliminali,
offre infinite vie o labirinti
di fughe per indicibili abissi
ma l’accesso non è che uno. E’ sporgenza
dalla parete equorea che risale
all’orizzonte, l’appiglio al pensiero
per non fare naufragio, derelitto
tesoro che resiste allo scialacquo.
Isola è seno da cui svezzarsi
divo capezzolo a lungo agognato
pietra che galleggia verso occidente
la stessa che è a oriente, segna il nord,
pure il sud. Non ha nulla della bruna
montagna dove si purga chissà
quale peccato d’immortalità
né della vergine rupe che un mare
di soli bracci s’ostina in amplessi,
è una barena sulle cui rive
i bambini si fanno il bagno nudi.

[…]

[Da: Telegonia, Stasimo.
Leggi l’intera opera in Quaderni di RebStein, XXXVI, 2011.]

Ingens Sylva

Pier Franco Uliana

“Se il bosco, nell’immaginario collettivo dell’occidente, ha occupato uno spazio estremamente significativo (dalla tragedia e dai miti greci alle leggende nordiche, dall’allegoria medievale alla deforestazione della modernità), allora il Cansiglio risalterà non solo come residuo e relitto di un’epoca silvana che fu, ma anche e soprattutto come reliquia, a ricordarci «che in principio erano le selve». In questi fogli di macchia se ne propone l’attraversata simbolica per un sentiero di lettura che, per quanto tortuoso e oscuro, scende alla radice della nostra psiche per salire alle fragili cime di una certa razionalità contemporanea.”

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Fontana Parađiśe

Pier Franco Uliana

“A volte la voce viene da chissà quale corpo arboreo, o anche da fontane di stillicidio celate dal sottobosco, per tentare un qualche colloquio che non sia solo chiasso d’ombra. È voce di selva che per sentieri impervi, i sentieri percorsi e perduti dal linguaggio errante, si fa canto d’uccelli in volo, di quelli che sbandano alla radura del foglio, sospinti dal facile vento del fiato. La occupano per cantare la vita sotto forma di comèđia, una finzione di senso, tra lo specchio del cielo e il roccolo di foglie in attesa, che significa tanto la rete delle cose quanto l’anello del tempo, senza clamore alcuno. Di là del margine non c’è nient’altro, se non quello che si vede: il bosco che recita in silenzio il ciclo delle stagioni. Ed è il loro un verso vernacolo, almeno fino a quando il muschio di un’altra lingua non abiterà la bocca per rinnovare i nomi e ricoprire definitivamente i vecchi.”

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Per una resistenza al non luogo (II)

Pier Franco Uliana

Dialogo di una sfinge e di un boscaiolo

“toutes ces cimes chauves qui regardent d’en
haut la Méditerranée ont perdue leur couronne
de culture, de forêts. Et reviendra-t-elle?
Jamais.”

(Jules Michelet, La Bible de l’Humanité, II, 9)

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Per una resistenza al non luogo (I)

Pier Franco Uliana

Rimappatura mentale del luogo-Cansiglio per una resistenza al non luogo, ovvero considerazione glocale sul bosco.

Non è un caso che la selva oscura sia stata assunta da Dante come allegoria del peccato. Nell’immaginario occidentale, fin dalle origini, il bosco (la hyle-sylva greco-latina) equivale all’indifferenziato, al caos primordiale, all’ambivalenza che fa coincidere i contrari; è la natura stessa che dispiega nella metamorfosi la sua possanza, dove sono assenti la luce del lógos e il rigore morale. Continua a leggere Per una resistenza al non luogo (I)

Lettera dal Cansiglio

Pier Franco Uliana

Lettera dal Cansiglio ad AZ

tagli ritagli in sylva
varchi-vartóra per Val-
òrch
(ucci ucci per i bravi scolarucci
del centro di educazione ambientale
seguir il forestale                    e mùci!
[silenzio!]
e che odorino d’euro
spande l’aura silvestre
che daini impallinati
insaccati in zaini
per gli aurati dandy gipponati
e per i non addetti sol funghetti)

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