Gli occhi, abbandonali all’ombra, socchiusi fino alla linea dell’orizzonte interiore. Un limitare, tra ciglia e foglie. Da’ senso ai sensi. Fatti placenta di muschio, feto sotto lingua.
[VIII] Il potere pretende la radura. Senza limite. Una luce trasparente, cartesiana, empirea, a perpendicolo. Onnipotente. Datti alla macchia. A tasche ricolme di sementi, fa’ incursioni notturne. Semina e fuggi. Renditi opaco allo specchio ustore.
[XI] Appena dopo il varco, ecco i sentieri. Non seguire il più dritto, se non vuoi finire nel latrato del vento. Ma non è nel più tortuoso che troverai lo smarrimento.
[XIII] Poeti, filosofi, fuorilegge, ribelli, maquisards s’inselvano per redimere il disordine della radura. Scelgono il valore dell’ombra perché vogliono ristabilire la trasparenza dei valori. Il loro pensiero è dialettico e procede per metafore.
[XXVII] I rami lassù, profondi e immobili, e noi ad ascoltare il silenzio delle radici. Si fondono fiato e vento, le voci appena sussurrate. Tu mi apri una radura dentata di luce e sulle labbra cresci la verità ambigua del tempo.
[XXX 3] La radura tende al paesaggio unico, essa usa un eccesso di luce per nascondere agli occhi i propri errori. I miraggi però hanno lo stesso limite e la stessa imprecisione delle ombre, se non si rovescia l’albero dello sguardo.
(da qui)