Archivi categoria: lorenzo carlucci

Sono qui solo a scriverti – di Lorenzo Carlucci

Nota critica di Giorgio Bonacini

Tante e indeterminate sono le modalità con cui la poesia misura la sua efficacia linguistica e concettuale, ma tutte tendono a spostare, decentrandolo, il centro conoscitivo che l’esperienza del pensiero (di chi scrive e di chi legge) si propone di attuare. Nei testi di Carlucci si assiste a una concentrazione di senso in cui la possibilità del dire non eccede mai la sua necessità e la sua appartenenza al fare poetico. Ma ciò non significa affatto che ci si trovi in presenza di una scrittura, per così dire, dal respiro corto: quella che affiora è una precisa coscienza del limite in cui la parola viene a trovarsi. Continua a leggere Sono qui solo a scriverti – di Lorenzo Carlucci

Lorenzo Carlucci – Note su “A ogni cosa il suo nome” di Francesco Tomada

Francesco TomadaCosa c’è nel museo di Auschwitz // ci sono scarpe abbastanza da calzarne i piedi / di una intera generazione // occhiali per vedere tutti i panorami d’Europa // valigie per milioni / di possibili ritorni a casa // tutti questi oggetti sono rimasti uguali a prima / il nome sulle etichette il fango secco sulle suole / solo una cosa è andata avanti / – non posso chiamarlo proprio vivere – // c’è una stanza intera di capelli / sono ingrigiti sul pavimento aspettando i giovani di allora / che nella vecchiaia / non li hanno mai raggiunti //

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“Le parole cadute” di Adriano Padua nella lettura di Lorenzo Carlucci

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Note su “le parole cadute” di Adriano Padua

priusquam te formarem in utero novi te (Hieremias 1,5)

Le parole cadute è stato composto usando le parole contenute in una raccolta di circa 50 email private, scritte nel corso di due mesi da una donna e da un uomo”. Così ci avverte il poeta in una nota finale a questo libro breve e ci lascia ipotizzare un procedimento di questo tipo: le email vengono unite in un unico testo, il testo viene dato in pasto al software di cut-up citato nei ringraziamenti, il software restituisce una lista di sintagmi di struttura sillabica regolare, con i quali, infine, il poeta compone il libro. Una operazione dunque, a cui ci hanno abituato: cut-up poetry, poesia automatica, poesia combinatoria.

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Carlucci fra il Ciclo di Giuda e La Comunità Assoluta – di Matteo Veronesi

Vai a dire al pazzo
che è sotto il sicomoro:
– tu non avrai mai frutti

se tu non lasci i denti
al posto delle note, i pochi,
su questo liuto intatto

esultano le dita nel tremore
e poi le labbra
nell’immobilità

collo di donna lungo

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La Comunità Assoluta di Lorenzo Carlucci nella lettura di Viola Amarelli

[Qui è possibile leggere alcuni testi.]

Lorenzo Carlucci, La Comunità Assoluta, Lampi di Stampa,
Milano, 2008.

     La Comunità Assoluta (Lampi di stampa, 2008, nella collana Festival curata da Valentino Ronchi) è la prima prova in assolo di Lorenzo Carlucci ed è un assolo che colpisce per coerenza e maturità.
I testi della raccolta (in gran parte risalente al 2003, quando l’autore allora ventisettenne era dottorando negli USA) si inseriscono infatti consapevolmente nell’orizzonte di una poetica filosofica o, forse meglio, di una tensione etica che diventa visione ontologica. Emblematica di una tale lettura è la sezione centrale del libro, non a caso intitolata “metodi”, dove esplicitamente l’autore dà conto di come dietro il discorso poetico vi è sempre e soltanto il problema del concetto del mondo. Continua a leggere La Comunità Assoluta di Lorenzo Carlucci nella lettura di Viola Amarelli

Testi inediti di Federico ZULIANI

Per Amleto il dilemma in aut aut, per il desterrado, invece, o per chi è nato e si muove lontano da casa, pare, a leggere Zuliani, il dilemma è in et ac. L’essere e il non essere sono la condizione, per chi è lontano da casa, la forma che regge è quella del dubbio sciolto nella contraddizione. L’essere e il non essere, l’essere qui (nel corpo) e (nella mente, e viceversa). […]
(Lorenzo Carlucci)

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Riti di passaggio (II) – Lorenzo CARLUCCI

    Nel 2001, nel primo anno di Dottorato in Matematica a Siena, ho scritto una brevissima raccolta a tema, “Cane”. L’ho scritta a Castellina in Chianti in una casa isolata e aperta (entrava il vento dalla cantina, come un cinghiale) che mi avevano prestato per andare a dormire quando ero a Siena. I “cani di coscienza” sono le persone meschine, poco oneste con loro stesse. Nel testo il “cane” è la coscienza mia.
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