Archivi categoria: risonanze

Nottario

Marco Ercolani

Nottario vuole attirare il lettore in un laboratorio poetico dove abiti un’idea inconciliata ed estrema di scrittura, una scrittura poetica che “ricerchi il compossibile” senza perdere “la fortuna dell’insonnia”. Cito Nanni Cagnone perché da sempre il poeta di Armi senza insegne scava, all’interno della tradizione poetica contemporanea, un abisso di libertà irriducibile. «La più profonda esperienza della poesia è quella di una lontananza costitutiva». Dentro questa lontananza può esistere un libro come Nottario, discorde al suo e a qualsiasi tempo, e che, pur essendo stato scritto nel corso degli anni, si scrive sempre “adesso” perché i suoi frammenti si assemblano nell’unicum che conferma il mio pensiero eretico e girovago, riluttante alla semplificazione.” (dalla Prefazione)

Marco Ercolani, Nottario,
I Quaderni del Bardo Edizioni, 2023.

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(Leggi anche Nottario I – Per la mano sinistra)

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Faces

lorenzo_spagnoloLorenzo Spagnolo fotografa in pellicola bianco e nero. Il verbo inglese to shoot sta sia per scattare sia per sparare e questo doppio significato calza a pennello al lavoro di Lorenzo. Memore della lezione di Henri Cartier-Bresson, Lorenzo preme il grilletto per cogliere l’istante decisivo, soltanto quello gli sta a cuore, giammai per mitragliare. Viaggia triplicemente armato. Nikon F. Nikon FE. Contax ST. Scordatevi le cosiddette foto-ricordo. Quest’occhiolesto fa tutto il contrario di foto-ricordo. Le sue potremmo chiamarle foto-oblio: l’obiettivo di Lorenzo ci dimentica, smemora il corpo e, smemorandolo, risveglia qualcosa, slatentizza un mistero. Posso vederlo far capolino sulla mia pelle che mobilmente affresca la sua pellicola, l’ignoto stanato. Un discorso a parte meriterebbe l’uso che egli fa del fuori-fuoco: esso corrisponde, in estrema sintesi, alla ricerca di una messa a fuoco carnal spirituale. Nel seguente assaggio appaiono facce e corpi, lampi e sguardi, relazioni ed elezioni finite sulla sua linea di mira in due diverse occasioni, nel corso di questa estate bolognese. (JC)  leggi l’intero articolo sul Primo Amore.

Per allusione e rimando: Marco Bagnoli, la Città del Sole, Tommaso Campanella, terre di Calabria…

Un artista fiorentino (Marco Bagnoli) rende omaggio nel 1988 al Centro Pecci di Prato a un’opera (La città del Sole, 1602) del filosofo calabrese Tommaso Campanella, legando traverso il tempo momenti luminosi della terra di Calabria che voglio richiamare qui, in questo preludio ottobrino in cui ragione, dialogo e parola sembrano ancora una volta inabissarsi.

Sprich auch du

Kiefer Sprich auch du

Sprich auch du,
sprich als letzter,
sag deinen Spruch.

Sprich –
Doch scheide das Nein nicht vom Ja.
Gib deinem Spruch auch den Sinn:
gib ihm den Schatten.

Gib ihm Schatten genug,
gib ihm so viel,
als du um dich verteilt weißt zwischen
Mittnacht und Mittag und Mittnacht.

Blicke umher:
sieh, wie’s lebendig wird rings –
Beim Tode! Lebendig!
Wahr spricht, wer Schatten spricht.

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Parlando con lingua di pupille

Parlando con lingua di pupille
(Materiali per una lettura di Tiresia di Giuliano Mesa)

Solo la lingua che nel fango impasta la sua voce, è seme che matura nel tempo volti fraterni liberi dalla morsa dei sogni. Uno spazio dove ancora si parte la vita in tante mani, e nel passaggio si fa dimora. Per la lacrima venuta ad abitare l’occhio ammutolito del presente.

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“Pasaron, pues, largos días”

Antonio Scavone

Un testo magistrale, indimenticabile. Tradotto dal silenzio, da quel lugar sin límites dove la nostra identità, deposto tutto il carico che gli occhi imbarcano nella traversata degli anni, si specchia e si riflette, libera e perpetua traccia del rifiorire dei volti, nell’immagine senza tempo e senza parole delle sue radici. Una pagina che migra lenta al ritmo di un respiro a lungo trattenuto nel cuore, sulle ali di una scrittura trasparente come una fonte e commossa come un battito di ciglia sfuggito per un attimo al controllo del pensiero – una scrittura che ne segue e asseconda il volo dal paese della memoria agli annali inviolabili dell’anima. (fm)

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Nottario (II, 1)

Marco Ercolani

“Colui che guarda dal di fuori attraverso una finestra aperta non vede mai tante cose come chi guarda una finestra chiusa. Non c’è oggetto più profondo, più misterioso, più fecondo, più tenebroso e più abbagliante di una finestra illuminata.”

(Charles Baudelaire)

La realtà autentica è composta da tutti quegli esseri e da tutte quelle opere che la storia ha ingiustamente omesso o cancellato e che però restano, come humus sotterraneo o fantasie rimosse, nelle scritture residue, nei sogni segreti. Chissà che uno scrittore non debba proprio riparare al lutto di queste dimenticanze ogni volta che inizia a scrivere. (m.e.)

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Un’estrema danza di parole

Giannino Di Lieto, Velluti rossi all'opera

Mario Fresa

Giannino di Lieto
e la sua estrema danza di parole

     Il fuoco interminabile che può trasmettere – con tutta la sua cieca potenza – un’autentica voce poetica deve sempre rifuggire da qualsivoglia risposta. Ciò significa, allora, che un vero poeta non può essere amato, né capito: le sue domande vibrano nell’attimo di un precipizio che mai nessuno osa riprendere e interrogare.

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Eterna insonnia

René Char

Marco Ercolani

I testi Su una notte senza ornamenti, Per un Prometeo sassifrago, Noi abbiamo, Nel cammino, Contravvenire, I merletti di Montmirail, sono tratti dalle sezioni La bibliothèque est en feu, Au-dessus du vent e Quitter di La parole en archipel (Paris, Gallimard, 1962), ora in René Char, Oeuvres Complètes, Bibl. de la Plèiade (ivi, 1983). A questi, da me tradotti e pubblicati in «Arca», 2, 1998 e che qui ripropongo con lievi modifiche, ho aggiunto una breve scelta di testi da Aromates chasseurs (Paris, Gallimard, 1975, ora in René Char, Oeuvres complètes, op.cit.) a cui ho attribuito un titolo mio, Casa mentale. (M.E.)

“Arrêtons-nous près des êtres
qui peuvent se couper de leurs resources,
bien qu’il n’existe pour eux que peu ou pas de repli.
L’attente leur creuse une insomnie vertigineuse.
La beauté leur pose un chapeau de fleurs.”

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Nottario (I, 6)

Marco Ercolani

“Colui che guarda dal di fuori attraverso una finestra aperta non vede mai tante cose come chi guarda una finestra chiusa. Non c’è oggetto più profondo, più misterioso, più fecondo, più tenebroso e più abbagliante di una finestra illuminata.”

(Charles Baudelaire)

Ci sono, nella letteratura, momenti oscuri e insondabili, grandi zone vuote che possono ospitare taccuini possibili o lettere ipotetiche, a favolosa e impossibile riparazione delle ferite di quel vuoto. In quei momenti si può scrivere come se si stesse ricordando uno stato di pericolo, di stupore. (m.e.)

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Nottario (I, 5)

Marco Ercolani

“Colui che guarda dal di fuori attraverso una finestra aperta non vede mai tante cose come chi guarda una finestra chiusa. Non c’è oggetto più profondo, più misterioso, più fecondo, più tenebroso e più abbagliante di una finestra illuminata.”

(Charles Baudelaire)

Sogno che i confini tornino ad esistere, che riformino il rettangolo del foglio e io riprenda a scrivere; e poi, da sotto, l’acqua ritorni a sgorgare trascinando la carta sulla cima dell’onda più forte. (m.e.)

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Il mese dopo l’ultimo (II)

Marco Ercolani

«Ognuno sa che in un seguito di anni comuni, normali, talvolta quel grande eccentrico che è il tempo crea dal suo seno altri anni, diversi, particolari, degeneri, ai quali – come un sesto, piccolo dito in una mano – cresce da qualche parte un tredicesimo, falso mese. […] Altri paragonano questi giorni ad apocrifi segretamente introdotti fra i capitoli del grande libro dell’anno».

(Bruno Schulz,
Le botteghe color cannella)

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Quanto l’anima abbia da temere

Viviana Scarinci

Quanto l’anima abbia da temere.
Su L’anima tema di Federico Federici
(da: L’opera racchiusa, Milano, 2009)

Se un catalogo servisse a mostrare ciò che l’anima debba temere, racconterebbe forse la storia della degenerazione di una stella. Nella relatività generale un buco nero è una singolarità nello spazio-tempo, causata dal collasso gravitazionale di una stella di una certa massa, che non lascia sfuggire più nulla al proprio orizzonte degli eventi. Si può forse azzardare allora che un buco nero, sia una stella, un’entità celeste visibile, che per via di un dato evento, prosciuga il suo corpo, iniziandosi alla sua scomparsa. Continua a leggere Quanto l’anima abbia da temere

Il mese dopo l’ultimo (I)

Marco Ercolani

Con questo testo di Marco Ercolani, pubblicato qui in anteprima, il “Circolo Schulziano” fa le sue prove generali in vista dell’apertura di una sezione permanente nei locali della Dimora. Si tratta della comunicazione inviata dall’autore (unico scrittore e studioso italiano invitato) al IV International Bruno Schulz Festival (ARK OF BRUNO SCHULZ IMAGINATION), curato da Wiera Meniok e tenutosi a Drohobych nei giorni dal 24 al 30 maggio 2010.

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Nottario (I, 4)

Marco Ercolani

“Colui che guarda dal di fuori attraverso una finestra aperta non vede mai tante cose come chi guarda una finestra chiusa. Non c’è oggetto più profondo, più misterioso, più fecondo, più tenebroso e più abbagliante di una finestra illuminata.”

(Charles Baudelaire)

Ma se tu vivi soltanto per venir dimenticato
muori celibe e la tua immagine morrà con te.
Guarda nello specchio e parla al volto che vedi,
ora per te è il tempo di manifestarne un altro.

(W. Shakespeare, Sonetti)

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Omaggio a Giorgio Manganelli (II)

Giorgio Manganelli

Un libro non si legge; vi si precipita; esso sta, in ogni momento, attorno a noi. Quando siamo non già nel centro, ma in uno degli infiniti centri del libro, ci accorgiamo che il libro non solo è illimitato, ma è unico. Non esistono altri libri; tutti gli altri libri sono nascosti e rivelati in questo. In ogni libro stanno tutti gli altri libri; in ogni parola tutte le parole; in ogni libro, tutte le parole; in ogni parola, tutti i libri. Dunque questo ‘libro parallelo’ non sta né accanto, né in margine, né in calce; sta ‘dentro’, come tutti i libri, giacché non v’è libro che non sia ‘parallelo’.

[Nel ventennale della scomparsa, un omaggio alla figura e all’opera di Giorgio Manganelli, uno dei più geniali autori della letteratura italiana del Novecento. Di seguito, la seconda parte di un’intervista esclusiva alla figlia Lietta, curata da Alessandra Pigliaru, e una “iperbolica, cronica cronachetta” di Giovanni Campi.]

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