Chiara Serani
Sono seduta su una sedia, la loro. Disposti tutto intorno a me ci sono un bambolotto nudo di plastica rosa, un bisturi, dei rotoloni di carta bianca su cui sono tracciati in oro caratteri e simboli che non conosco, colla a pronta presa, chicchi d’uva, unghie, vecchie monetine, cantucci di pane, un osso di agnello. Raccolgo il bambolotto, non ha i genitali ma ha la pancia sporgente e vuota. Afferro il bisturi tra pollice indice e medio, procedo alla laparotomia. Prendo i rotoli, le unghie, il pane, le monete, l’uva, l’osso, riempio la pancia. Suturo la ferita con la colla.
[«Poi, prima di partirsene, l’asperge / con succhi d’erbe dell’Averno e subito, / per via di quel malefico incantesimo, / le cadono i capelli, poi scompaiono / gli orecchi e il naso, mentre tutto il corpo / e la testa si fanno piccolissimi; / zampe sottili al posto delle gambe / le spuntano dai fianchi, tutto il resto / non è che un ventre»]
Chiara Serani
Dialoghi della sedia. Azioni a più voci
Riflessione critica di Giorgio Bonacini
Verona, Anterem Edizioni / Cierre Grafica
“La ricerca letteraria”, 2023
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