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Sono seduta su una sedia…

Chiara Serani

Sono seduta su una sedia, la loro. Disposti tutto intorno a me ci sono un bambolotto nudo di plastica rosa, un bisturi, dei rotoloni di carta bianca su cui sono tracciati in oro caratteri e simboli che non conosco, colla a pronta presa, chicchi d’uva, unghie, vecchie monetine, cantucci di pane, un osso di agnello. Raccolgo il bambolotto, non ha i genitali ma ha la pancia sporgente e vuota. Afferro il bisturi tra pollice indice e medio, procedo alla laparotomia. Prendo i rotoli, le unghie, il pane, le monete, l’uva, l’osso, riempio la pancia. Suturo la ferita con la colla.

[«Poi, prima di partirsene, l’asperge / con succhi d’erbe dell’Averno e subito, / per via di quel malefico incantesimo, / le cadono i capelli, poi scompaiono / gli orecchi e il naso, mentre tutto il corpo / e la testa si fanno piccolissimi; / zampe sottili al posto delle gambe / le spuntano dai fianchi, tutto il resto / non è che un ventre»]

Chiara Serani
Dialoghi della sedia. Azioni a più voci
Riflessione critica di Giorgio Bonacini
Verona, Anterem Edizioni / Cierre Grafica
“La ricerca letteraria”, 2023

***

Nyctalopia

Rita Florit

Una poesia intitolata in modo diretto con un termine in cui convivono, senza contrasto, due significati che dovrebbero opporsi – vedere nell’oscurità e il suo contrario, questo significa nyctalopia – indica immediatamente una direzione di lettura verso l’esterna formazione di un mondo e, allo stesso tempo, un’idea di scrittura verso l’interiorità del dire poetico. Un fuori e un dentro che nascono e svolgono il loro cammino rivolgendo lo sguardo con reciprocità continua: lì dove il doppio motivo della luce e del buio ingloba e determina la voce e il mutismo, la vista e la cecità. L’autrice, consapevole che il fare poetico assume su di sé, e in sé produce, un dire che non è disvelamento o nascondimento, ma indicazione di uno sguardo mobile, mostra nei suoi testi un pensiero che è ai fondamenti di un reale visionario, che segna la figura profonda di ciò che sente come un vedere. Continua a leggere Nyctalopia

L’inarrivabile mosaico

Scrivere un testo poetico a partire da una parola altra; prose­guire la scrittura come fonte di formazione e deformazione di un nuovo atto significante; addentrarsi nel libro primigenio e riportarne a sé la metamorfosi compiuta di una nuova sostanza. Sebbene la scrittura poetica non abbia luoghi privilegiati di na­scita, ma tutto e tutti, potenzialmente, possano realizzare – con elaborazioni, furti, svuotamenti, ricostruzioni e ogni altro para­digma selettivo – le potenzialità illimitate di questo dire, non c’è dubbio che il gesto comporti una dose di azzardo non co­mune. Se poi l’autore di riferimento è uno scrittore così forte­mente aperto e interrogante come Edmond Jabès, che, a parti­re dalla parola, attraverso la lingua, costruisce il testo arrivando al libro, come conglomerato ampio e stringente dell’impresa umana più audace, allora non si può non restare piacevolmente meravigliati. Continua a leggere L’inarrivabile mosaico

Sirene

Caterina Pardi

primi metri

l’osso punta affonda
nel materasso:
anca, caviglia, ginocchio
nuove articolazioni
pronte per essere usate
(la coda non c’è più)
più tardi inquieta
si abitua al verde
le gambe seminano pazienza
nello spazio di un temporaneo recinto

attende
che la luna scavi chiare vie
si tratta di capire
come muoversi senz’acqua:
sul terrestre fondo
gli intervalli sono marcati
da una forza che trattiene i passi

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Caterina Pardi, Sirene
Riflessione critica di Giorgio Bonacini
Immagini di Albano Morandi
Verona, Cierre Grafica/Anterem Edizioni
Collana “Opera Prima“, 2017
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Per il decennale di RebStein, 18

terezin Giorgio Bonacini

POESIA DAI FRANTUMI

Una breccia incontrollabile
si è aperta, disgregata. Un serbatoio imbarazzante
di miopia – come a distinguere dal vero
l’ala forte che si porta nell’udito.

Vedi solo ciò che senti –
ti avvicino al suo fruscio, alla ruvidezza
di quel graffio e lo rifiuti. Irripetibile il disegno
di una mano mentre batte sul tamburo.

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Teneri acerbi

Teneri acerbi - Copertina

Un tenero esserci
(Recensione di Marco Furia)

Con “Teneri acerbi”, Giorgio Bonacini presenta una raccolta di poesie giovanili che, sottoposte negli anni ad alcune modifiche, sono state pubblicate nel corso del 2014.
Si legge a pagina 27

“Ancora quei muti chiarori
le luci, i sottili vapori che io
se mi scopro a ridosso di un lento

sfiorire ora sento ‒”

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Ligature

Enzo Campi
Giorgio Bonacini

Fin dal titolo (e sappiamo che i titoli in poesia non sono dei semplici dati indicativi) questo poema di Enzo Campi sviluppa con estrema coerenza, il suo percorso dentro il fare di una lingua che cerca in sé l’esperienza significante. Uno scavo interno perché fuori dalla parola poetica “la moria dei referenti” non può che ricondurre necessariamente alla fonte sorgiva del legame tra la parola e il dire. Là dove il vero si consegna in metafore e i significanti raggiungono grumi o nebulose di significati e segni. È da qui che il senso scaturisce in voce intima: a volte allusiva, a volte decisiva. In poesia il percorso che i testi ci indicano non è quasi mai lineare, e tanto più in quest’opera che, respirando su se stessa annoda distanza e vicinanza, così che può essere compresa (in una delle sue molteplici comprensioni) anche partendo dall’ultima poesia: che è la fine iniziale di un reticolo indecidibile ma, in alcuni punti di snodo, determinato. Così l’autore, a partire da un brusio, da un soffio strozzato che il poeta, ultimo vero parlante, nell’impossibilità di trattenere, riesce ancora a pronunciare, arriva a dire (ma non a tutti, non al conforme, al “coro dei feticci ” che chiede la prima pietra ) che non può indicare una strada precisa. Perché nessuno può dar seguito a questa richiesta; nessuno che sia, mente e corpo, lucidamente dentro una scrittura viva. Continua a leggere Ligature

Artificio

Giorgio Bonacini
Rosa Pierno

Note su Artificio di Rosa Pierno.

1.

Scrivere l’amore, per Rosa Pierno, non significa scrivere d’amore o sull’amore o descrivere l’amore, ma più precisamente e con grande consapevolezza della materia, far sì che le parole, con un atto veramente costruttivo, riescano a disporre il linguaggio e a inserirlo, facendolo aderire, dentro il soggetto del suo dire: il fatto d’amore. E con questo nuovo libro l’autrice prova, e secondo noi riesce, nel tentativo, per lei necessario di dare immagine e intelletto al disporsi di un amore.

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Stati di assedio

Mariangela Guàtteri

Stati di Assedio
Vincitore della XXV edizione
del Premio Lorenzo Montano
Sezione “Raccolta inedita

UN CONFLITTO DI SENSI
Premessa di Giorgio Bonacini

Una scrittura poetica efficace e necessaria agli intenti che si prefigge sperimenta, ingloba e manifesta anche la sua vocalità, ed è proprio ciò che Mariangela Guàtteri fa in Stati di Assedio: scrivere una poesia di voce. Ma c’è di più. Ciò che percorre internamente i suoi versi è un movimento che connota l’opera come un poema di tutti sensi: dove si mescolano, in sinestesie ricche di variazioni e perciò di significazioni, aspetti palpabili, sonori, visivi e mentali. Ci troviamo, quindi, dentro un canto vivo dove la concretezza fonica è fondamentale per la scrittura che ne realizza i “disegni sonori”.

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L’inizio perduto del film

Giorgio Bonacini

“Improbabile allora il colore che affonda / condanna l’oceano alla stessa follia che disturba / nel cielo le nuvole scritte, i fantasmi, i giganti / segnati – è la storia di un uomo e del sonno / un interprete nudo, l’attore più oscuro / di luci e di volti, di pietre sconnesse e parole / che uniscono voci alla musica, al senso…”

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Movimento in quiete

Stefania Roncari

Che la poesia si nutra, oltre che di vita materiale, anche di pensiero e sapienza è un dato quasi ovvio, ma così ovvio non è che questa sia una vera e propria necessità del suo essere poesia: come sostanza di scrittura e di conoscenza. A quale tipo di sapienza poi attinga nel suo farsi, dipende dal poeta e dai suoi paradigmi culturali.

Nel caso di Stefania Roncari la sapienza che informa e conforma il suo pensiero poetico è di tipo esoterico, più precisamente alchemico. Ma ciò non significa che i versi si nutrano di inattualità prescientifiche, piuttosto è nel tono evocativo che si manifesta l’oscurità e “la materia si fa densa”.

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