Archivi categoria: anarchismo

Contro la guerra, contro gli stati

Massimo Varengo

[…] E allora, che fare?

Dovremmo schierarci o con l’imperialismo russo o con quello occidentale, quando entrambi perseguono politiche di potenza e di sopraffazione, all’interno e all’esterno dei propri confini? I confini polacchi, ad esempio: strumenti di morte per tutto quel popolo migrante che, in fuga da altre guerre, si è visto respingere nel gelo dei boschi e che ora si aprono per accogliere i profughi ucraini, manodopera qualificata a basso costo per lo sviluppo economico del paese.

Dovremmo schierarci in quella che è una tragica, sanguinaria, guerra di spartizione imperialista dove il patriottismo e il nazionalismo vengono sbandierati per confondere le acque, per nascondere i reali obiettivi della lotta, ossia l’accumulazione capitalista e l’affermazione di potenza degli stati vittoriosi?

Dovremmo piegarci alla prospettiva di un’evoluzione dell’Unione europea in un blocco coerente dotato di un esercito unico e di una politica unica, per diventare parte sempre più attiva nella spartizione del mondo?

Siamo e rimaniamo internazionalisti, contro gli stati, contro il capitalismo, per la rivoluzione sociale.

(Leggi l’intero articolo su Umanità Nova)

I mille George Floyd

Claudia Pinelli

Criminalità di stato
I mille George Floyd

Quell’uccisione a Minneapolis ci riguarda tutte/i. Perché casi analoghi sono già successi, e continuano a succedere. Anche in Italia.

C’è un’immagine che inchioda l’orrore, mentre il video della morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso il 25 maggio a Minneapolis negli Stati Uniti, continua a scorrere, fotogramma per fotogramma. È lo sguardo dell’uomo che indossa la divisa, quello che rappresenta lo Stato e sta sopra a un altro uomo che ha soggiogato e ridotto all’impotenza; è uno sguardo arrogante, di chi è certo del suo potere e della sua impunità.
……La posizione è di dominio, chi è sotto il peso del suo corpo implora, lui rimane sordo, non curante, l’altro è “oggetto” senza storia e sentimenti, la misura coercitiva si applica a prescindere, fa parte di quel protocollo che autorizza alla violenza, non importa il reato, se reato vi è stato, la sua gravità, non importano le conseguenze del proprio gesto. Continua a leggere I mille George Floyd

La marcia del dolore

Giuseppe Galzerano

Sacco e Vanzetti
La loro storia, i funerali, le ceneri

Novant’anni fa due lavoratori anarchici – innocenti – vengono uccisi sulla sedia elettrica nel carcere di Charlestown, Boston Massachusetts, pochi minuti dopo la mezzanotte tra il 22 e il 23 agosto 1927, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro.

I loro nomi e la loro storia sono noti in tutto il mondo. Sono il calzolaio pugliese Nicola Sacco (Torremaggiore, Fg, 1881) e il pescivendolo piemontese Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, Cn, 1888), emigrati negli Stati Uniti e attivi politicamente nei circoli e nei giornali anarchici, lettori e collaboratori del settimanale «Cronaca Sovversiva». La notte del 3 maggio 1920 il tipografo anarchico Andrea Salsedo «vola» dal 14° piano del palazzo della polizia di New York sfracellandosi sul marciapiede. La sera del 5 maggio, in compagnia di Nicola Sacco, su un tram, Vanzetti – che si era già occupato dell’arresto segreto di Salsedo – è arrestato e gli trovano in tasca un volantino per un comizio di protesta per l’illecita detenzione e per la tragica morte del tipografo siciliano. Li incolpano di una rapina a mano armata e della morte di due persone. Sulla base dei pregiudizi politici e razziali sono condannati alla pena capitale. Continua a leggere La marcia del dolore

Benjamin Péret – Io non mangio di quel pane

peret-mangone-matisklo Benjamin Péret
Carmine Mangone

(… ) I testi di Je ne mange pas… sono di chiara ascendenza surrealista. Le invenzioni automatiche che li costellano sono infatti numerosissime e anche fin troppo evidenti per star qui a discuterne. La loro elaborazione parte però invariabilmente da eventi, istituzioni, personaggi famosi, ecc., scelti deliberatamente dall’autore. Péret seleziona con cura i suoi obiettivi e li riunisce non certo a caso; si pensi, ad es., allo sviluppo di composizioni come Il cardinale Mercier è morto, Epitaffio su un monumento ai caduti o Il 6 dicembre. Siamo in presenza di circostanze reali e che determinano gran parte degli elementi creativi, il che ci conduce ad una conclusione quasi ovvia: la raccolta Je ne mange pas… è formata da “scritti di circostanza” lampanti, indiscutibili, quantunque assai diversi rispetto alla poesia sociale o variamente impegnata del Novecento. Continua a leggere Benjamin Péret – Io non mangio di quel pane