Archivi categoria: carmine mangone

Il Pesa-Nervi n.1

“Ha ancora senso interrogarsi criticamente sulla realtà? Possiamo ancora sentirci sensati nel voler realizzare le interrogazioni che ci stregano? Inoltre: in cosa si rivelerebbe il senso delle cose? Come lo troviamo? Attraverso quali dinamiche lo si costruisce?
La realtà è ciò che si muove. Non è qualcosa che frana o decade. La realtà si muove e basta. Anzi, è la materia vivente stessa a muoverla, a farla; sono le relazioni tra le forze a svilupparne il moto, a incidere su di esso.
In tutto questo, cosa si nasconde dietro la “materia animata”? Che cosa c’è dietro le cose? Forse la loro ombra? L’ombra di Dio? Il “semplice” brulichio delle particelle elementari?
Tentare. Venire tentati. Mettere una mano sotto la veste della realtà. Prenderla alle spalle e farla trasalire. Toccare il culo del destino o di ciò che, per pigrizia, possiamo ancora considerare impossibile. Tutto questo, ancora e sempre, per non nasconderci al cospetto delle nostre più segrete intenzioni.”

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liberamente il primo numero della rivista.)

L’ingovernabile

Carmine Mangone

Voglio sempre sperare che chi scriva lo faccia solo quando non ha di meglio da fare, perché avrei tristezza e paura di coloro che preferiscono armeggiare con le parole invece di fare l’amore, giocare, ribellarsi, andare a camminare sui monti, bighellonare senza meta per la città, bere o parlare amabilmente con gli amici.
La scrittura, e la poesia scritta in particolare, rimane in relazione con il senso solo quando questo stesso senso si mantiene in relazione con il nostro mondo e con i viventi che vi partecipano attivamente; oppure quando si fa ponte gettato verso l’impossibile, verso la gioia che sarà, e che vorremmo per noi, per la nostra comunità amorosa.
Le parole che restano, quelle cioè che diventano testo, libro, voce fissata in un’opera, non vanno vissute o veicolate come se fossero residui, scorie di ciò che è stato o di ciò che si è solo vagheggiato, ma devono farsi scintille, connessioni col mondo, nuova carne poetica.
Solo così possono ancora significare quella rigorosa ingenuità di cuore che rimane alla base di ogni bel movimento di ciò che vive.

Tratto da:
Carmine Mangone
L’ingovernabile
Ab Imis Edizioni, 2018

Maldoror

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“L’uomo cerca la verità. La verità agisce nella sua opera. Ogni uomo è un criterio di verità. Date queste premesse, l’oggettività non esiste, e l’idea che si mette a fuoco è sempre una tappa, mai un traguardo.
Chi difende per partito preso le proprie idee, senza verificarne la rispondenza al vero sui piani variamente intersecati della realtà materiale e dell’azione umana, s’irrigidisce stupidamente in un uso strumentale e nevrotico della conoscenza.
L’uomo si mette in opera, trasforma il mondo, nega l’esistente e lo ricrea. Eppure, lo scopo sostanziale della sua ricerca non è l’opera in sé, ma la verità del suo mettersi in opera, ossia la verità pratica della sua opera, dove per “verità” non si deve certo intendere l’affermazione di un contenuto ideale e statico, bensì il movimento (la pratica) che trova una rispondenza fedele e sensibile nell’esistenza degli individui, e che concretizza nel suo sviluppo – in sprazzi di vita davvero vissuta (tautologia meschina, ma quanto necessaria!) – l’azione autonoma e consapevole della volontà; giacché la verità, se non è giudizio morale, né tanto meno valore assoluto, deve farsi piena adesione al movimento di una materia umana che si vuole come relazione e libertà.”

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Benjamin Péret – Io non mangio di quel pane

peret-mangone-matisklo Benjamin Péret
Carmine Mangone

(… ) I testi di Je ne mange pas… sono di chiara ascendenza surrealista. Le invenzioni automatiche che li costellano sono infatti numerosissime e anche fin troppo evidenti per star qui a discuterne. La loro elaborazione parte però invariabilmente da eventi, istituzioni, personaggi famosi, ecc., scelti deliberatamente dall’autore. Péret seleziona con cura i suoi obiettivi e li riunisce non certo a caso; si pensi, ad es., allo sviluppo di composizioni come Il cardinale Mercier è morto, Epitaffio su un monumento ai caduti o Il 6 dicembre. Siamo in presenza di circostanze reali e che determinano gran parte degli elementi creativi, il che ci conduce ad una conclusione quasi ovvia: la raccolta Je ne mange pas… è formata da “scritti di circostanza” lampanti, indiscutibili, quantunque assai diversi rispetto alla poesia sociale o variamente impegnata del Novecento. Continua a leggere Benjamin Péret – Io non mangio di quel pane

Introduzione alla vita non fascista

Anti-Edipo Michel Foucault

“Pendant les années 1945-1965 (je parle de l’Europe), il y avait une certaine manière correcte de penser, un certain style du discours politique, une certaine éthique de l’intellectuel. Il fallait être à tu et à toi avec Marx, ne pas laisser ses rêves vagabonder trop loin de Freud, et traiter les systèmes de signes -le signifiant- avec le plus grand respect. Telles étaient les trois conditions qui rendaient acceptables cette singulière occupation qu’est le fait d’écrire et d’énoncer une part de vérité sur soi et son époque…”

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Fiorita come la lussuria

Joyce Mansour

Joyce Mansour

“Secondo Arthur Rimbaud – uno dei numi tutelari del surrealismo –, la “donna poeta”, liberata dalle costrizioni sociali, avrebbe trovato “cose strane, insondabili, ripugnanti, deliziose”. Ebbene, con la poesia di Joyce Mansour, tale premonizione ha trovato certamente una delle sue realizzazioni più belle, imperiose ed emozionanti.”

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Fuoco sui ragazzi del coro

Carmine Mangone, Fuoco sui ragazzi del coro, 2014

“Siamo sempre vissuti dentro un tentativo, nello spazio di un fuori che non implica una caduta, un incespicare nell’Altro, bensì un continuo dislocarsi, insieme, vibranti, cocciuti, camminando a braccetto per le vie di un mondo dove vanno e vengono gli uomini da rifare. – Il movimento è l’interrogazione, la messa in causa che oltrepassa ogni possibilità di domanda, ma è anche la realtà di ciò che ami, di ciò che ti incita a violare l’impossibile. In ogni tempo, la rivolta è una rosa che puoi potare, non recidere. Voler vivere la potatura: ecco a cosa siamo chiamati.”

Carmine Mangone, Fuoco sui ragazzi del coro, 2014

“Lo so. Lo so che non esiste verità più vera della morte. Eppure, ci sono momenti in cui un uomo deve farsi così ottuso da credere che un solo taglio, proprio perché profondo e praticato in prima persona, possa poi preservarlo da ogni ulteriore lacerazione. La saggezza è l’inizio della morte; un morire senza piagnistei facendo finta che quello che pensi o dici possa almeno tramandare la tua idea del taglio. Bisogna farsi coltello, celebrare la dissezione della potenza e coagulare nuovi corpi. Aurora, aurora, fumo negli occhi della Morte!”

Carmine Mangone
Fuoco sui ragazzi del coro
Copertina di Marco Castagnetto
Torino, Nautilus Autoproduzioni, 2014

L’odore del pensiero

Lory Ginedumont, Tumulto reale, 2006

Carmine Mangone

Scrutare nel mio disincanto. Fare l’inventario delle delusioni. Accatastare in un angolo tutti i cattivi propositi, per poi dar loro fuoco, beandomi delle faville che siamo stati. Un modo tutto mio per purificare l’aria e seguitare a credere nel flusso – a credere in ciò che rimane e a condividere i miei giorni con chi resiste, persiste, s’innamora, s’addolora, con chi contorce e si torce contro la durata stessa delle cose.

Diventare un poeta irrimediabile.

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La follia del giorno

Maurice Blanchot

Maurice Blanchot
Carmine Mangone

I suoi amici dicevano che fosse alto, biondo, esile, dolce…

A tutt’oggi si conoscono pochissime foto di Maurice Blanchot. La prima, fu pubblicata sul mensile «Lire» nel 1985. Era stata scattata da un paparazzo nel parcheggio di un supermercato. All’epoca, il pensatore francese era già quasi ottuagenario, essendo nato a Quain il 22 settembre 1907.

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Des aveugles liront ces lignes

Georges Bataille
Carmine Mangone

L’Arcangelico
Stando ai manoscritti lasciati dall’autore, L’Archangélique fu redatto dall’agosto al dicembre 1943. Venne pubblicato nel 1944 dalle edizioni Messages.
La prima parte (Le Tombeau) era però apparsa già l’anno prima, con il titolo di La Douleur, in un volume antologico: Domaine français (Messages, Éditions des Trois Collines). Cfr. Georges Bataille, Œuvre Complètes, tome III, Gallimard, Paris 1971, pp. 71‐96 e 499‐558.

Undici poesie di L’Archangélique scartate da Bataille
Di seguito l’insieme delle undici poesie presenti nel manoscritto di L’Archangélique, datate ottobre 1943 ‐ aprile 1944, che non furono incluse nell’edizione Messages del 1944. Cfr. Georges Bataille, Œuvre Complètes, tome IV, Gallimard, Paris 1971, pp. 16‐19 e 358.

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