Archivi categoria: georges bataille

L’impossibile

Giuseppe Zuccarino

Essere Dianus, essere Oreste

1. Non di rado i libri di Georges Bataille presentano un carattere composito, mescolando vari stili e generi di scrittura, ma ciò accade in maniera particolarmente accentuata in un volume apparso nel 1962, L’impossible1. Esso infatti comprende parti narrative, poetiche e riflessive. Non si tratta di un’opera nuova, dato che la sua prima edizione era apparsa nel 1947, col titolo La haine de la poésie2. Allora, però, la disposizione dei testi era diversa da quella definitiva, in quanto la sezione L’Orestie precedeva Histoire de rats e Dianus, mentre nell’edizione del 1962 viene posta al termine. Può essere interessante ricordare che nel 1947 Bataille attribuiva a se stesso soltanto L’Orestie, mentre fingeva di essere l’editore e non l’autore delle altre due parti. Scriveva infatti nell’avvertenza iniziale: «Sulla pubblicazione, in uno stesso libro, di poesie e di una contestazione della poesia, del diario di un morto e degli appunti di un mio amico prelato, avrei difficoltà a fornire spiegazioni. Questo genere di capricci non è tuttavia senza esempio, e vorrei dire qui che, se devo giudicare in base alla mia esperienza, essi possono anche esprimere l’inevitabile»3.

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Su André Breton

(da: “La Foce e la Sorgente“, II, 2)

“Sembra che egli si sia sforzato di creare fra se stesso, i suoi amici e il resto degli uomini un fossato, ma non poteva far sì che la tendenza e il vago stato d’animo del surrealismo conservassero il loro valore originario. La messa in opera dei princìpi non ha mai potuto assumere una forma rigorosa (sarebbe stato contrario ai princìpi stessi). E soprattutto veniva riservata a una categoria assai ristretta di persone. Il gruppo surrealista ha unito quasi solo scrittori e pittori, e questo era ovvio, essendo in causa l’espressione. Ma ne consegue che l’istanza in senso stretto, il gruppo, non rappresenta, all’interno di un movimento o di un’aspirazione generale, un nucleo intangibile: non potrebbe esserlo senza che la disciplina e il rigore gli conferiscano una definizione formale. A dire il vero, l’introduzione del formalismo è, in questo caso, tanto più ardua in quanto presuppone un uso delle parole opposto a quello surrealista. La difficoltà di fondo si manifesta allora nella forma di un dilemma. Il surrealismo è uno stato d’animo impersonale, ma si costituisce negando il valore supremo delle categorie del linguaggio, poiché ha in orrore i modi di vita resi espliciti dal discorso. Tende a sostituire a quest’ultimo dei mezzi di espressione che gli siano estranei. Ma in queste condizioni è costretto a limitarsi ai pochi uomini che dispongono di mezzi espressivi sufficientemente ricchi da poter fare a meno del miserevole discorso. Al tempo stesso, li priva della possibilità di ricorrere al formalismo verbale che, a quanto pare, sarebbe l’unica forza capace di unirli. È difficile misurare umanamente l’impotenza di chi rinuncia al linguaggio discorsivo. Il surrealismo è la mutezza: se parlasse, cesserebbe di essere ciò che ha voluto essere, ma non parlando ha potuto solo prestarsi ai malintesi, e si è trovato persino nell’impossibilità di rispondere all’esigenza primaria che gli era toccata in sorte: quella di rappresentare un’istanza impersonale.” (…)

(Georges Bataille, traduzione di Giuseppe Zuccarino)

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Lascaux

(da: Scritti su Georges Bataille)

Mi sono sempre interessato alla storia dell’arte. Forse persino è, o è stato, il primo oggetto del mio interesse. In particolare la preistoria. Questa mi aveva molto colpito per via dell’insieme di domande che pone e che, d’altronde, riguardano da vicino la filosofia. Ho voluto occuparmene di nuovo a partire dal momento in cui è stata scoperta la straordinaria grotta di Lascaux, che rinnovava tutta la questione, […] e che comunque, da certi punti di vista, conferiva all’insieme della pittura preistorica un aspetto quanto mai commovente, che fino a quel momento non aveva potuto avere a causa dello stato relativamente meno buono delle pitture che erano state scoperte prima del 1940. A quella data dei bambini, passeggiando nei boschi, hanno finito con l’infilarsi in un buco che era stato lasciato da un albero sradicato; un giorno si sono introdotti lì e hanno fatto una piccola spedizione per esplorare la cavità. Si erano persino muniti di una lampada e, dopo qualche tempo, con loro grande stupore, hanno visto apparire ogni sorta di figure straordinarie. Ad essi sono bastati pochi minuti, alla luce di una lampada piuttosto misera, per accorgersi che avevano davvero trovato qualcosa di così eccezionale che rimaneva solo una cosa da fare: danzare, come ha detto uno di loro, una vera danza guerriera, alla maniera degli Indiani quando sono sul sentiero di guerra. (…)

(Georges Bataille, traduzione di Giuseppe Zuccarino)

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I fiori di Bataille

Giuseppe Zuccarino

A proposito di fiori

Tra i primi scritti di Georges Bataille, uno dei più significativi è sicuramente L’anus solaire1. Pur essendo stato pubblicato solo nel 1931, sotto forma di un volumetto autonomo con illustrazioni di André Masson, questo testo era stato scritto nel 19272. Nelle poche pagine che lo compongono, l’autore riesce a proporre una grandiosa visione erotico-cosmica. I gesti del corpo umano nell’atto dell’amplesso vengono considerati simili a quelli del suolo scosso dal terremoto, oppure a quelli del mare col suo incessante moto ondoso. Essenziale è anche il rapporto che viene stabilito fra ciò che accade sulla superficie del pianeta e gli altri corpi celesti, in particolare il sole. Quest’astro svolge un ruolo di rilievo anche in rapporto al mondo vegetale: «Le piante s’innalzano in direzione del sole e successivamente si abbattono in direzione del suolo»3. C’è però una differenza importante fra esse e gli uomini: «I vegetali si dirigono uniformemente verso il sole e, al contrario, gli esseri umani […] distolgono necessariamente gli occhi da esso»4. Ciò indurrà più tardi Bataille ad elaborare il mito di un «occhio pineale» che esisterebbe in stato di inerzia alla sommità del cervello e che, qualora potesse farsi strada attraverso le pareti craniche e aprirsi, consentirebbe all’uomo di contemplare il sole5. Ma L’anus solaire presenta anche inattesi risvolti di natura politica, poiché le eruzioni vulcaniche, in cui materie laviche sgorgano dalle viscere della terra, vengono messe in parallelo ai sommovimenti sociali, che ugualmente agiscono a partire dalle profondità: «Coloro nei quali si accumula la forza di eruzione sono necessariamente situati in basso. Gli operai comunisti appaiono ai borghesi tanto laidi e sporchi quanto le parti sessuali e villose, o parti basse: presto o tardi ne risulterà un’eruzione scandalosa, nel corso della quale le teste asessuate e nobili dei borghesi verranno mozzate»6.

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La Biblioteca di RebStein (LXXVII)

La Biblioteca di RebStein
LXXVII. Settembre 2019

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AA. VV.
(A cura di Giuseppe Zuccarino)

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Il limite e la sovranità.
Un seminario su Georges Bataille

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Bataille e la pittura

[Tra il mese di novembre 2018 e il mese di giugno 2019 si è tenuto a Genova, presso il Centro Former, un seminario sull’opera di Bataille. Ai vari incontri hanno partecipato: Viana Conti, Dario De Bello, Gianfranco Di Pasquale, Marco Ercolani, Giuliano Galletta, Tommaso Gazzolo, Rossella Landrini, Sandro Ricaldone, Luigi Sasso, Enrico Sciaccaluga, Giuseppe Zuccarino. Tutti i materiali realizzati in quell’ambito saranno pubblicati integralmente domani nel volume LXXVII della Biblioteca di RebStein.
Viene qui di seguito proposto uno dei saggi presenti nell’opera collettiva curata da Giuseppe Zuccarino.]

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Bataille e Simone Weil

[Tra il mese di novembre 2018 e il mese di giugno 2019 si è tenuto a Genova, presso il Centro Former, un seminario sull’opera di Bataille. Ai vari incontri hanno partecipato: Viana Conti, Dario De Bello, Gianfranco Di Pasquale, Marco Ercolani, Giuliano Galletta, Tommaso Gazzolo, Rossella Landrini, Sandro Ricaldone, Luigi Sasso, Enrico Sciaccaluga, Giuseppe Zuccarino. Tutti i materiali realizzati in quell’ambito saranno raccolti e presentati integralmente in un volume della “Biblioteca di RebStein”.
Viene qui di seguito proposto uno dei saggi presenti nell’opera collettiva curata da Giuseppe Zuccarino.]

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Klossowski fra Nietzsche e Bataille

Giuseppe Zuccarino

Klossowski fra Nietzsche e Bataille

Le concezioni filosofiche klossowskiane, che emergono in tutte le sue opere, incluse quelle narrative, si sono sviluppate anche attraverso un’interazione col pensiero di Nietzsche. A questo autore, infatti, egli ha dedicato non solo un’importante monografia[1], ma anche diversi articoli, saggi e conferenze. Può essere interessante focalizzare l’attenzione sui testi più antichi, quelli degli anni Trenta e Quaranta, perché, pur essendo per certi versi ancora acerbi, consentono già di evidenziare la singolarità del suo approccio al pensiero del filosofo tedesco.

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Sovranità e sacrificio

Giuseppe Zuccarino

Secondo la testimonianza di uno dei suoi più vecchi amici, l’antropologo Alfred Métraux, «i fatti e le teorie dell’etnologia hanno sempre esercitato su Georges Bataille una sorta di fascinazione»(1). E in effetti, fin dagli anni Venti del secolo scorso, lo scrittore e pensatore francese ha cominciato a familiarizzarsi con le opere di autori come Frazer, Durkheim e Mauss, da cui ha desunto vari elementi, per poi rielaborarli in maniera autonoma. Una di queste acquisizioni riguarda la natura ambivalente delle cose sacre. Durkheim aveva spiegato che «ci sono due specie di sacro, l’uno fasto e l’altro nefasto, e non soltanto tra le due forme opposte non c’è soluzione di continuità, ma uno stesso oggetto può passare dall’una all’altra senza cambiare natura. Col puro si fa l’impuro, e viceversa. È nella possibilità di queste trasmutazioni che consiste l’ambiguità del sacro»(2). Continua a leggere Sovranità e sacrificio

Bataille e la notte del non-sapere

Giuseppe Zuccarino

Bataille e la notte del non-sapere

Sono molte e significative le vicende, personali e culturali, attraversate da Georges Bataille nel corso degli anni Trenta. La più singolare è forse quella legata a una rivista da lui fondata, «Acéphale», e alla società segreta che recava lo stesso nome. L’intento del duplice progetto era, in un certo senso, di tipo religioso, ma di una religiosità che prendeva atto fin da subito della morte di Dio annunciata da Nietzsche. La setta, che riuniva attorno a Bataille un ristretto numero di adepti, svolgeva un’attività di riflessione sulle opere del filosofo tedesco, ma praticava anche dei rituali di tipo cerimoniale. L’esperienza è stata importante per lo scrittore, anche se è durata solo pochi anni e se alla fine egli è sembrato giudicarla, per molti aspetti, mancata. Ha ricordato infatti, in una nota autobiografica, quanto segue: «Avevo passato gli anni precedenti [al 1940] con una preoccupazione insostenibile: ero deciso, se non a fondare una religione, almeno a dirigermi in tal senso. […] Per quanto una simile ubbia possa sembrare stupefacente, io la presi sul serio. È l’epoca in cui feci apparire con degli amici la rivista “Acéphale”. […] Voglio solo precisare che l’inizio della guerra rese decisamente avvertibile l’insignificanza di questo tentativo».

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Aprire gli occhi

Giuseppe Zuccarino

Nella prefazione al racconto Madame Edwarda, Georges Bataille espone quella che costituisce l’esigenza di fondo del suo pensiero e della sua scrittura: «Non mi sorprende certo che lo spirito si distolga da se stesso e, voltandosi per così dire le spalle, arrivi nella sua ostinazione a farsi caricatura della propria verità. Dopotutto, se l’uomo ha bisogno della menzogna, liberissimo! L’uomo che forse possiede una propria fierezza viene sommerso dalla massa umana… Ma in fin dei conti: io non dimenticherò mai quel che di violento e di meraviglioso si lega alla volontà di aprire gli occhi, di vedere in faccia quel che accade, quel che è. E non potrei sapere quel che accade, se non sapessi nulla del piacere estremo, se non sapessi nulla dell’estremo dolore!»(1). Per Bataille, dunque, si tratta di non sottrarsi alla possibilità di considerare e valorizzare le esperienze-limite, siano esse legate all’estasi o alla sofferenza.

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L’ano solare

Georges Bataille

Traduzione di
Giacomo Cerrai

E’ chiaro che il mondo è puramente parodistico, nel senso che ogni cosa che si osserva è la parodia di un’altra, o ancora la stessa cosa sotto una forma deludente.
Da quando le frasi
circolano nei cervelli occupati a riflettere, si è proceduto ad una identificazione totale, poiché con l’aiuto di una copula ogni frase lega una cosa all’altra; e tutto sarebbe visibilmente legato se si scoprisse a colpo d’occhio nella sua totalità il tracciato lasciato da un filo d’Arianna, che conduce il pensiero nel suo stesso labirinto.
Ma la
copula dei termini non è meno irritante di quella dei corpi. E quando io esclamo: IO SONO IL SOLE, ne risulta una completa erezione, perché il verbo essere è il veicolo della frenesia amorosa.

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Des aveugles liront ces lignes

Georges Bataille
Carmine Mangone

L’Arcangelico
Stando ai manoscritti lasciati dall’autore, L’Archangélique fu redatto dall’agosto al dicembre 1943. Venne pubblicato nel 1944 dalle edizioni Messages.
La prima parte (Le Tombeau) era però apparsa già l’anno prima, con il titolo di La Douleur, in un volume antologico: Domaine français (Messages, Éditions des Trois Collines). Cfr. Georges Bataille, Œuvre Complètes, tome III, Gallimard, Paris 1971, pp. 71‐96 e 499‐558.

Undici poesie di L’Archangélique scartate da Bataille
Di seguito l’insieme delle undici poesie presenti nel manoscritto di L’Archangélique, datate ottobre 1943 ‐ aprile 1944, che non furono incluse nell’edizione Messages del 1944. Cfr. Georges Bataille, Œuvre Complètes, tome IV, Gallimard, Paris 1971, pp. 16‐19 e 358.

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Il ritorno

Maurice Blanchot
Georges Bataille
Giuseppe Zuccarino

[Un brano di Maurice Blanchot e un saggio di Georges Bataille (sullo stesso Blanchot): due scritti poco conosciuti, praticamente inediti (o quasi) alle nostre latitudini, curati e tradotti da Giuseppe Zuccarino.]

 

Maurice Blanchot – Il ritorno

     In assenza dell’amica che viveva con lei, la porta fu aperta da Judith. La mia sorpresa fu estrema, inestricabile, certo molto maggiore che se l’avessi incontrata per caso. Lo stupore era tale da esprimersi dentro di me con queste parole: «Mio Dio! ancora una faccia nota!». (Forse la mia decisione di procedere dritto contro quel volto era stata così forte da renderla inattuabile.) Ma c’era anche l’imbarazzo di essere venuto a verificare sul posto la continuità delle cose. Il tempo era trascorso, e tuttavia non era trascorso; in ciò vi era una verità a cui non avrei dovuto desiderare di pormi di fronte. Continua a leggere Il ritorno