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Canti degli Urali

Yves Bergeret

Canti degli Urali
(ovvero: la parola-spazio)

Chants Ouraliens, ou: la parole-espace

Tratto da Carnet de la langue-espace.
Traduzione di Francesco Marotta

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Nell’esilio / Breve saggio sul “Tratto che nomina” di Yves Bergeret

Quasi un anno fa avevo spiegato il perché desiderassi intitolare questa specie di rubrica dalla cadenza irregolarissima “Nell’esilio” e vi pubblico oggi un “breve saggio” dedicato al Tratto che nomina / Le Trait qui nomme perché un’opera come questa perfettamente si costituisce quale punto di riferimento per la riflessione e l’acquisizione di ulteriore coscienza dentro una sensazione permanente di esilio dalla polis cui accennavo.
Sono la premessa di Francesco Marotta e lo straordinario saggio di Romain Poncet a fare senza dubbio alcuno scuola per me, ma provo a dipanare qualche mia riflessione in merito alla questione.

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Quaderni delle Officine (LXXXVII)

Quaderni delle Officine
LXXXVII. Agosto 2019

quaderno part_ b_n

Romain Poncet

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Pratica della poesia
(Su “Il tratto che nomina” di Yves Bergeret)

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L’iniziazione

Yves Bergeret

L’iniziazione

Le principali iniziazioni maschili, anu tanguda, e femminili, iamu tanguda, sono presentate in un primo momento come delle grandi prove di sofferenza fisica da dominare: la circoncisione e il primo parto (l’etnia afferma di non praticare l’escissione). Ma la parola tanguda designa più il superamento di uno stadio, una iniziazione essa stessa, che il controllo o la resistenza a una prova. E’ affine a keke, che indica l’oscillazione “dell’altra parte” di uno spazio nell’altra fase di uno spazio. L’iniziazione contempla sicuramente il dispiegarsi di un destino umano: riguarda la temporalità. Ma si ricordi che, cercando un’espressione per dire l’equivalente della parola francese “spazio” in toro tegu, i pittori e Alabouri avevano cominciato col dire che lo spazio appartiene al tempo e che la parola che si avvicina di più al termine francese è l’avverbio keke.

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Il Monte Alto – Kuno Koyo

Yves Bergeret

Il 4 agosto 2009, il gruppo di “posatori di segni” del villaggio toro nomu di Koyo, con i quali da dieci anni proseguivo un lavoro di creazione in dialogo, mi condusse con una certa discrezionalità sulla parte più elevata dell’altopiano sommitale della loro montagna. Si chiama Kuno koyo, “il monte alto”. Fino a due anni prima, il mio percorso iniziatico era ancora troppo modesto perché mi ci conducessero. La densità sacra animista di questo spazio è altissima. Alcune profonde erosioni erano accessibili solo a due o tre grandi iniziati del villaggio e solo dopo una preparazione rituale specifica, nudi, con appena una pelle di capra, sacrificata per l’occasione, intorno alla vita. Continua a leggere Il Monte Alto – Kuno Koyo

L’opera-mondo di Yves Bergeret

“E’ un’opera che non ha eguali nel panorama della letteratura europea, non solo odierna, che abbatte generi e strutture retorico-stilistiche codificate, che mette in discussione, e supera, finanche le coordinate rassicuranti e razionalizzanti della stessa lingua in cui è scritta, proponendo un “corpo-segnico-vivente” che è, contemporaneamente, poesia, arte, creazione, prosa, racconto, pensiero, antropologia poetica, riflessione etnologica, senza mai risolversi in nessuna di queste categorie.” (fm)

Il libro può essere ordinato direttamente sul sito di Algra Editore.